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Il calcio scorre potente nelle vene della Russia

Rassegnamoci al fatto che c’é una parte del cervello umano che probabilmente non conosceremo mai, malgrado studi sempre più avanzati. Per esempio quella che spinge una popstar di consolidata fama internazionale, ben pasciuta, a comportarsi da perfetto scostumato rovinando con un semplice gesto – quello del dito medio – una cerimonia bellissima e perfetta come quella che ha inaugurato ieri sera allo Stadio Lužniki di Mosca la ventunesima edizione del Campionato Mondiale di Calcio per Nazioni.

Chissà cosa passa per la testa a Robbie Williams quando solleva beffardo quel dito, forse troppa vita che gli scorre nelle vene, come recita la più celebre delle sue canzoni, quella Feel con cui apre la cerimonia e sale sul palco a forma di pallone da calcio, dove lo attende Aida Garifullina, la soprano russa (ma con un nome di battesimo così, che altro vuoi fare nella vita?) con la quale duetta a meraviglia, brillante, galante e ancora distante dalla sua improvvisa intemperanza?

O forse il gesto ha motivazioni e significati reconditi, retroscena che affondano nell’attualità internazionale consumatasi nei mesi precedenti, a partire da quella spy story che ha diviso il paese d’origine di Williams, la Gran Bretagna, da quello che ospita i Mondiali, la Russia? Per alcune testate locali, il gesto è un’offesa proprio ai russi, per altre invece significa «I did for free», sono qui gratis, in polemica proprio con i connazionali che lo accusavano di essersi venduto al nemico. Per sdrammatizzare, qualche testata italiana ipotizza invece un significato nostrano: il gesto è rivolto all’ex CT Ventura, Gian Piero questo è per te, dovunque tu sia.

Resta il gesto cialtronesco, purtroppo, imperdonabile qualunque sia la sua motivazione e giustamente stigmatizzato da mezzo mondo. Che per fortuna però non cancella la suggestione delle note che risuonano nello stadio moscovita, dello stadio stesso apparecchiato per la grande festa del calcio che finalmente sbarca in Russia, di una cerimonia di apertura finalmente essenziale ed anche per questo decisamente bella, toccante.

L’orgoglio della Russia che ce l’ha fatta a presentarsi al suo meglio a questo appuntamento con lo sport e la storia è nei sorrisi della gente sugli spalti e dei figuranti che sfilano nella splendida coreografia. E’nel discorso di benvenuto di Vladimir Putin: «Russi ospitali e sinceri, abbiamo aperto il nostro paese al mondo»

Dalla cerimonia di chiusura dei mondiali brasiliani a questa che apre quelli russi sono passati quattro anni difficili per il suo paese, eppure il Presidente, l’uomo che gioca con le tigri, è sopravvissuto insieme a quel paese che qualcuno voleva al bando dal mondo civile, e che invece adesso è qui, a mostrarsi più civile che mai, a dare il benvenuto ad altre 32 nazioni (ed anche a tutte quelle che non ci sono e come l’Italia guardano da casa invidiose e speranzose in un futuro diverso, non solo nel calcio), stupite di ritrovarsi in un posto che a quanto pare ha speso bene gli 11 miliardi di euro stanziati per sottoporsi ad un restyling sbalorditivo.

Lo zar Vladimir non solleva alcun dito medio, ma potrebbe farlo a buon diritto. Le sue parole sono invece pacate e cariche di orgoglio come sempre. La Russia se le gode, al pari della prestazione della sua squadra che scende in campo poco dopo. E’ la prima partita del mondiale, e la Russia si presenta con il botto, cinque gol all’Arabia Saudita. Chi dispensa pronostici forse è il caso che spenda un paio di righe anche per questa squadra, che gioca in casa, gioca bene, ed è sospinta da una nazione di 150 milioni di abitanti che vorrebbe proprio che la Coppa d’oro forgiata nel 1971 dall’orafo italiano Silvio Cazzaniga si fermasse qui a casa sua per i prossimi quattro anni.

Let me entertain you, canta Robbie Williams in stato di grazia prima di cedere al suo lato oscuro. Fermiamoci a quelle note, e dimentichiamo il resto. Lasciate che io vi faccia divertire. Чемпионат мира по футболу (*), il campionato del mondo di calcio 2018 parla per la bocca dell’ex leader dei Take That. Chissà che non ci riesca davvero.

(*) pronuncia: kempionat mira po futboli

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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