Diario Viola

Il calcio femminile italiano, dalle origini al professionismo

(Nella foto: 2 aprile, Fiorentina-Inter, esultanza al goal di Mijatovic, fonte ACF Fiorentina)

Si continua il nostro viaggio itinerante nel pianeta dello sport più amato e seguito al mondo, il calcio, con la cronistoria del movimento a tinte rosa, dagli sforzi e difficoltà affrontate dalle pioniere, da più di un secolo, alle conquiste ottenute fino ai nostri giorni.

Abbiamo raccontato, nel precedente articolo, La lunga storia del calcio femminile, le prime storie di pallone che riguardano le ragazze. Nascono verso la fine del 1800, in Gran Bretagna (patria del calcio moderno), anche se la svolta della categoria, fu con la seconda rivoluzione industriale, durante la prima guerra mondiale.

Le donne costrette a lavorare in fabbrica (nel 1915 il Regno Unito è in guerra) per sopperire alla mancanza di manodopera maschile, come dopolavoro nelle ore di pausa, formano le prime squadre femminili. Nella fabbrica di accessori ferroviari e munizioni, la Dick, Kerr and Co. Ltd, di Preston, nel Lancashire, nel 1917 alcune operaie creano la Dick, Kerr’s Ladies Football Club. La squadra, simbolo del periodo, soprannominata le signore del Kerr, inizia a giocare con altre squadre femminili, le divise sono uguali alle maschili, con i calzoncini.

Il 26 dicembre 1920 le signore del Kerr sfidano sul campo di Goodison Park a Liverpool, la squadra delle St Helen’s Ladies, davanti a 53mila persone. Nel frattempo in tutta Europa nascono altre squadre, e nello stesso anno a Manchester le Kerr Ladies contro un rappresentativa francese, disputano quella che potrebbe essere la prima gara internazionale, davanti ad un pubblico di 25.00 spettatori. Sembra dovesse essere la consacrazione della categoria, ma per paura di perdere introiti economici, con la nuova realtà maschile che si stava espandendo, nel 1921, la Football Association, impone il divieto del calcio femminile.

Una battuta d’arresto per le operaie del Lancashire, che avevano disputato 67 gare, e avevano ispirato tante altre realtà, con la formazione di 150 squadre. La legge rimane in vigore per 50 anni, ma non impedisce alle Signore del Kerr di continuare a giocare a pallone. Il gruppo si scioglie nel 1965, con  numeri incredibili, 828 gare disputate, con 758 vittorie , 46 pareggi e 24 sconfitte la squadra più longeva e forte di tutti i tempi.

In Europa nacquero squadre in Scozia e Francia, mentre in Italia si deve aspettare il 1933, con la formazione di un gruppo di ragazze di Milano, che fondano il gruppo femminile calcistico, con la sola possibilità di giocare senza pubblico, a porte chiuse per intenderci. Nell’ottobre dello stesso anno organizzano una trasferta contro una squadra appena formata di Alessandria, ma vengono fermate e indirizzate verso sport come atletica o basket senza contatto fisico. L’epoca del fascismo, con la propaganda di fare le mogli ma soprattutto madri prolifiche, proibì di poter praticare uno sport considerato solo maschile.

Si deve aspettare la fine della guerra, nel 1946, quando a Trieste si formano due squadre, Triestina e San Giusto, con lo scopo più politico che sportivo, nel riportare un senso patriottico verso Trieste in mano ad inglesi e americani, un modo comunque per attirare l’attenzione verso un nuovo movimento. Nel 1950, a Napoli la baronessa Angela Attini di Torralbo, grande appassionata di calcio, crea la prima Associazione Italiana Calcio Femminile, con diverse società affiliate: Napoli, Vomerese, Secondigliano, Roma e Lazio. Dopo quasi 10 anni si scioglie nel 1959 dopo una rissa a Messina nella partita tra Roma e Napoli, anche se si continua giocare senza un campionato ufficiale.

