Politica

Il Biotestamento è legge

A sinistra in basso, Wilhelmine Schett detta Mina, vedova Welby. In alto a destra Emma Bonino.

Una data storica, di quelle che fatichi a inquadrare nella storia d’Italia, ma che ogni tanto arrivano. Come per il divorzio, l’aborto. Il biotestamento è legge dello Stato. Dopo il sì della Camera arriva oggi anche quello del Senato. PD e 5Stelle per una volta danno un senso alla peggior legislatura della storia repubblicana e tengono duro alle pressioni e ai tentativi di dilazione, approfittando della convinzione sempre più scarsa di quella parte del mondo cattolico che fino a pochi giorni fa, arroccato sulle posizioni del Family Day, aveva cercato di raggiungere il novantesimo minuto rallentando il gioco, in questo caso i lavori parlamentari.

La nuova legge prevede in sostanza che nessun trattamento sanitario possa essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata. Viene «promossa e valorizzata la relazione di cura e di fiducia tra paziente e medico il cui atto fondante è il consenso informato» e «nella relazione di cura sono coinvolti, se il paziente lo desidera, anche i suoi familiari». Da stasera siamo insomma un paese un tantino più civile.

Sarà un caso che siamo a ridosso di elezioni tra le più delicate e incerte del dopoguerra. Nessuno se l’é sentita di scommettere sugli umori dell’elettorato, che se ha fatto capire qualcosa semmai è stato di ritenere ormai di dover semplicemente colmare una lacuna di civiltà, dedicando semmai battaglie ed energie ad altri problemi più controversi.

Piange, tra il pubblico, Mina Welby, la vedova di Piergiorgio che fu il primo, assistito dal coraggio dell’anestesista dott. Mario Riccio, a sfidare l’ordinamento giuridico vigente chiedendo e ottenendo che gli fosse staccato il respiratore grazie al quale la distrofia muscolare non riusciva a fare il suo corso fino alla fine purtroppo già scritta. Piange anche Emma Bonino, che insieme alla gioia per il risultato di questa sua ultima battaglia rivive forse quelle di quarant’anni fa, quando a fianco di Marco Pannella si batteva con successo per un paese migliore e più avanzato.

Marco Cappato, il radicale che aveva accompagnato DJ Fabo al suo destino in Svizzera, può parlare di «bella pagina parlamentare», facendo presente che si tratta tuttavia solo di un primo passo, intendendo impegnarsi a mettere in calendario la legge di iniziativa popolare dell’Associazione Luca Coscioni, di Radicali italiani e di altri per la legalizzazione dell’eutanasia e del suicidio assistito. Temi sui quali è prevedibile che il dibattito si farà ancora più aspro e controverso.

Il pentastellato Roberto Fico rivendica al Movimento 5 Stelle la primogenitura della nuova legge: «Oggi è il giorno della responsabilità. Un giorno in cui il parlamento di questa aberrante legislatura potrà riprendersi il merito e l’orgoglio di aver consegnato una pagina di civiltà al suo paese».

Più defilate le reazioni degli esponenti del Centrodestra, che malgrado resistenze e perplessità varie avevano capito come fosse ormai opportuno smarcarsi dal fronte del NO. Della linea dura si è fatto portavoce Gaetano Quagliariello, di IDeA: «Questa non è una legge sul testamento biologico ma la via italiana all’eutanasia». Dalla parte diametralmente opposta, Luigi Manconi del PD ha in qualche modo inquinato il risultato ottenuto dal suo partito alludendo ad un’onda positiva di cui potrebbe beneficiare anche il provvedimento sullo Jus Soli.

Della quale eventualità e opportunità ci permettiamo peraltro semplicemente di dubitare.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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