Nell’ultima giornata di campionato, incredibili combinazioni di eventi, rendono l’epilogo della stagione calcistica incerto e avvincente, sia per le posizioni di alta classifica che per la lotta alla salvezza. In questa girandola di situazioni, la Fiorentina, per uno strano caso del destino, si gioca l’obiettivo europeo contro la nemica di sempre Juventus.
Il popolo viola come in genere avviene, all’inizio del calendario, cerchia di rosso la data della sfida, madre di tutte le gare, in questo caso ancora più sentita per l’obiettivo da conquistare. In città l’attesa e spasmodica, per l’intera settimana è l’argomento principale, dai media ai social, la gara che vale una stagione.
La Curva Fiesole invita la tifoseria a colorare lo stadio di viola, alla vigilia davanti il centro sportivo Davide Astori, diversi gruppi fanno sentire il loro sostegno alla squadra con cori e applausi. Finalmente il sabato del match, l’orario in contemporanea con l’Atalanta, (a pari punti, ma in vantaggio per scontri diretti, ndr) é fissato per le 20.45, ma Campo di Marte e la zona adiacente al Franchi è già bloccata nel primo pomeriggio, tra speranza, aspettativa e consapevolezza di una notte di forti emozioni che potrebbe diventare qualcosa di importante.
I tifosi rispondono presente all’appello, una marea di maglie, sciarpe, e bandiere creano un muro indistinguibile di viola in ogni settore dell’impianto. In totale il numero di spettatori presenti è 34.831, il record stagionale. La squadra di Italiano, padrona del suo futuro, in un’atmosfera da brividi, con una temperatura estiva, ha la carica e la spinta di tutti i settori con incessanti cori e slogan.
Prima della gara il suono delle chiarine e il gonfalone simbolo della città di Firenze, accompagnano le due squadre all’ingresso in campo. Foto di rito per i giocatori e lo staff tecnico con le rispettive famiglie. Nessuna novità di formazione con il 4-3-3, Terracciano, Venuti, Milenkovic, Igor, Biraghi, Bonaventura, Amrabat, Duncan, Gonzalez, Piatek, Saponara.
I bianconeri già nella Champions fanno la gara senza grandi pericoli per Terracciano, i viola sfiorano il goal in un paio di occasioni. L’equilibrio si spezza quasi all’intervallo, con un’ azione di mischia in area con Bonaventura, il migliore dei suoi, che riesce a passare sulla sinistra a Duncan che trova il vantaggio. Un boato di liberazione fa esplodere il Franchi di gioia.
Nella ripresa il primo cambio è il rientro di Odriozola dopo l’infortunio, al posto di Venuti che esce tra gli applausi, stesso rituale di applausi per Saponara all’uscita, in campo Ikonè. Al quarto d’ora dalla fine entra l’ex Vlahovic che riceve diversi cori non simpatici dai suoi ex tifosi. I minuti scorrono con buoni spunti dei padroni di casa, il portiere Pinsoglio pronto sui tiri di Piatek e Bonaventura. Ancora un doppio cambio per i gigliati che amministrano la gara, dentro Cabral e Torreira per Piatek e Duncan.
Nei tre minuti di recupero intervento in area di Bonucci su Torreira, per l’arbitro Chiffi è rigore. Dal dischetto Nico Gonzalez spiazza il portiere ed è il raddoppio. Iniziano i festeggiamenti sul rettangolo di gioco di tutta la squadra, che indossa una maglia con la foto del compianto capitano Davide Astori. I giocatori si portano sotto la Curva Fiesole, sugli spalti i tifosi rispondono con cori e canti in una bolgia totale, lo speaker annuncia i nomi di tutti i protagonisti della cavalcata in Europa.
L’ex amato e denigrato Vlahovic, dopo il doloroso passaggio nel mercato invernale all’acerrima nemica, abbraccia ed applaude gli ex compagni. La festa prosegue per molto tempo all’esterno del Franchi, con i tifosi che aspettano l’uscita dei giocatori, e prosegue al Piazzale Michelangelo fino a tarda notte.
Finalmente dopo lunghi cinque anni (febbraio 2017, contro il Borussia Monchengladbach), con gli ultimi tre reduci da salvezze sofferte, la Fiorentina torna nel palcoscenico europeo, settima in campionato, 62 punti conquistati (32 girone d’andata, 30 ritorno) che significa Conference League. Un percorso inimmaginabile, partiti con la vicenda Gattuso, approdati ad un mister emergente legato ad un’ altra società, con diversi giocatori delle precedenti stagioni tra tante incognite e poche certezze, con la cessione del giocatore più determinante a gennaio, arrivati in Europa. Neanche i più sfegatati ottimisti, avrebbero scritto questo finale.
Una stagione partita in sordina, con l’obiettivo di creare uno spirito di appartenenza, una mentalità di gruppo, stazionare nella parte sinistra della classifica, riportare l’entusiasmo nella gente, ma diventata superlativa per come si è conclusa. Un plauso al mister, l’artefice principale che ha creato un capolavoro, un mosaico dove ha fatto coincidere i diversi frammenti, con giocatori recuperati e nuovi innesti in una amalgama perfetta, all’intero gruppo che ha onorato la maglia, alla società e dirigenti, ai tifosi, per un sogno realizzato.
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