Baliano di Ibelin: «Quanto vale Gerusalemme per te?»
Ṣalāḥ ad-Dīn: «Niente!…….. E tutto!»
Il 2 ottobre 1187 il destino di Gerusalemme si compì. La capitale del Regno Latino d’Oltremare si arrese a Ṣalāḥ ad-Dīn ed i Luoghi Santi ritornarono in mano mussulmana dopo 88 anni di dominio cristiano. Gli 88 anni seguiti alla Prima Crociata, al termine della quale Goffredo di Buglione aveva issato il vessillo con la Croce sulle mura della Città Santa e sul Sepolcro di Cristo.
Le Crociate furono la parte più nobile e insieme più abbietta della storia del Medioevo. «Costringere alla propria religione genti che ne professano altre è una sciocca questione», fa dire Kevin Costner al suo Robin Hood nel 1991. Ma ottocento e passa anni fa la questione era ben diversa. Per la sensibilità degli uomini dell’Anno Mille e seguenti, esisteva un solo Dio, e chi lo chiamava o venerava in altro modo era un infedele. Come tale, meritevole di sterminio, con la remissione dei peccati a chi se ne incaricava.
Abbiamo raccontato in altra parte del giornale il processo storico che portò Papa Urbano II a bandire la Prima Crociata a Clermont Ferrand, chiamando a raccolta non soltanto i cavalieri Franchi ma quelli di tutta la Cristianità europea. Una Cristianità che fino a quel momento, malgrado la pretesa avanzata in tal senso dal Sacro Romano Impero rifondato da Carlo Magno, non aveva mai trovato una causa comune, una propria unità e solidarietà, preferendo disperdere le migliori energie ideali e fisiche in mille feudi e mille rivoli di sangue versato per interesse personale.
Urbano II trovò la chiave di volta promettendo il perdono da ogni peccato (compreso l’omicidio, confidando apertamente che di infedeli ne sarebbero stati uccisi parecchi e con la benedizione del Cielo a nome di cui parlava) a chiunque si fosse arruolato sotto la bandiera di Cristo per andarne a riconquistare il Sepolcro in Terrasanta.
Goffredo di Buglione guidò il primo esercito di coalizione internazionale della storia, conquistò Gerusalemme e tutte le città storiche della Palestina che avevano assistito secoli prima alla vita ed alla predicazione del Cristo e dei suoi Apostoli. A prezzo di un terrificante massacro. Il 15 luglio 1099, a Gerusalemme, si dice che i crociati dilagarono nuotando in un mare di sangue. Da quel momento, toccò ai seguaci di Maometto sognare la rivincita e cercare di riorganizzarsi nella speranza di poter un giorno restituire la cortesia facendo altrettanto.
La storia del Cristianesimo e quella dell’Islam, dei loro sempre conflittuali rapporti, è fatta di fasi alterne sempre condizionate dalla capacità o meno dell’una o dell’altra parte di presentarsi con un fronte unito davanti al nemico. Gli Arabi avevano conquistato la Terrasanta insieme al Medio Oriente ed al Nord Africa, su fino alla Spagna, nel momento in cui Maometto era riuscito a riunificare le loro tribu disperse in un unico popolo, con un unico Dio ed agli ordini di un unico Califfo (successore del Profeta).
La Prima Crociata coincise con il momento in cui i Cristiani seppero fare altrettanto, mettendo da parte rivalità feudali, religiose, particolari in genere. 88 anni dopo il 1099 il pendolo della storia oscillava nuovamente in direzione della Mezzaluna, abbandonando il campo della Croce. Dopo una Seconda Crociata – la prima che vide in campo addirittura dei re, come Luigi VII di Francia – che ottenne come unico risultato la reconquista di Lisbona e del Portogallo, importanti ma assai lontani dai Luoghi Santi, la situazione del Regno Latino d’Outremer andò progressivamente deteriorandosi a causa delle stessi particolarismi che affliggevano l’intera Europa Cristiana.
