Si parla del Muro di Berlino, quale mai può essere il brano di oggi?
Rolling Stone, rivista cult del settore la classifica al 46° posto delle 500 migliori canzoni di sempre. Ci inchiniamo a chi ne sa più di noi, ma ci permettiamo per una volta di non essere d’accordo, né tantomeno obbiettivi. Per chi era ragazzo all’epoca in cui fu composta, questa è semplicemente la numero uno. Punto e basta.
Si racconta che a metà degli anni settanta David Bowie vivesse una crisi esistenziale spaventosa, dedito all’alcool ed alla cocaina, prossimo al tracollo fisico prima ancora che professionale. Gli amici Elton John e John Lennon, due che ci davano dentro a loro volta, lo videro messo talmente male da pronosticargli una fine rapida e ingloriosa.
L’uomo che non era più Ziggy Stardust e non sapeva ancora se e che cosa sarebbe diventato rinacque a Berlino. L’anti-capitale del mondo, a quel tempo. La cattiva coscienza di una generazione, il lato oscuro di un’altra. Il giovane David ebbe una sbandata verso una estetica inquietante, qualcuno dice filofascista e nazista. Polemiche ormai superate e non si sa ancor oggi quanto fondate già allora. David Bowie era un artista che inventava personaggi, prima ancora che musica. A Berlino ritrovò se stesso, o almeno una nuova versione di sé. E trovò anche il Muro, simbolo di tutto quanto non era andato fino ad allora nel mondo. Feticcio di tutto quello che sarebbe forse addirittura andato peggio in futuro.
A Berlino, David Bowie trovò Brian Eno, che aveva cominciato a buttare giù un pezzo sulla suggestione datagli da una band tedesca che allora andava per la maggiore: i Neu!, che avevano inciso un pezzo definito proto-punk dal titolo Hero.
Nelle mani del genio rivitalizzato, Heroes divenne la più bella delle sue canzoni e una delle più belle in assoluto di tutti i tempi. La storia dei due amanti che si incontrano by the Wall, sotto il Muro, e discutono se sia il caso di lasciar perdere tutto, o non piuttosto di cercare di essere eroi, anche solo per un giorno, commosse e commuove i ragazzi di tutto il mondo, anche adesso che il Muro non c’é più, e ne restano solo dei pezzi a imperituro ricordo.
L’essere diventata poi la colonna sonora del film drammatico Cristiane F. Noi i ragazzi dello zoo di Berlino, che racconta la storia vera di Cristiane Vera Felscherinow e dei suoi amici tossicodipendenti che gravitano appunto attorno al Bahnoff Zoo di Berlino Ovest non gli ha certo nuociuto. Helden, la canzone del Duca Bianco sembra cucita addosso al film come se fosse un lungo video musicale. I toni tra l’epico e l’eroico del brano, oscillante tra dramma, romanticismo ed ironia, hanno fatto il resto. E lo fanno tutt’ora.
Se questa è la numero 46…….
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