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Il santo più odiato dagli scolari

Remigio converte Clodoveo nella notte di Natale del 496 d.C. : «Piega il capo, fiero Sicambro (*), adora ciò che hai bruciato e brucia ciò che hai adorato»

Apparteneva ad una di quelle tribu germaniche non assorbite dall’Impero Romano al tempo della conquista della Gallia e poi confluite nel mare magno delle genti denominate Franchi che dall’Impero Romano dopo la sua caduta ereditarono la Gallia stessa, che divenne Frankreich, o Frankia.

Si chiamava Remigio, ed era un nome storico, ereditario. Remì, dal nome celtico dei Remi che una volta avevano abitato quelle terre al confine con la Belgica, e che avevano lasciato traccia di sé anche nel nome del capoluogo: Reims, per i Romani Durocortorum.

Notre-Dame de Reims, come appare dopo l'ultima riedificazione conclusa nel 1275

Notre-Dame de Reims, come appare dopo l’ultima riedificazione conclusa nel 1275

Di Reims a 22 anni era già vescovo, allora la durata della vita media non permetteva carriere allungate nel tempo, e si tendeva a bruciare certe tappe. Molti suoi colleghi ecclesiastici alla sua età erano già martiri, in una terra invasa da tribu barbariche non meno pagane di quelle che un tempo erano state sottomesse da Roma.

Ma a Remigio riuscì il colpaccio, che cambiò la sua storia e probabilmente quella d’Europa per i secoli a venire. Nel 496 riuscì a convertire nientemeno che il Re dei Franchi, Clodoveo il secondo della dinastia dei Merovingi che avevano conquistato l’ex Gallia Romana, e la di lui moglie Clotilde. E siccome un giorno i Maestri di Palazzo di questi sovrani, i Carolingi, dopo averli soppiantati avrebbero dato vita a loro volta ad un Impero che avrebbe ricalcato nello stile e nella estensione il vecchio Impero Romano d’Occidente, quell’Impero grazie a Remigio sarebbe stato cristiano, e la Chiesa di Roma lo avrebbe ringraziato facendolo santo. Uno dei santi più importanti del calendario, come si vede.

Molti secoli dopo, a lui sarebbe stato dedicato – almeno dalle nostre parti – un giorno altrettanto importante: quello in cui cominciava la scuola in tutte le regioni d’Italia. Il 1° ottobre era l’anniversario della traslazione delle spoglie mortali del Santo Remì dalla tomba originaria a quella allestitagli nella cattedrale di Reims, che un giorno avrebbe rivaleggiato con Notre-Dame de Paris per la palma di più alto esempio di gotico nordeuropeo, e nella quale sarebbero stati incoronati tutti i Re di Francia fino alla Restaurazione ed all’ultimo sovrano assoluto Carlo X di Borbone, nel 1825.

Il 1° ottobre la Chiesa celebrava dunque la memoria liturgica di San Remigio, e i bambini che infagottati nei loro grembiulini e caricati dei loro zainetti – cartelle venivano accompagnati a scuola in quel giorno da mamme e papà più emozionati di loro, venivano chiamati remigini.

Tutto questo finì per opera di un Ministro della Pubblica Istruzione, Franca Falcucci, che per quanto appartenente ad un partito che si professava cattolico, la Democrazia Cristiana, non ebbe riguardo a mantenere in vigore la celebrazione di certe reliquie, come l’anno scolastico che cominciava il giorno di Remigio. E lo sostituì con quello di Santa Susina. Il giorno che da allora cambia, ma che comunque significa che si torna a scuolina.

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(*) I Sicambri erano una delle tribu facenti parte della nazione Franca, probabilmente quella di provenienza dei Merovingi.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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