Musica

Eye of the tiger

Muhammad Ali, il più grande. Quante volte il cinema ha raccontato lo sport, ed in particolare la boxe, strada impervia come poche altre per il riscatto di chi non ha avuto dalla vita altro che i pugni e la velocità di gambe per farsi valere.

Quanti capolavori, da Lassù qualcuno mi ama, con Paul Newman che impersonava Rocky Graziano, a Toro Scatenato, con Robert De Niro nei panni di Jake La Motta, a Will Smith nei panni della farfalla che pungeva come un ape, Cassius Clay, Muhammad Ali.

Eppure, il film più avvincente, se non il più bello, resta quello uscito dalla fantasia di un regista e di un attore sconosciuti fino a quel momento, il 1976 – anno del Bicentenario degli Stati uniti, anno in cui il sogno americano doveva trovare nuovi soggetti e nuovi argomenti -, John G. Alvidsen e Sylvester Stallone.

MuhammadAli190604-004Il primo Rocky, quello che doveva restare anche l’unico e che invece, visto il successo, ha dato il via ad una saga che dura fino ai giorni nostri, era una di quelle storie che hanno reso grande il cinema americano, insieme a quei sogni – appunto – che da sempre riesce a veicolare come nessun altro. La colonna sonora di Bill Conti, Gonna Fly Now, Going The distance, è entrata nella storia con la S maiuscola, al pari delle sequenze finali di Rocky Balboa e Apollo Creed che si scambiano gli ultimi colpi prima dell’ultima campana, di Apollo che nega la rivincita a Rocky e quest’ultimo che gli risponde sprezzante «e chi la vuole?», di Rocky che quasi cieco per i colpi di Apollo che gli hanno deturpato oltre misura il volto urla «Adriana!», chiamando la moglie.

Non doveva esserci una rivincita, così come un seguito, e invece ci sono stati. E per fortuna. Dopo 40 anni Rocky e Stallone sono ancora tra i nostri eroi più cari. E quella campana che suona per l’ultimo round, quando tutto sembra perduto, compromesso, e braccia e gambe si fanno pesantissime, invita ancora nuove generazioni di spettatori, di uomini e donne, a rialzarsi e a combattere.

Il brano di oggi è tratto da Rocky III. Eye of the Tiger, gli occhi della tigre, cantano i Survivor. L’abbiamo avuto nelle cuffie tutti, in palestra, per strada o in qualunque altro luogo ci siamo prima o poi allenati per ottenere la nostra vittoria personale.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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