L’arresto dello spacciatore nigeriano Innocent Oseghale
Qualcuno spieghi a Sergio Mattarella, presidente pro tempore (grazie a Dio) di questa Repubblica, che la comunità a cui deve fare riferimento quando apre bocca per parlare è quella degli italiani. Che non hanno potuto avere voce in capitolo sulla sua elezione, ma che almeno hanno il diritto di non essere vilipesi dalle loro istituzioni.
Qualcuno spieghi agli italiani come mai, dopo tante riforme sbandierate come conquiste di civiltà dagli addetti ai lavori (parlamentari e magistrati) il codice penale che regola la loro vita civile funziona così: il sig. Luca Traini che ha aperto il fuoco su una serie di migranti a giro per Macerata viene processato per direttissima – in quanto evidente il suo reato e la sua intenzione di commetterlo – addirittura sotto l’accusa di strage, nemmeno tentata strage, anche se per fortuna non è morto nessuno; il sig. Oseghale invece, arrestato mentre portava a giro una valigia dentro la quale è stato rinvenuto il corpo – pardon, i pezzi del corpo smembrato – di una ragazza di diciott’anni alla quale verosimilmente aveva prima venduto una dose letale di droga, non può essere processato per omicidio in quanto non ci sono prove, né evidenti né indiziarie. Sarà che quest’ultimo di nome di battesimo fa Innocent?
Qualcuno spieghi al partito democratico che un conto è la campagna elettorale, un conto è il perseguimento consapevole e continuativo dello stravolgimento del nostro ordinamento giuridico. Al punto che l’italiano che attacca il migrante è colpevole prima ancora del processo, ed il suo mandante è Salvini e tutto il centrodestra che seminano odio razziale, xenofobia, fascismo, mentre il migrante che fa a pezzi l’italiano non è perseguibile perché non sarebbe politicamente corretto.
Qualcuno spieghi inoltre allo stesso partito democratico che continuare a concionare di antifascismo e xenofobia e razzismo è penoso, oltre che inutile. Rimandare i problemi e addirittura concorrere ad aggravarli poi alla fine non risolve i problemi, ma li rende insormontabili nella risoluzione. Poi ci sarebbe il da che pulpito viene la predica, visto che in settant’anni i cosiddetti antifascisti non hanno mai chiesto scusa per gli eccidi come quelli di Porzus e delle Foibe, ma questo è un altro discorso e non vogliamo divagare.
Qualcuno però spieghi a coloro che appartengono al fenotipo culturale delle varie Boldrini che se Traini è uno spostato – e nessuno lo mette in discussione – il fatto che abbia nella libreria il Mein Kampf nello stato di diritto di cui tanti si riempiono la bocca a sproposito ciò non significa nulla. Così come non significa nulla aver riempito – surrettiziamente e intenzionalmente – il nostro codice penale di reati che non esistono, di cretinate giuridiche come il reato di odio.
La nostra Costituzione tutela la libertà di pensiero e la sua libera espressione. Ora, delle due l’una: o questo principio vale sempre e comunque ed allora siamo in presenza di un principio veramente liberale, oppure vale solo quando fa comodo a chi governa, e allora era paradossalmente più stato di diritto quello delle leggi razziali del 1938 di questo che pretende di riscrivere la storia dell’umanità negando l’esistenza di razze, culture, abitudini di vita diverse. Nel primo caso, siamo ad Hyde Park Corner, quell’angolo di Londra che è diventato il toponimo ideale della libertà di pensiero, dove ognuno ha il diritto di dire ciò che vuole e nessuno ha il diritto di contestarlo o togliergli in qualche modo la parola, ma solo di andarsene altrove se non condivide. Nel secondo caso, preferiamo non pensare a dove potremmo essere, adesso e ancor più in futuro. Far sparire gli organi interni della povera Pamela potrebbe essere un escamotage dettato dalla necessità di non far rintracciare sostanze illecitamente vendutele o somministratele, oppure potrebbe essere un qualcosa che viene da lontano, geograficamente e culturalmente: da usi e costumi tribali, che qualcuno vorrebbe ricomprendere fra quelli con cui ci dobbiamo integrare, volenti o nolenti.
La pretesa di una certa sinistra è sempre stata quella – mutatis mutandis, a cominciare dal nome del partito – di creare l’uomo nuovo. Quello che ha soltanto sentimenti buoni, solidarietà, apertura mentale (o presunta tale). E, aggiungiamo noi, residenza in quartieri alti come i Parioli o Via Montenapoleone, dove è difficile che i tuoi buoni sentimenti vengano messi quotidianamente alla prova per mancanza di controparte. E invece la storia dell’uomo ci insegna – o perlomeno insegna a chi studia un minimo – che l’uomo è fatto di sentimenti controversi e contrastanti, c’é l’amore e c’é l’odio e sono entrambi motori dell’esistenza (motori più che legittimi se addomesticati dalla civiltà), e rubricare l’odio come reato oltre che una cretinata è un ritorno ai secoli bui, quando una fede religiosa totalizzante e primitiva dettava regole ancora barbariche al vivere civile.
L’uomo odia così come ama. Io ho il diritto a farmi stare sulle scatole chiunque e per i miei motivi, insindacabili a norma della nostra Costituzione. Ho il diritto tra l’altro a ritenere intollerabile la situazione creatasi nel nostro paese per effetto della politica dissennata, quando non in malafede, dei governi dell’ultima legislatura, e a desiderare che questa situazione cambi – il 4 di marzo venturo o in qualunque altra circostanza – senza che nessun anima bella del partito democratico si senta autorizzato a darmi del fascista. Che poi farebbe bene a guardare nei propri geni prima che in quelli degli altri, perché se è vero che le razze ormai sono mescolate, anche nel comunismo o post-comunismo è confluita una bella dose di fascismo, per semplice opportunismo o per contiguità culturale. Questa settimana ci sono un bel po’ di anniversari che lo testimoniano.
Se poi dai sentimenti personali e dai comportamenti legittimi e costituzionalmente riconosciuti e tutelati passo a comportamenti delittuosi, il codice penale – applicato in buona fede – è sufficiente a sanzionarmi, anche nella versione riveduta e peggiorata dalle varie magistrature democratiche e senza bisogno di boldrinate. Ma che nessuno si permetta di dirmi a chi devo voler bene e chi posso o non posso odiare.
E che sia chiara un’altra cosa: fino a prova contraria, lo spostato Traini non ha ancora commesso nessun crimine efferato o odioso, lo spacciatore di droga Oseghale – che non dovrebbe nemmeno trovarsi nel nostro paese, lui come molti altri – con ogni probabilità sì. Il crimine più orrendo che esista.
E Sergio Mattarella decida una buona volta se vuol essere veramente il presidente degli italiani.
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