Automobilismo

Ferrari, Inshallah

E due. Dopo l’Australia, il Bahrein. Sebastian Vettel e la Ferrari cominciano alla grande la stagione che nelle intenzioni di Maranello e del Lingotto (o forse bisognerebbe dire di Amsterdam, a questo punto) dovrebbe essere quella del riscatto, dopo anni di delusioni.

Per ritrovare una partenza così, con la Rossa a punteggio pieno dopo due Gran Premi, bisogna riandare indietro – guarda un po’ – fino al 2004. Al volante della macchina del Cavallino Rampante c’era anche allora un tedesco, si chiamava Michael Schumacher, e quell’anno arrivò la sua ultima vittoria nel Mondiale, la settima. La penultima della Ferrari, che nel 2007 avrebbe colto quello che a tutt’oggi è il suo ultimo alloro con Kimi Raikkonen, ancora adesso uno dei suoi due piloti ufficiali.

Nella giornata di gloria ferrarista, proprio a Kimi è toccata la pozione amara da inghiottire, a riprova che in questo sport – e in casa Ferrari specialmente – non si può mai abbassare la guardia ed abbandonarsi liberamente alle sensazioni più belle. Rientrato al 36° giro per il cambio gomme, il finlandese ha visto luce verde sul cruscotto ed è ripartito credendo che i suoi meccanici avessero appena portato a termine il consueto miracolo in tre secondi. Tutti meno uno, purtroppo, quel Francesco Cigarini che non aveva ancora completato l’operazione di competenza sulla posteriore sinistra, e che è stato investito dalla vettura in ripartenza riportando la frattura di tibia e perone.

Fuori pericolo il suo meccanico, la Ferrari si ritrova con una mancata possibile doppietta ed una sanzione di 50.000 euro per unsafe release, ripartenza in condizioni di non sicurezza. Era già successo nelle prove, stavolta la sanzione era inevitabile.

Resta il trionfo di Vettel, e non è poco. Anche perché ottenuto su una Mercedes tutt’altro che remissiva. La macchina di Stoccarda aveva dovuto cedere il passo a Melbourne in ragione della superiore strategia di gara del box del Cavallino. Anche stavolta gli strateghi in rosso si sono superati, consentendo a Vettel di rimanere in pista senza più soste dopo l’unica effettuata al 21° giro, malgrado il tedesco montasse gomme soft. L’azzardo ha pagato, la Rossa è passata prima sotto la bandiera a scacchi malgrado Valtteri Bottas nel finale avesse ridotto ad un niente il distacco e sembrasse più insidioso che mai. Più staccato Lewis Hamilton che adesso accusa un ritardo in classifica generale di 17 punti sul rivale tedesco.

La sensazione è che la Ferrari sia ulteriormente cresciuta, riuscendo a stare avanti alla rivale tedesca per tutto il week end. Ma che si tratti di un distacco meno netto di quanto possa sembrare, ed accentuato dalla bravura del pilota Sebastian Vettel. Il quale aveva trionfato anche un anno fa negli stessi Gran Premi, anche se non in successione, e poi sappiamo tutti come è andata a finire.

Il problema della Ferrari negli ultimi anni non è stato tanto cominciare bene, quanto finire altrettanto bene. Spesso lo sviluppo della macchina si è arenato nel corso della stagione, insieme alla temperie agonistica della casa di Maranello. Chissà che stavolta Sergio Marchionne non abbia voglia finalmente di giustificare il sproprio avvicendamento nei confronti della vecchia gestione di Montezemolo. Che resta per ora l’ultimo ad aver portato qualche trofeo nella bacheca ferrarista, insieme a quel Kimi raikkonen al quale è giusto augurare più fortuna di quella avuta oggi.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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