Appartengono alla generazione di mezzo, quella che in questi giorni ha da preoccuparsi su due fronti: quello dei propri genitori e quello dei propri figli.
I primi, si ha un bel dire hanno vissuto bene o male la loro vita. Sono i nostri padri e madri. Sappiamo dal giorno che siamo nati che non li avremo per sempre, fa parte del gioco della vita, così come ce l’hanno messo davanti da giocare. Ma non siamo e non saremo mai pronti a quel giorno in cui non li avremo più.
I secondi, li abbiamo messi al mondo carichi di aspettative, per loro ed anche per noi. Per scoprire un attimo dopo di esser carichi soprattutto di terrori. Perché da quel momento in cui sono nati, tutto ciò che ci circonda lo vediamo come un pericolo per loro. La stessa loro crescita la vediamo come un qualcosa di naturale, sì, ma a cui dobbiamo piegarci con riluttanza. Una volta cresciuti, non possiamo più proteggerli. Ammesso che abbiamo mai potuto farlo.
E’ dura accettare di sopravvivere ai propri genitori. E’ impossibile accettare di sopravvivere ai propri figli, Dio non voglia.
E poi arriva questo coronavirus e fa di tutti i nostri terrori un fascio come di ogni erba. Ho qualche dubbio che risolvo realmente qualcosa restando in casa come chiedono e impongono le autorità. Ma ci resto per loro, genitori e figli. Posso decidere di mettere in gioco la mia vita, non quella loro. Fermo restando che il terrore mi accompagnerà comunque, di giorno e di notte, qualunque cosa io faccia. E’ la condizione umana, e forse non possiamo farci niente, non esiste e non esisterà mai vaccino.
A tutti coloro che stamattina hanno genitori e figli per cui temere, o al cui pensiero semplicemente commuoversi, dedico questa splendida canzone di Francesco Guccini, tratta dal più bello dei suoi album, Radici.
Lascia un commento