«Come abbiamo subito dichiarato condividiamo pienamente l’ordinanza della Regione Toscana, che – oltre agli orti e alla silvicoltura -, ha riaperto le attività per il controllo e contenimento della fauna selvatica. Non dimentichiamoci che il problema ungulati e predatori selvatici è una priorità che dura da molti anni in Toscana, e prosegue adesso a prescindere dalla situazione attuale di emergenza sanitaria coronavirus.
E’ necessario proseguire nella strada di una corretta gestione faunistico-venatoria per salvaguardare le colture e tutelare gli agricoltori toscani dai danni provocati da cinghiali, caprioli e predazioni dei lupi. Per cui basta con pretestuose ed ipocrite crociate ambientaliste che vengono fuori con regolare puntualità, sempre e comunque a danno degli agricoltori e del delicato equilibrio fra uomo ambiente e fauna.
Per salvaguardare le colture è urgente attivare le misure contenute nell’ordinanza regionale dei giorni scorsi, e per questo è importante anche la sensibilità dei sindaci e la piena collaborazione della polizia provinciale e delle guardie venatorie volontarie».
A dichiararlo è Luca Brunelli, presidente Cia (Agricoltori Italiani) della Toscana, in seguito ad alcune dichiarazioni di sigle animaliste, contrarie all’ordinanza del presidente della Regione Toscana che ha dato disposizioni per lo svolgimento di alcune attività sempre nel pieno rispetto di quanto previsto dai Decreti della Presidenza del Consiglio dei Ministri e di tutte le norme di sicurezza relative al contenimento del contagio da Covid-19.
«Nella nostra regione – conclude Brunelli– si contano in Toscana oltre 400 mila ungulati che impediscono agli agricoltori di produrre, danneggiano i boschi e l’ambiente, provocano incidenti alle popolazioni. I dati ci dicono che la situazione è drammatica».
La densità dei cinghiali è ormai a livelli spaventosi: per ogni 100 ettari di territorio ci sono almeno 20 cinghiali, mentre il Piano faunistico regionale ne prevede da 0,5 ad un massimo di 5 capi. Per ogni agricoltore ci sono ormai 5 capi di ungulati; per ogni pecora c’è un ungulato, per ogni maiale 3,5 e per ogni bovino 5 ungulati. Danni alle colture che ormai da sei anni, in Toscana, ammontano a oltre 4 milioni di euro annui.
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