Abbiamo già reso giorni fa un doveroso tributo a John Williams, il mago delle colonne sonore. Ci risiamo, ed è inevitabile, vista la quantità di capolavori che ha consegnato alla storia della musica e del cinema.
Oggi si commemora Robert Francis Kennedy, il fratellino di John Fitzgerald, il Presidente, come lui ucciso in un modo che cinquant’anni dopo è stato tutt’altro che chiarito. Come lui, in procinto di varcare la soglia della Casa Bianca.
Su JFK e su Dallas Oliver Stone realizzò nel 1993 – all’epoca del trentennale – uno dei suoi film più emozionanti, avvincenti, riusciti. 50 anni dopo non ne sappiamo molto di più di quanto ci raccontò la Commissione Warren, ma almeno Stone ci ha insegnato a dubitare, a porre e a porci le domande giuste.
Su RFK, il fratellino ucciso a Los Angeles la notte in cui aveva vinto le primarie della California, forse decisive per l’elezione presidenziale del 1968, nessuno ha ancora realizzato un film di pari intensità ed efficacia (oltre che bellezza). Ma forse non ce n’é bisogno, sappiamo già cosa vedremmo. Con quali interrogativi irrisolti, con quanta rabbia ci alzeremmo dalle poltrone del cinema.
Basta la colonna sonora regalata da Williams al Caso ancora aperto di Stone a riportarci indietro a quei giorni. Ad una storia tutt’altro che conclusa e ben lontana dall’essere archiviata. Una storia che è la nostra. Di quello che è successo e che siamo diventati. Di quello che altrimenti avremmo potuto essere.
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