Automobilismo

Ferrari rosso tenebra

Il problema della Ferrari, sostiene qualcuno, è che ogni anno ci aspettiamo troppo da lei. Era il sinonimo dell’eccellenza italiana, adesso è una delle tante aziende made in Italy che non rialzano più la testa, limitandosi a vivere un cupo e inesorabile declino. La proprietà FIAT tace, e del resto che deve dire? L’ultima generazione degli Agnelli Elkann più sta zitta meglio è, visti i risultati complessivi ottenuti.

Chissà cosa pensa lassù l’Ingegnere. La sua rossa ormai è tonalità rosso tenebra. Sentire Charles Leclerc – ritiratosi ieri mestamente – dire a proposito degli avversari (non le storiche McLaren, Mercedes, Renault e compagnia gloriosamente bella, ma i parvenues della Red Bull): «loro sono di un’altra categoria, inarrivabili», è un colpo al cuore per chi tifa e vive Ferrari dai tempi del Drake.

Chissà cosa pensa lassù l’Avvocato. Acquisire la Ferrari è stata forse la cosa migliore della FIAT dei suoi tempi, che di cose buone ne faceva parecchie comunque la si pensi in proposito. Il monegasco Leclerc sarà probabilmente l’ultimo talento bruciato a Maranello, da parte di una azienda che un tempo ingaggiava i Lauda, gli Schumacher, i Prost, gli Alonso. Già, Alonso, arrivato terzo ieri con una Aston Martin che è sicuramente una leggenda dei film di James Bond ma una absolute beginners della F1.

C’é di che immalinconirsi, se non fosse che viviamo in un paese che della malinconia ha già fatto da tempo il sentimento e l’inno nazionale. La Nazionale Rossa, come quella Azzurra, vive ormai pochissimi alti ed una cifra interminabile di bassi.

Il 2023 promette di essere un altro annus horribilis per i motori italiani. Non era tutta colpa del pur incomprensibile Jonathan Binotto, Frederic Vasseur chiosa la sua prima conferenza stampa in assoluto come team manager della Ferrari dichiarando un «dobbiamo capire che succede» (senza la più pallida idea in proposito) che la dice lunga sull’affidabilità di una monoposto (la brutta SF-23 semiverniciata di nero) che salva la giornata (e forse le prospettive) solo grazie ad un quarto posto di Carlos Sainz ottenuto con tenacia tenendo dietro il pluricampione Hamilton, l’uomo che ha eguagliato il record di sette titoli di Schumacher, grazie anche ad una Ferrari che non ha saputo difenderlo.

Siamo fermi a Raikkonen, 2007, una vita fa. Chissà se una vita basterà. Chissà se la Ferrari è ancora viva. Appuntamento il 19 marzo in Arabia Saudita. Max Verstappen è già il padrone, sarà una lunga e difficile annata per chi ha lasciato il suo cuore a Maranello.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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