Quante vite può vivere un uomo? Giovanni Galli le ha vissute tutte. Quante volte può ricominciare da zero un uomo? Finché avrà un soffio di vita dentro di sé, Giovanni Galli lo farà sempre. Costi quello che costi e a dispetto di tutto. E ogni volta, c’è da scommettere, ripartirà da qui. Da Firenze, dove tutto è cominciato.
A 18 anni, Giovanni Galli nato a Pisa il 29 aprile 1958 era il portiere titolare della Primavera della Fiorentina e anche dell’Under 21 Nazionale. A 19 anni era il portiere in seconda della squadra viola, promessa riconosciuta del calcio italiano. La Primavera viola nella stagione 1977-78 avrebbe vinto la Coppa Carnevale, ma Giovanni non sarebbe stato a Viareggio. La prima squadra nel frattempo aveva avuto bisogno di un nuovo portiere, in una delle annate più difficili della sua storia. E grazie a dio che c’era Giovanni a farsi trovare pronto.
A Torino, alla quinta giornata, la Fiorentina è sotto di tre gol dalla Juventus. Carletto Mazzone, che ha già capito che quella sarà un’annata estremamente complicata, si rende conto che uno degli uomini più in crisi è proprio il vecchio portiere Gedeone Carmignani. Nell’intervallo, dice al ragazzino di scaldarsi, tocca a lui. Giovanni Galli esordisce così, con la Fiorentina ultima in classifica e umiliata dalla odiata rivale bianconera (Giovanni non può evitare di prendere altri due gol, finisce 5-1), in una squadra in crisi profonda con un allenatore (esonerato di lì a poco) che non ne ha più in pugno le redini. Ma si riporta a Firenze un coro di elogi, e la consapevolezza di essere un campione. Da quel momento non esce più di squadra, e le sue parate saranno decisive per la salvezza all’ultimo tuffo dei viola quanto i pochi gol di un Antognoni che quell’anno gioca con una gamba sola e di un Ezio Sella pescato alla lotteria del calciomercato avventuroso di quegli anni.
Galli è uno dei due pilastri (insieme al numero 10) da cui riparte Pontello per ricostruire una Fiorentina vincente. Nel 1982 è uno dei giocatori determinanti per alimentare il sogno dello scudetto fino a pochi minuti dalla fine. Le sue prestazioni gli valgono la convocazione di Enzo Bearzot come terzo portiere (dietro Dino Zoff e Ivano Bordon) di quella Nazionale che andrà a vincere di lì a poco il titolo mondiale in Spagna.
Giovanni sarà uno dei quattro campioni del mondo viola, insieme ad Giancarlo Antognoni, Francesco Graziani e Daniele Massaro. Nei quattro anni in cui l’Italia detiene la Coppa del Mondo, Galli diventa sempre più uno dei protagonisti assoluti di una Fiorentina che cambia lentamente, ma che non può prescindere mai da lui, che ne è uno dei rappresentanti più carismatici. E diventa il portiere titolare della Nazionale. All’inizio senza discussioni, poi subendo il dualismo alimentato ad arte dai giornali della capitale, che vogliono a tutti i costi favorire il portiere della grande Roma di quegli anni, Franco Tancredi.
Al momento di partire per il Messico dove nel 1986 la Nazionale azzurra deve difendere il titolo spagnolo, la situazione non è chiara e le gerarchie in porta tutt’altro che affermate. Bearzot, che nel 1982 aveva sbagliato poco o nulla, si dimostra precocemente invecchiato (o forse troppo legato ad un passato inevitabilmente glorioso ma schiacciante) e non sa assolutamente gestire il rinnovo. Una delle situazioni che si riveleranno più deleterie è proprio quella relativa al dualismo fra Galli e Tancredi.
Al momento di scendere in campo per la partita inaugurale, la scelta cade sul fiorentino, che però si sente tutt’altro che sicuro della sua maglia numero 1, e le sue prestazioni ne risentono. Il gol che costa il pareggio della Bulgaria non è responsabilità sua più che del resto della difesa. Con l’Argentina invece, si fa incantare da Maradona come dallo sguardo di un cobra e subisce un gol su un tiro tutt’altro che irresistibile del Pibe de Oro. L’Italia va fuori agli ottavi per non aver niente di efficace da opporre alla Francia di Platini, in quella edizione in grande forma. Giovanni non è più responsabile di altri, vecchi e nuovi, ma rispetto al Galli visto in campionato è apparso irriconoscibile.
E’ un momento critico per il portierone viola, che proprio quell’anno dice addio alla maglia viola. Pontello ha deciso di svecchiare, via i senatori dell’82 e 84, largo ai giovani. Via Antognoni, Passarella, Massaro. Davanti si punta sul gioiellino Baggio e sul neocampione del mondo argentino Ramon Diaz, uno dei protagonisti della finale di Mexico City. Dietro si scommette sul giovane Luca Landucci, affiancato dal vecchio ex-romanista Paolo Conti. Sarà un anno opaco per la Fiorentina, come spesso succede negli anni di transizione. Il nuovo allenatore Bersellini non riesce a entusiasmare l’ambiente più di tanto, e sarà inevitabile dare spazio al rimpianto.
(segue)
Lascia un commento