Economia

Extraprofitti, solo uno spot elettorale?

Sarà la campagna elettorale, saranno gli scarsi approfondimenti che talvolta vengono fatti sulle questioni curando più lo slogan mediatico che l’informazione… ma oggi va abbastanza di moda una parola, extraprofitto: una sorta di aspirina per tutti i nostri mali.

L’origine è una legge che stabilisce che alcuni profitti debbano essere fiscalizzati più di quanto già non lo siano da parte di imprese energetiche che, siccome i prezzi dei loro prodotti all’ingrosso sono schizzati verso l’alto, loro hanno guadagnato di più e parte di questo guadagno debba essere dato allo Stato.

Un primo acconto doveva essere versato entro il 30 giugno, ma sugli 11 miliardi preventivati è entrato poco più di un miliardo. Alcuni, convinti di essere di fronte ad evasione fiscale, hanno fatto esposti giudiziari. Il 31 agosto, per chi non aveva pagato in tempo, è scaduto il termine per ravvedersi, dopo partiranno le sanzioni che, nel frattempo, sono state anche raddoppiate. Ma, pur ammesso che quanto preventivato  dovesse essere recuperato, ne riparleremo come minimo tra una decina d’anni.

Alcuni partiti e leader hanno colto l’occasione (figurarsi, siamo in campagna elettorale) di avvalorare le proprie idee su un controllo pressocché totale dello Stato sull’economia, stabilendo che a quest’ultimo spetti la valutazione di quanto debba essere il guadagno di un’impresa. Principio che ha portato alcuni più appassionati anche a chiedere tassazione per gli extraprofitti di banche e cause farmaceutiche.

 

Autore

Redazione

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