Cinema

Il californiano dagli occhi di ghiaccio

Clint Eastwood

Buon compleanno Clint Eastwood, 94 anni e non sentirli. E non sbagliare mai un colpo. Ogni volta che esce al cinema un suo film, si può stare tranquilli che vale la pena di andare a vederlo. Un flop può capitare a chiunque. A lui, a quanto pare, no. Anche le sue ultime prove d’autore, The Mule e Richard Jewell, rispettivamente davanti e dietro alla macchina da presa, sono risultate altrettanti successi.

E’ l’attore del ventesimo secolo e anche del ventunesimo che ha incarnato al meglio il sogno americano, rendendoci invidiosi se quel sogno lo abbiamo condiviso fin da ragazzi, o almeno rispettosi se anche il cuore non batte per le stelle e strisce. Ma lui, Clint, è stato quel sogno fatto persona, la sua vita è stata il paradigma dell’americano medio self made man che tira fuori il meglio da se stesso e dalla razza umana. E alla fine resta in piedi, vincitore.

Clint è nato a San Francisco il 31 maggio del 1930. La sua famiglia discende nientemeno che da uno dei Padri Pellegrini, quel William Bradford sbarcato dal Mayflower e per ben tredici volte eletto governatore della Colonia di Plymouth nella prima metà del XVII secolo. Ma negli anni della Grande Depressione poter vantare simili quarti di nobiltà yankee non era di nessuno aiuto, mentre la giovane nazione americana veniva sconvolta dalla crisi economica seguita al crollo di Wall Street ed alla spaventosa recessione degli anni 30.

Clint Eastwood Jr. visse il primo decennio della sua vita spostandosi da una parte all’altra della costa occidentale statunitense, mentre suo padre, uno degli operai resi disoccupati da quella crisi economica doveva viaggiare spesso alla ricerca di un impiego anche temporaneo Il giovane Clint passava da una scuola all’altra, sviluppando un carattere molto riservato e timido. Le peregrinazioni terminarono quando il padre trovò un impiego stabile a Oakland, ed il figlio iniziò a frequentare il liceo locale, eccellendo sia in campo scolastico che in quello sportivo.

Clint Esteawoo in “Un pugno di dollari”

Il ragazzo Clint, parallelamente agli studi, cercava di aiutare la famiglia con qualche lavoretto saltuario, così da potersi rendere indipendente subito dopo il diploma. Rimasto in California, iniziò a studiare musica, una delle sue più grandi passioni artistiche. Ma il suo destino era scritto altrove, presso un’altra delle Muse, la Decima.

Troppo giovane per la Seconda Guerra Mondiale, non lo fu per quella di Corea. Il richiamo alle armi non gli permise di diplomarsi. Fu proprio al fronte che Clint Eastwood fece però la conoscenza dell’attore David Janssen, che gli consigliò di tentare la carriera cinematografica. Alla fine del conflitto, Eastwood si presentò ad un provino per la Universal, che gli propose un contratto e nel 1955 il suo primo ruolo nel film fantascientifico

La vendetta del mostro di Jack Arnold. Piccole parti e comparsate in film a basso costo e in serie TV degli anni ’50, in particolare L’urlo di guerra degli apaches (1958), gli valsero infine il suo primo ruolo da protagonista nella serie TV western Gli uomini della prateria (1959). Eastwood venne ben presto identificato con il suo personaggio, Rowdy Yates, divenendo un volto noto al pubblico statunitense.

Il destino di Clint era ormai alle porte, ma avrebbe preso una strada apparentemente improbabile. Il californiano dagli occhi di ghiaccio sarebbe diventato presto un’icona del genere allora più amato del cinema americano, il western. Ma non negli U.S.A., bensì in Italia, dove un regista di talento e di coraggio, Sergio Leone, avrebbe fatto proprio e riscritto il mito cinematografico della frontiera insegnando agli americani stessi come riadattarlo ai tempi nuovi che sopraggiungevano ed al nuovo clima che già si avvertiva nell’aria.

Nelle mani di Sergio Leone, il tenebroso Uomo senza nome diventò una star del cinema mondiale, con la Trilogia del dollaro: Per un pugno di dollari (1964), Per qualche dollaro in più (1965) e Il buono, il brutto e il cattivo (1966). La fama e la notorietà raggiunte in Europa approdarono ben presto anche negli USA, dove venne scritturato per Impiccalo più in alto (1968), film che consacrò l’attore definitivamente come icona western. Con una carriera ormai avviata, Eastwood prese parte ad altri grandi successi, come Dove osano le aquile (1968).

Ottenuta una stabilità economica ormai certa, Eastwood stava scoprendo frattanto di nutrire ambizioni diverse. Tanto per cominciare, la carriera di produttore, che lo portò ad avviare una piccola compagnia con la quale poter dare attuazione al suo interesse per la realizzazione di film nel loro complesso.

