Motociclismo

Fuoco alle polveri

TERMAS DE RIO HONDO (BUENOS AIRES) – Ci risiamo. Ancora una volta la MotoGp fa parlare di se, ma non per i motivi sperati. La gara che si è corsa ieri in Argentina non è che la seconda tappa di campionato. Una tappa sfortunata se vogliamo. È la stessa dove nel 2015 Rossi duellando con Marquez in un incrocio di traiettorie fece cadere quest’ultimo, dando così il via ad una serie di eventi a cascata, che poi portarono al famoso o famigerato finale di stagione 2015.

Ora il destino sembra aver messo le stesse pedine nelle stesse condizioni ma a parti invertite. Ma andiamo con ordine.

Alla partenza si sono verificati i primi problemi, quando con una pista che si stava via via asciugando solo il pole-man Jack Miller aveva azzeccato le gomme giuste e così ben 23 piloti sono andati a cambiare le gomme un attimo prima della partenza. Da regolamento, se si cambia moto prima della partenza si dovrebbe partire dalla fine della corsia box. Ora per ragioni di sicurezza e di spettacolo si è preferito evitare che 23 moto da 260 cavalli cadauna partissero da una strada larga tre metri e tutte spalla a spalla. Il perché dovrebbe essere chiaro. Così si è optato per una soluzione che la Race Direction ha ritenuto equa. Jack Miller in pole position e tutti gli altri seguendo l’ordine di qualifica sono stati posizionati tre file più indietro. Un vantaggio di venti metri a dir tanto.

Arriva la partenza e subito si verifica un altro inconveniente. Si spegne la moto a Marquez. Da regolamento se ti si spegne la moto prima della partenza parti dalla corsia box. Però è la giornata degli strappi alle regole e come chiunque altro avrebbe fatto al suo posto, Maruqez riaccende da solo la moto e andando in contromano si riposiziona nella sua casella. La Race Direction rimane momentaneamente zitta e la gara comincia. Dopo poche curve accade il primo strike della giornata, con un entrata aggressiva Zarco costringe Pedrosa ad andare sul bagnato in piena piega facendogli perdere il controllo della moto e cadere rovinosamente.

Gli occhi della Race Direction però sono puntati su Marquez adesso. Non ha seguito le indicazioni del Marshall alla partenza e per questo è under investigation (UI). Maruqez questo lo sa, e perciò cerca di guadagnare il più ampio vantaggio possibile. Si porta facilmente in prima posizione finché non gli viene segnalato un ride through (RT) attraverso la corsia box. Perde circa 30 secondi e si ritrova da primo a diciannovesimo.

Ora siamo in una situazione in cui il pilota in assoluto più veloce in pista è diciannovesimo e deve risalire. Inizia così un’impresa che considerata a se stante ha dell’eroico.

Il suo vantaggio è troppo grande e la rimonta è repentina. Solo che nel farlo è riuscito fuori il vecchio Marquez, quello tutto polso e niente testa. Ma è sempre facile parlare da fermi. Quando invece a 24 anni sei il pilota favorito, ti si spegne la moto in partenza e sei costretto ad un RT arrivando quasi in ultima posizione, sfido chiunque a rimanere lucido.

Sta di fatto che Marquez recupera fino ad Aleix Espargarò, quando nel sorpassarlo praticamente si appoggia a lui in un entrata troppo aggressiva rischiando di mandarlo fuori pista. La Race Direction mette la manovra UI e provvede a segnalare a Marquez al giro dopo di cedere la posizione, nonostante avesse già fatto un altro soprasso. Marquez cede e riprende subito la rimonta, sorpassa come fosse la cosa più facile del mondo i piloti che aveva sorpassato prima e continua.

Diminuiscono i giri a disposizione ma Marquez gira più veloce del gruppo di testa ed il suo obbiettivo è superare Dovizioso in ottava posizione. In men che non si dica compie il miracolo e si ritrova alle spalle di Dovizioso, dal canto suo in evidente difficoltà. Il sorpasso su quest’ultimo è inevitabile e avviene, ma qui stiamo parlando di Marquez. Accontentarsi nel suo vocabolario, oggi più che mai non esiste, così vuole prendere anche le posizioni di Rossi e Vinales, poco più avanti e di gran lunga più lenti di lui.

È così che cade la goccia che fa traboccare il vaso. Irruenza? Gioventù? Scelleratezza? Stanchezza? Tutto un mix? Quale che sia la causa Marquez entra di nuovo troppo aggressivo, solo che stavolta il pilota in questione è Rossi, e stavolta il pilota è caduto finendo nell’erba. Un doppio errore che fin da subito Marquez sa che gli costerà carissimo. Già lo sapeva mentre si girava vendendo Rossi disteso in terra prima di finire la gara.

