La commemorazione del ventennale della scomparsa di Indro Montanelli cadeva ieri a fagiuolo. Nelle stesse ore in cui ci interrogavamo sulla questione se la predicazione liberale del grande giornalista fosse caduta o meno in un terreno fertile negli ultimi settant’anni di storia d’Italia, il governo nazionale – con il sostegno del 90% delle forze presenti in parlamento ivi compresa la Lega di Salvini che ormai ha la stessa attendibilità nelle sue prese di posizione, con rispetto parlando, di un venditore d’enciclopedie d’altri tempi – licenziava il Decreto (ormai si governa per decreto, e nessuno ha realmente voglia di revocare il comodo stato di emergenza che a detta dei nostri governanti consentirebbe di farlo legalmente) con cui viene imposto a partire dal prossimo 5 agosto e fino a data da destinarsi l’obbligo del green pass per accedere a tutta una serie di servizi e di attività su tutto il territorio nazionale.
Non li ripetiamo, li conoscete tutti, e nemmeno stiamo qui a disquisire se sia più importante e tantomeno saggio limitare l’accesso alla palestra, piuttosto che al ristorante o allo stadio. Il punto è un altro, e se a qualcuno ancora sfugge, vuol dire che l’opera di giornalisti come Montanelli e di intellettuali come quelli che ci hanno fatto da maestri di democrazia nel dopoguerra (Bobbio? Russell? Chi devo scomodare ed evocare per fargli sbattere la testa nel sarcofago in cui riposa, di fronte alla nostra miseria presente?) è stata completamente inutile.
Il punto è che quello che ha deciso ieri notte il governo e introdotto nel nostro ordinamento (pur avvalendosi di un rozzo strumento, il decreto legge, che in un paese normale non sopravviverebbe cinque minuti all’esame di una Corte Costituzionale che si rispetti) è un punto di non ritorno. Finora non è che abbiamo scherzato, ma almeno ci lasciavamo sempre una via di fuga, un margine di manovra, una possibilità di recuperare e di salvare – magari non subito, ma in prospettiva futura – il nostro ordinamento liberal-democratico, i nostri diritti ed insieme la nostra coesione sociale, di popolo che non si ritrova e non si ricorda di se stesso e delle proprie prerogative soltanto in occasione di vittoriosi tornei di calcio.
Da stanotte, quella possibilità non esiste più. I nostri diritti di cittadini sono stati aggrediti e gravemente lesi da un governo che a questo punto non ha una legittimazione maggiore della Kommandantur di Kesselring che governava l’Italia nel 1944 a colpi di achtung e di ordinanze scritte in caratteri gotici. Il lider maximo Draghi (lo chiameremmo camerata, se non fosse che perfino i camerati, i fascisti fanatici che avversavano qualunque idea di democrazia meritavano più rispetto di lui e delle motivazioni di chi lo sostiene) ha lanciato un proclama che è quanto di più mistificatorio e offensivo, oltre che scientificamente e giuridicamente infondato, possa esistere. Chi non si vaccina muore, è un motto che va bene per la X Mas, non per l’Italia del 2021. A parte il fatto che al presente la frase andrebbe rovesciata a rigor di logica e di dati raccolti sul campo: chi muore è perché si è vaccinato, stabilire comunque un ridicolo e nello stesso tempo sinistro parallelismo del genere vuol dire bandire ufficialmente la guerra civile prossima ventura. Di Covid non si muore più, nemmeno delle varianti, e gli ospedali sono vuoti, sotto gli occhi di tutti. Ma siamo pronti a saltare alla gola di chi non vediamo adeguarsi al pensiero unico ed alla vita sociale controllata come nella vecchia Germania Est. Passare da qui alle vie di fatto potrebbe essere questione di poco.
Gli italiani si sono divisi volentieri sulla questione vaccini, quasi mai documentandosi presso autorità sanitarie autorevoli (non quelle che da tempo hanno piazzato le tende negli studi televisivi) e quasi sempre riscoprendo la propria vena autoritaria, antidemocratica, intollerante di pancia. Gratta l’italiano e ci troverai sotto il fascista, ci schernivano i francesi nel dopoguerra. I francesi, proprio loro che in queste stesse ore stanno facendo arretrare la polizia in assetto antisommossa, e dietro di lei il ducetto Macron che tentava lo stesso colpo di mano di Draghi, e che anzi avrebbe dovuto legittimarlo in anticipo. Non a caso la Bastiglia è a Parigi, non a Roma o in alcuna delle nostre città.
Ciò che dà noia a chi si è vaccinato non è tanto il rischio di conseguenze infettive da parte di chi non lo ha fatto (anche se, ci sia consentito dire, un certo analfabetismo di ritorno ha creato un humus favorevole a simili credenze, con buona pace di Albert Sabin che per gli allineati è, al pari di Luc Montagnier ed altri del loro calibro, un vecchio rincoglionito di altri tempi), quanto il vecchio atteggiamento che ci portava da piccoli a denunciare il compagno alla maestra. Perché a me sì e a lui no? Eravamo contenti e ci sentivamo appagati soltanto quando la nota sul registro era fatta a tutta la classe.
Sono stati molti a invocare l’uomo forte nei mesi scorsi, e l’adozione di provvedimenti draconiani che rendessero la vita impossibile a chi non si sottometteva all’ago. Eccolo, eccoli. A distanza di un secolo esatto dall’instaurazione della precedente dittatura (che almeno era una cosa seria, tragicamente seria), ecco la nuova, release 2.0. Certo, adeguata a tempi assai più farseschi, per quanto in sostanza potenzialmente altrettanto drammatici.
Chissà se il discorso di Herr Draghi del 22 luglio 2021 passerà alla storia come quello di Mussolini del 3 gennaio 1925, quello con cui instaurò ufficialmente la dittatura ponendo fine allo stato liberale. C’è da dire che il Duce si assunse tutta la responsabilità di quello che era stato fatto e detto fino a quel momento dai suoi seguaci e da se stesso, per arrivare a quel punto. Mussolini ci mise la faccia. Questo qui, questo fascistello bancario, adesso, si nasconde dietro le affermazioni da Bagaglino sanitario del Burioni di turno.
Ma il convento passa questo. Siamo campioni d’Europa, ma siamo anche l’unico paese che da ieri ha il green pass obbligatorio. E ancora non è niente, questo è stato soltanto lo sfondamento della porta, a requisire diritti ancora più fondamentali passeranno più tardi, suoneranno a casa di tutti e attenzione che non vi lascino qualche enciclopedia. Sicuramente vi lasceranno una tesserina verde come questa qui sopra, senza della quale, adesso come nel 1938, rischiate di non andare più neanche a comprarvi da mangiare.
Ein volk, ein reich, ein impfung
Un popolo, un regime, un vaccino
(ne resterà una sola, e guarda caso ha un nome dalle sonorità tedesche).
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