Siamo sempre meno a ricordarci ormai di Mohamed Alì. A rivederlo in Novak Djokovic. In entrambi i casi sarebbe bastato un minimo cenno di accettazione di un compromesso perché le autorità si dichiarassero soddisfatte e li lasciassero in pace.
Ad Alì sarebbe bastato indossare la divisa dell’esercito americano per un’ora, il tempo di fargli una foto, e avrebbe mantenuto il titolo mondiale e la vita dorata del campione.
A Nole sarebbe bastato vaccinarsi, o forse anche soltanto far finta di farlo, o magari presentarsi a Sidney con un green pass comprato chissà dove come fanno tanti vip, e dunque poter giocare l’Australian Open prima tappa di quel Grande Slam che insegue da anni e che potrebbe essere arrivato all’ultima sua stagione utile per vincere.
Nessuno dei due ha scelto la strada comoda, la scorciatoia. C’era un messaggio da mandare, e l’hanno mandato, senza se e senza ma.
Alì disse: non vado a combattere i vietcong, non mi hanno fatto nulla, il mio avversario è l’uomo bianco in America.
Nole dice: non mi faccio iniettare quel veleno, non mi faccio corrompere, a nessun costo.
Grandi campioni. Grandi uomini. I record e le vittorie sportive passano. Quelli dello spirito no.
A Nole sarebbe bastato vaccinarsi, o forse anche soltanto far finta di farlo, o magari presentarsi a Sidney con un green pass comprato chissà dove come fanno tanti vip, e dunque poter giocare l’Australian Open prima tappa di quel Grande Slam che insegue da anni e che potrebbe essere arrivato all’ultima sua stagione utile per vincere.
Nessuno dei due ha scelto la strada comoda, la scorciatoia. C’era un messaggio da mandare, e l’hanno mandato, senza se e senza ma.
Alì disse: non vado a combattere i vietcong, non mi hanno fatto nulla, il mio avversario è l’uomo bianco in America.
Nole dice: non mi faccio iniettare quel veleno, non mi faccio corrompere, a nessun costo.
Grandi campioni. Grandi uomini. I record e le vittorie sportive passano. Quelli dello spirito no.
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