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Il vento e i leoni

Ivana Knoll, miss Croazia ai Mondiali in Qatar

Perché nulla cambi, tutto è dovuto cambiare. Quattro anni dopo, le finaliste di Mosca sono ancora qui, ad aspettare di diventare le finaliste di Al-Bayt, Qatar. Magari ce la fanno. Non sono divertenti, Francia e Croazia, ma sono rimaste le più solide. Lo sono di rigore.

Già, i rigori, quelli che Inghilterra e Brasile hanno dimenticato come si tirano. Loro no, loro sanno dove piazzarli, dove vogliono arrivare, la Croazia poi aspetta a gloria il primo storico titolo, ed è probabilmente l’ultima chiamata da parte della storia. Se perdono questa occasione, nella storia ci restano come l’Olanda: bella, sì, mah…… peccato. Per sempre peccato.

Tosta come loro c’é solo l’Argentina. Anche lei ha un conto con la storia. Una storia che spesso lei stessa ha lasciato interdetta, nel bene e nel male. Questo mondiale per l’albiceleste assomiglia ad altri cominciati malissimo. La sconfitta con l’Arabia Saudita in primo turno richiama alla mente Italia 90. I campioni guidati da Maradona ne buscarono dal Camerun, sembrava notte fonda, poi invece si compattarono, e dalle parti di Goigoechea il portiere non passò più nessuno (tranne il nostro Schillaci) ed arrivarono in fondo. Nessuno aveva scommesso una lira su di loro, ma in finale a Roma ci andarono loro, e noi italiani sappiamo bene come.

Stavolta la numero dieci sta sulle spalle di Messi. Tanti appuntamenti con la leggenda mancati, questo è l’ultimo anche per lui. Ma gli argentini, a prescindere da lui, sembrano solidi di quella solidità storicamente tutta loro. Peggio giocano e più vincono. Croazia-Argentina non è un incontro fra fini palleggiatori, ma uno scontro tra uomini duri del pallone. La Croazia aspetta di saltare per aria dal 98, l’Argentina dal 90, appunto.

Dall’altra parte, la Francia che si sente sempre più predestinata dopo aver ribacchettato i dirimpettai della Manica (traditi proprio dal loro uomo migliore, Harry Kane) se la vedrà con l’avversario più insidioso: il sogno.

Altre volte erano i bleus a sognare, stavolta no. Stavolta sono i berberi che un tempo facevano parte delle loro colonie a minacciare una cavalcata selvaggia – e vittoriosa – come quella che condusse i successori di Maometto dalle sponde del Golfo Persico a quelle dell’Atlantico.

Il Marocco vola sulle ali di un sogno incredibile. Il calcio è davvero cambiato, il vento è davvero girato se adesso la Coppa del Mondo lambisce verosimilmente il terzo continente. Non è mai andata in bacheca fuori d’Europa o Sudamerica. Stavolta è l’Africa a sognare. E fossimo nei panni degli spocchiosi francesi dormiremmo sonni poco tranquilli. Il Marocco ha già rinverdito i fasti della battaglia di Alcazarquivir rimandando oltre Gibilterra le armate di Cristiano Ronaldo il Navigatore. E se adesso toccasse al Maresciallo Deschamps?

E’ una storia vecchia e sempre nuova quella del calcio. Riuscirà a Messi quello che non riuscì a Dieguito? Riuscirà a Modric quello che due generazioni di croati (compresa la sua) hanno fallito? Meglio Mbappe di Zidane e Platini (quello che giocava, non quello che assegnava edizioni dei Mondiali a posti strani come il Qatar)?

Ma soprattutto, basterà stavolta l’oceano a fermare la cavalcata dei guerrieri berberi che adesso davvero sanno di non dover temere più nessuno?

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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