Meloni a caccia di record. Quest’anno il discorso del presidente – tradizionale appuntamento di fine d’anno che serve più che altro a rimettere gli orologi in vista della mezzanotte ed i timer delle cucine in vista dell’ultima ingozzata dell’anno che muore, la prima dell’anno nuovo – lo fa la presidentessa. La prima donna premier della repubblica più maschilista dell’occidente vorebbe fare un po’ come Djokovic nel tennis, andare a demolire tutti i record precedenti uno dopo l’altro.
Alzi la mano chi si ricorda che diamine ha detto Sergio Mattarella a poche ore dalla mezzanotte, e chi si ricorda – absit iniuria verbis – che ha detto Papa Francesco poche ore dopo? Per il discorso di Giorgia a reti omogeneizzate si spellavano ancora le mani tutti gli accreditati stampa. Brava, come risponde a tono, come tiene la scena!….
Quante cazzate fai e dici, Giorgia. Errori che nessun vero leader commetterebbe mai, come stigmatizzare in pubblico i tuoi collaboratori additandoli come gli incapaci che stanno minando la tua spettacolare azione di governo. Intanto te li sei scelti te. Poi, non si apre mai il fuoco sui propri soldati, casomai si mandano avanti a mori’ ammazzati. Presto non troverai più un usciere che ti porta un foglio di carta da una stanza all’altra senza perderlo o sciuparlo. La pubblica amministrazione, cara Margaret Thatcher de noantri, bisogna almeno conoscerla prima di sbertucciarla, tanto più coram populo. A Di Maio al ministero del lavoro (!) lo fecero morbido per molto meno. Ha fatto più vittime la burocrazia romana di quante la tua scarsa filosofia tiene contezza. E si trattava almeno in alcuni casi di gente – gender a parte – decisamente più vispa di te.
Ma a te che te frega, basta andare a dritto con le tue riforme de Porta Portese, tanto compagni di merende lungo la strada ne trovi quanti ne vuoi: Renzi, Calenda, Conte, Braccobaldo il leader di Forza Italia ormai sguinzagliato dal venir meno di Berlusconi (l’unico che t’aveva letto dentro per davvero). Perfino la Schlein ti bacerebbe in bocca se se ne presentasse l’occasione e la convenienza.
Intanto, ciò di cui non parla il tuo discorso di inizio anno (2024, il centenario dell’anno in cui il Fascismo diventò regime, absit Acca Larentia verbis) può fottersi.
Pensionandi che vedono spostato il traguardo a tre curve più avanti di quello che sapevano essere legittimo, e patteggiato dai tempi di quell’altro fenomeno di Dini.
Pensionati che vedono la loro pensione già maturata farsi più sfocata, come il referto di una radiografia se vi riuscisse di ottenerla dal nostro sistema sanitario, eh Giorgina?
Se è vero come è vero, i diritti acquisiti il nostro ordinamento non li riconosce più. Fanculo al diritto ed anche al rovescio. Non riconosce più nemmeno le sentenze di colpevolezza, Olindo e Rosa tra poco potrebbero tornare liberi, diteglielo alla famiglia delle vittime. L’affabulatrice Meloni non lo farà di certo. Era troppo più importante eliminare l’abuso d’ufficio, i sindaci d’Italia ringraziano, tutti.
Poi c’é il gas. Addio mercato tutelato. Ditemi voi se c’era bisogno di una simile mazzata alle tasche dei cittadini? Va bene, direbbero i nostri piccoli lettori, in Italia non è tutelato un cazzo, a prescindere. Ma che vuoi? Di che vai parlando?
Vo parlando della politica energetica del governo italiano. Quella che dal 1962, da Bascapé in poi non esiste più. Che sputtanando di recente i suoi rapporti con quello russo, principale fornitore della risorsa energetica imprescindibile e insostituibile denominata gas, da diverso tempo ha precluso una gestione della politica di questo settore che avesse un minimo senso e soprattutto di tutela (questa sì, veramente) per i cittadini che stanno al di sotto dei discorsi della premier il cui riscaldamento a casa sua scommettiamo che è sicuramente tutelato.
Ginevra al freddo non ci starà mai «La difenderò, ama suo papà come io non ho potuto amare il mio». Anche Gianbruno non corre rischi. Per gli altri babbi e mamme d’Italia, pazienza. Il gas ce lo vendono gli americani, a prezzo triplicato e senza tutela. Fuck off.
T’é fregato nulla di individuare nel bailame russo-ucraino la corretta situazione degli interessi italiani? No, Giorgia fa le battaglie, come l’onorevole Angelina di Luigi Zampa del 1947. Fa casino, spavalda. Poi alla fine se ne tornerà stizzita a muso ritto in borgata, e forse non ci manca molto. E pazienza se il paese che si lascerà dietro il primo governo femminile della storia d’Italia sarà addirittura peggiore di quello lasciato dall’ultimo governo maschile.
Se le cose stanno così, speriamo che la prossima conferenza stampa da Palazzo Chigi la faccia la scimmia Cesare, protagonista di quel Pianeta delle Scimmie che ci inquieta e ci spiega però tante cose da diverse stagioni della nostra repubblica a mercato libero.
«C’avemo le croste, embè? Mejo avercele’n testa che sur core»
Angela Bianchi detta Angelina, interpretata da Anna Magnani)
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