Nel 1965 a Milano, Valeria Rocchi fonda due squadre con il sostegno del presidente dell’Inter Angelo Moratti, si gioca il primo derby all’Arena di Milano, Bologna-Inter, anche se le ragazze sono tutte milanesi, la stampa esalta l’evento, il pubblico entusiasta, un successo insperato che porta a presagire un futuro roseo delle calciatrici. Moltissime ragazze in tutta Italia vogliono dedicarsi a questo sport, a Milano sorge il Centro Coordinamento Calcio femminile. A livello locale nello stesso anno la signora Alba Campominosi Mignone dopo un annuncio viene sommersa da consensi di ragazze che vogliono praticare lo sport, fonda il Genova. A Firenze nascono le Giovani viola.

Il 1968, nasce la Federazione italiana calcio femminile, detta anche di Viareggio, per il capo promotore viareggino Mazzoni. Con la nascita di questa federazione, parte il primo campionato a 10 squadre suddivise per la loro vicinanza geografica. Il primo scudetto va al Genova sulla Roma, l’anno successivo vince la squadra della capitale.

Nel 1970 a Roma alcune società lasciano la Ficf per creare la Federazione italiana femminile giuoco calcio. La nuova federazione ben organizzata, propone un campionato di serie A con 14 squadre, di B a 24 divise in 4 gironi, furono introdotte le visite mediche per le giocatrici. Si giocano due campionati. Due anni dopo, nel 1972, le federazioni si riuniscono e formano la FFIAGC, un unico campionato, ma dura un solo anno. Nel 1976 cambia ancora la denominazione, da FFIGC in FIGCF. Nel 1980 la FIGCF entra a far parte della FIGC come affiliata, per iniziare un quadriennio sperimentale. Nasce l’Associazione Italiana Giocatrici di Calcio.

Nel 1983 la FIGCF è riconosciuta dal Coni ma non totalmente dalla FIGC, dove confluisce nel 1986, inquadrata nella LND come Comitato Nazionale Calcio Femminile. Nel 1989 si scioglie l’AIGC per mancanza di tesserate, il CNCF diventa Divisione Calcio Femminile sempre all’interno della LND.

Nel 2000 nel nuovo statuto della FIGC viene riconosciuto il calcio femminile, con le prime basi di un’ autonomia all’interno della federazione. Il calcio femminile in Italia, partito un ventennio dopo, è ancora indietro rispetto ai paesi europei e agli Stati Uniti, nel 2000 le tesserate erano circa diecimila contro le centinaia di migliaia inglesi o milioni di ragazze americane, un gap notevole ancora oggi da colmare.

Il 7 settembre del 2018, segna una data importante per le giocatrici, dopo un lunga battaglia, i club di serie a e B lasciano la Lega Nazionale Dilettante per passare definitivamente nella FIGC. La crescita della categoria, con questo nuovo inquadramento, ha una nuova visibilità per l’opinione pubblica, con una maggiore attenzione e diffusione mediatica, con l’aumento di numerosi appassionati tifosi sulle tribune, con società che investono nel calcio rosa. I progressi fatti non cancellano i pregiudizi e gli stereotipi di una società maschilista, che ancora oggi non riesce ad abbattere i muri della mentalità di uno sport maschio per soli uomini, o inadeguato e inadatto alle donne.

Tanto ancora ci sarà da fare per arrivare alla parità di genere, condizionati da un modello socioculturale radicato, anche se la svolta del primo passo concreto dato dal professionismo, nell’estate 2022, ha permesso di riconoscere il mestiere di calciatrice. Una base importante per tutto il movimento calcistico delle donne, che potrà contare su tutele economiche (contratti, salari minimi), e sanitarie, risorse fondamentali per migliorare e competere con gli altri paesi all’avanguardia nel settore.

Autore

Patrizia Iannicelli

Lascia un commento