Deciso a non legare il proprio nome soltanto al genere western ed a non fossilizzarsi nella parte di duro bel tenebroso, cominciò a misurarsi con ruoli diversi: la commedia western Gli avvoltoi hanno fame (1970) di Don Siegel, il thriller Brivido nella notte (1971), La notte brava del soldato Jonathan (1971), Ispettore Callaghan: il caso Scorpio è tuo! (1971), sempre diretti da Siegel.

Quest’ultimo film fu un’altra delle pietre miliari della carriera di Eastwood e segnò l’inizio di un genere d’azione incentrato sui poliziotti, ma più in generale su americani dalla mascella dura e dal pugno di ferro. Gli anni ’70 proseguirono tra pellicole d’azione, e le prime regie proprie (tra cui i vari sequel dell’ispettore Callaghan), alcune delle quali segnarono un ritorno al western, come Lo straniero senza nome (1973) e Il texano dagli occhi di ghiaccio (1976). Nel 1979 tornò a essere diretto da Siegel in Fuga da Alcatraz, un vero successo che lo consacrò definitivamente presso la critica fino a quel momento dubbiosa sulle sue doti di attore.

Clint Eastwood in “Gran Torino”

Gli anni ’80 segnarono l’inizio di un altro grande connubio tra l’attore e il regista Buddy Van Horn, nonché il successo commerciale con la commedia Per piacere…non salvarmi più la vita (1984), scritta da Blake Edwards e diretta da Richard Benjamin. Durante questo decennio l’Eastwood regista mise a segno i primi colpi d’autore, tra cui spicca certamente il biografico Bird (1988), primo lavoro a cui non partecipava come attore e con cui vinse il Golden Globe come miglior regista.

Sebbene il western a quel punto sembrasse un genere ormai definitivamente decaduto, Eastwood nel 1992 diresse Gli spietati con un cast di stelle comprendente lui stesso, Morgan Freeman, Gene Hackman e Richard Harris, riportando in auge il genere con un ultimo capolavoro, che ricevette addirittura nove nomination agli Oscar, vincendone ben quattro, tra cui miglior regista e miglior film.

Da allora, si è dedicato quasi prevalentemente alla regia, regalandoci un capolavoro dietro l’altro. dall’introspettivo e romantico I ponti di Madison County (1995), dove è protagonista insieme a Meryl Streep, all’innovativo fantascientifico Space Cowboys (2000), presentato fuori concorso al Festival del cinema di Venezia. Nel 2003 un altro salto di qualità, prima con la regia di Mystic River, con Sean Penn e Kevin Bacon, poi con quella del blasonato Million Dollar Baby (2004), con cui Eastwood vinse quattro Oscar, di cui due agli interpreti Hilary Swank e Morgan Freeman.

Nel 2006 la Guerra nel Pacifico vista dapprima dalla parte americana con Flags of Our Fathers e poi da parte giapponese con Letters from Iwo Jima. A fine decennio altre due pellicole storiche: il drammatico Changeling (2008) con Angelina Jolie e John Malkovich e il biografico Invictus – L’invincibile (2009). In mezzo lo splendido Gran Torino, dove Clint tornava alla recitazione interpretando praticamente se stesso.

Negli anni seguenti, sempre continuando a basarsi su fatti realmente accaduti o biografici, dopo la biografia di J. Edgar Hoover, il leggendario capo dell’F.B.I. interpretato da Leonardo Di Caprio, fu la volta di Jersey Boys (2014), che raccontava la storia dei The Four Seasons, quindi di American Sniper (2014), bio-pic su Chris Kyle (interpretato da Bradley Cooper), e poi di Sully (2016), interpretato da Tom Hanks, che narrava il dramamtico ammaraggio del volo US Airways 1549 nel fiume Hudson a New York.

E non era finita lì. Nel 2017 portò sul grande schermo la storia dell’attacco al treno Thalys del 21 agosto 2015 con Ore 15:17 – Attacco al treno, dove i tre militari protagonisti interpretavano proprio se stessi all’interno del film. Poi fu la volta del pensionato – corriere della droga di The Mule e dell’eroico ma frainteso agente antiterrorismo di Richard Jewell.

Repubblicano dichiarato, Eastwood è stato impegnato anche sul fronte politico con sostegni a vari candidati politici, tra cui il collega Arnold Schwarzenegger e Donald Trump, ed è stato lui stesso sindaco indipendente di Carmel-by-the-Sea in California, dove si trova la sua dimora attuale. E dove oggi spegnerà le sue brave 91 candeline a stelle e strisce, alimentando con il suo soffio il suo e nostro sogno di eroe americano dei nostri tempi ed anche e soprattutto di quelli andati.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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