Il Nuovo Meyer compie quindici anni. Tanti ne sono passati dalla notte dei bambini, quella notte tra il 14 ed il 15 dicembre in cui gli ultimi bimbi ricoverati nella vecchia struttura in Via Luca Giordano furono caricati su ambulanze e trasportati con tanto di sirene spiegate ed effetti speciali in quella nuova posta in cima al Viale Pieraccini, a fianco del complesso di Careggi. Il tutto alla presenza dell’allora Assessore regionale alla Sanità Enrico Rossi e delle autorità cittadine che ovviamente di quella operazione fecero un vanto.
Il Meyer, l’Ospedalino come viene chiamato affettuosamente, è da sempre un vanto per Firenze ed il miglior amico dei fiorentini (e non solo), da quando fu fondato nel 1891 dal commendator Giovanni Meyer in ricordo della moglie Anna, che aveva espresso nelle sue volontà quella di creare una struttura di ricovero per bambini poveri convalescenti. Si contende il titolo di più antico ospedale pediatrico d’Italia con il Burlo Garofalo di Trieste. Dicono i triestini che il loro ospedale fu fondato ben prima, nel 1856, per volontà espressa dell’Imperatrice d’Austria la celebre Sissi moglie di Francesco Giuseppe, mossa dalle stesse motivazioni filantropiche di Anna Meyer. Ribattono i fiorentini che l’Ospedaletto triestino a stretto rigore fu fondato quando ancora la città giuliana era sotto la giurisdizione dell’Austria-Ungheria, e pertanto l’italianità del record del Meyer è fuori discussione.
Il Meyer è diventato con il tempo molto di più che una semplice struttura ospedaliera. E’ un amico, a volte – sempre più spesso – l’unico amico, l’ultima ratio, il soccorso a cui si rivolgono genitori preoccupati della salute dei loro figli da Firenze, dalla Toscana e da molte parti d’Italia quando tutto il resto è venuto meno.
In epoca moderna, il servizio sanitario nazionale fa la settimana corta, e la pediatria non fa eccezione. Ecco che il sabato e la domenica il Meyer diventa non solo la migliore ma anche l’unica struttura di riferimento per chi ha un bambino con un qualsiasi problema di salute, che sia grave o meno. In un qualsiasi giorno festivo, non è infrequente che il pronto soccorso dell’Ospedalino registri afflussi da capogiro. Un dato per tutti, nel 2015 la cifra record degli accessi domenicali è stata di 180 richieste di assistenza in un giorno solo. Un dato che si commenta da solo.
Sono veramente pochi i bambini che a Firenze e dintorni non sono passati prima o poi da una delle strutture del Meyer. Ed è lecito pensare che questa situazione non è destinata a cambiare nell’immediato futuro. La Regione Toscana ha dichiarato da tempo l’Ospedale Meyer tra le sue strutture di eccellenza, quasi un atto dovuto.
Eppure, per chi (quasi tutti a Firenze, come detto) è stato utente a suo tempo del vecchio Meyer e poi del nuovo, è inevitabile a volte provare un moto di nostalgia e di rimpianto. Tecnologie e professionalità sempre più avanzate a dieci anni di distanza dal trasloco si calano in un contesto architettonico che mostra le crepe.
La vecchia Villa Ognissanti è stata ristrutturata secondo criteri poco funzionali, con il Pronto Soccorso dislocato nel punto più lontano dall’ingresso ed i lunghi corridoi di trasferimento protetti soltanto da vetrate che amplificano il caldo d’estate ed il freddo d’inverno, collegando edifici dove spesso le infiltrazioni d’acqua e la scarsa qualità dei materiali impiegati a suo tempo condizionano l’impressione dell’utenza e la stessa efficacia dell’opera degli addetti ai lavori.
Con il piano di espansione verso la ex Facoltà di Teologia e l’ex clinica Villanova, inoltre, si getta un’ombra sinistra sull’assetto urbanistico e viario della collina di Careggi. L’antica via Cosimo il Vecchio è praticamente a tutt’oggi la tangenziale nord-ovest di Firenze, e verrebbe travolta dal sostanziale inglobamento nel complesso del Meyer né più e né meno che le strade interessate dagli stravolgimenti dei cantieri delle nuove tramvie.
Il vecchio edificio in via Luca Giordano, sicuramente divenuto fatiscente con il passare degli anni rispondeva sicuramente a criteri più razionali ed era più facilmente raggiungibile da tutta la cittadinanza. Non c’erano statue di Folon né giochi di luce notturni, ma il pronto Soccorso si trovava subito all’ingresso e dentro non si arrostiva né gelava, né si rischiava di trovarsi in un corridoio o in un bagno allagati.
Sono passati dieci anni, e – celebrazioni a parte – possiamo dire che almeno in termini di strutture a disposizione il Meyer per il servizio che offre e continuerà ad offrire si meritava molto di più.
All’anno prossimo.
Lascia un commento