Penso a quella ragazzina che guidava le ambulanze sotto le bombe del blitz nazista su Londra, registrata nelle ausiliarie dell’esercito britannico semplicemente come Elizabeth Windsor.
Ti sei guadagnata il nostro rispetto allora, e lo hai mantenuto negli ottant’anni successivi. Se è tempo per te di goderti l’eterno e meritato riposo, mia Regina, lo sa solo l’Onnipotente.
Io spero soltanto che tu esca ancora una volta vittoriosa da questo ennesimo appuntamento con il calendario, così come con l’ospedale dove ti hanno nel frattempo più volte ricoverata. Non ti hanno sconfitta i nazisti, non sarà questo joke dell’età a farlo.
Spero che, come la prima del tuo nome, alla fine sia tu stessa a dire, con la sobrietà e la classe che vi contraddistingue: chiamatemi il vescovo, adesso voglio dormire. E ti girerai di schiena in faccia ad un mondo che ha smesso da tempo di meritare il tuo esempio.
Ma solo quando, come sempre, l’avrai deciso tu, you precious Queen.
Ci sarà sempre un’Inghilterra, grazie a te.
P.S. avessi potuto scegliere, sarei stato con te a guidare quelle ambulanze. La nostra ora più grande.
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