Non potendo fare altro Marquez sorpassa, stavolta in modo legittimo, anche Vinales e conclude la gara. Ma ancora una volta la sua manovra è UI. La Race Direction opta per una penalità di altri 30 secondi, facendolo uscire dalla zona punti. Un’impresa eroica vanificata per un ultimo terribile errore.

È così che si è accesa la miccia. È questo l’argomento più caldo attualmente in MotoGp.

È proprio qui che subentra la leggenda di Rossi, rifiutando in primo luogo di ricevere Marquez venuto a scusarsi, e qui apriamo una parentesi. Mentre Marquez veniva buttato fuori da Uccio, il braccio destro di Rossi, tutto il team Yamaha è stato in silenzio, compreso Jarvis, senza intervenire e utilizzare un minimo di diplomazia. Altra pecca, ma è comprensibile vista la situazione.

Dopo poco in conferenza stampa Rossi coglie la palla al balzo, sostenendo che Marquez non ha un minimo di rispetto, che gli ha fatto perdere apposta il mondiale nel 2015 e che quando corre in pista con lui ha paura. E non sto parafrasando, Rossi ha ufficialmente dichiarato di aver paura a correre con Marquez.

Ora chiunque abbia un minimo di cervello stenterebbe a credere che Rossi abbia Paura con la P maiuscola. È palese e comprensibile che stia utilizzando quanto accaduto a suo favore. E sinceramente per quanto Marquez abbia sbagliato, cercare di abbattere il proprio rivale numero uno fuori dalla pista a livello mediatico e a livello regolamentare è una mossa alquanto inutile, la leggenda di Rossi non ha bisogno di questo.

Se i rapporti tra i due da adesso torneranno come a fine 2015 o peggio questo non importa, a livello sportivo gli unici che dovrebbero parlare e dimostrare un po’ più di spina dorsale sono gli uomini della Race Direction che hanno avuto e hanno l’ingrato compito di sbrogliare questa matassa disastrosa. Sono loro che hanno peccato di polso, e sono loro che devono rimediare. C’è chi dice che se dopo la manovra fatta in partenza da Marquez gli fosse stata esposta bandiera nera, niente di tutto ciò sarebbe successo. Forse quindi una parte di colpa ce l’ha una a volte troppo lassista Race Direction. Ciò non toglie che in questi casi sia un compito ingrato il loro, ma ciò non toglie appunto che la responsabilità sia loro. Non dei piloti in conferenza stampa a fine gara, che altro non fanno che gettare altra benzina sul fuoco.

Per questo le parole di Rossi risuonano male. La parola paura da un campione come lui e contestualizzata in questo modo è ridicola, ciò non di meno. A conferma di questo lo testimonia il sorriso di Dovizioso che nelle interviste a fine gara non ha potuto nascondere la sua gioia per il jolly che il caso gli ha fornito stavolta. Da una gara destinata a farlo retrocedere in campionato verso Marquez, si è ritrovato a mettere in cassaforte punti e distacco da quest’ultimo. Considerato chi è Marquez, ogni punto vale oro, e dal sorriso che aveva Dovizioso questo lo sa bene.

Che sia la Race Direction ad agire e a parlare. Ma che nel farlo utilizzi equità. Sia chiaro, nel motociclismo il sorpasso pulito al 100% non esiste. Quando un pilota sorpassa, l’altro per forza di cose qualcosa lo perde, che sia in termini di tempo, di spazio o di vernice sulla carena. Detto questo, lo stesso Zarco ha causato danni ben più gravi al povero Pedrosa e niente è stato detto o fatto a riguardo. Sebbene fosse meno aggressivo, sempre di sorpasso sporco si parla, e con conseguenze anche peggiori. Se al posto di Rossi ci fosse stato un altro pilota, quasi sicuramente ora nemmeno ne staremo parlando. Caso vuole che nella traiettoria di Marquez ci fosse un’altra leggenda MotoGp, e guarda caso, proprio Rossi.

Una gara destinata a vedere Marquez vincitore finita in questo modo è un onta, ma non perché Marquez non ha vinto, ma perché è tutta la MotoGp che ora rischia di rimetterci. Ora non resta che sperare che la Race Direction agisca azionando il buon senso, utilizzando equità, e non castrando il singolo pilota, che in questo caso è anche probabilmente il più forte attualmente in circolazione. Portare un po’ di ragionevolezza dove questa non vi é, é buona cosa, ma non scordiamoci che questi sono piloti di moto da 350 km/h, non sono giocatori di bocce, con tutto il rispetto verso quest’ultimi. Cercare di addomesticarne uno per favorire la massa sarebbe peggio non di meno della stessa inerzia.

Autore

Giacomo Borri

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