Il re lebbroso Baldovino IV non riuscì a tenere a freno le ambizioni di falchi come i nobili Guido di Lusignano (marito di Sibilla sorella di Baldovino e padre del futuro Baldovino V, il re bambino ultimo sovrano cristiano di Gerusalemme), e Rinaldo di Chatillon. La fragile tregua stipulata con i mussulmani non resse alle provocazioni di costoro. Dall’altra parte intanto i seguaci della Mezzaluna avevano trovato un condottiero formidabile, capace di unificarli come non succedeva dai tempi della conquista del Nord Africa, dopo la morte di Maometto.
Saladino era un fine stratega ed anche, a quanto riportano le cronache, un nobile signore. Forse la tregua avrebbe retto se Rinaldo di Chatillon non ne avesse catturato la sorella, costringendolo a prendere le armi. Nel giro di un anno dalla morte del re Baldovino e dalla successione di Lusignano come reggente del figlio, Saladino aveva sbaragliato le armate cristiane ad Hattin (catturando lo stesso re) e alla fine di settembre cingeva d’assedio l’ormai circondata e isolata Gerusalemme.
I suoi guerrieri volevano vendicare la presa del 1099, e chiedevano lo sterminio dei cristiani, allahu akbar. Forte di questa consapevolezza, ma soprattutto dell’altra in base a cui le sue risorse militari non erano illimitate, Saladino andò sotto le mura di Gerusalemme ad offrire una resa onorevole e prigionie con riscatti da pagare.
Da quelle mura discese un condottiero pari suo, Baliano di Ibelin, che non era re ma era il nobile rimasto in città di grado più alto ed era considerato il capo indiscusso da tutti i cristiani superstiti. Baliano trattò fermamente alle proprie condizioni. Nessuna resa se non con l’onore delle armi (e la possibilità per tutti i cristiani di portarsele dietro compresa nel salvacondotto concesso fino alla costa, a Tiro, l’ultima fortezza e l’ultimo porto rimasti in mani cristiane, dove avrebbero potuto reimbarcarsi per l’Europa al sicuro.
Saladino tergiversò, sapendo che aveva la sua parte di falchi e di scontenti da affrontare. Baliano gli prospettò in alternativa una battaglia apocalittica, al termine della quale Gerusalemme sarebbe stata un cumulo di macerie. E la riconquista mussulmana non avrebbe avuto alcun senso, se non per il sangue inutilmente versato.
A quanto pare, Baliano ebbe la meglio, e poté ricondurre i suoi sani e salvi a Tiro. La Città Santa ritornava in mano mussulmana, con il plauso malcelato delle comunità ebraiche ed ortodosse che non avevano ricevuto un buon trattamento da parte cristiana.
L’impresa di Baliano fu offuscata dall’enorme commozione suscitata dalla caduta di Gerusalemme. Due anni dopo, i re d’Europa erano di nuovo in armi per l’ennesima reconquista. Riccardo Cuor di Leone d’Inghilterra, Filippo II di Francia, Federico Barbarossa di Germania erano i principali monarchi che misero in gioco corona e futuro (nel caso del Barbarossa rimettendoceli entrambi) per ripetere l’impresa dei primi Crociati.
Il Cuor di Leone ed il Saladino si trovarono di fronte in un estenuante duello che nessuno dei due aveva a quel punto le forze per vincere. La Terza Crociata terminò con il riconoscimento temporaneo della signoria mussulmana su Gerusalemme, ma con il permesso di transito ai pellegrini cristiani che si dirigevano al Santo Sepolcro.
La Quarta Crociata e quelle successive non avrebbero più modificato questo stato di cose, e fino a Lepanto la Cristianità non avrebbe saputo più far fronte comune contro i nuovi signori dell’Islam, i Turchi Ottomani.
La storia di Baliano e della sua sfida al Saladino trionfante è raccontata nello splendido Kingdom of Heaven di Ridley Scott, uno dei due film – insieme al Gladiatore – in cui il grande regista britannico è riuscito a romanzare magistralmente la realtà dei fatti senza snaturarla.
L’altrettanto splendida colonna sonora composta da Hans Zimmer e da Harry Gregson-Williams è il brano che vi proponiamo oggi.
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