Si avvicina il Giorno del Ricordo. Anche quest’anno chi ha celebrato con enfasi pochi giorni prima la Giornata della Memoria, si prepara a vivere una pesante amnesia pochi giorni dopo per il Ricordo.
E’ dura ricordare, soprattutto quando si tratta delle proprie malefatte. Molto meglio – per chi le ha commesse e tuttavia ancora si trova di riffa o di raffa a governare il paese – il Silenzio. D’ordinanza o fuori ordinanza, purché sia silenzio.
Il Silenzio degli Innocenti sarà probabilmente previsto anche quest’anno da pare delle nostre istituzioni. O al limite, la gazzarra degli antagonisti dei centri sociali qualora gli italiani che si sentono ancora tali insistessero a commemorare i Martiri delle Foibe nelle rare strade e piazze a loro intitolate nelle nostre città.
E tuttavia, negli ultimi anni un’aria diversa in qualche modo si respira, alla faccia di referenti istituzionali che ad ogni livello (anche tra le più alte cariche dello Stato) non rappresentano più nessuno se non la propria parte politica.
Gli anni scorsi ho chiuso le commemorazioni salutando Norma Cossetto e la memoria del suo martirio, finalmente rievocata dopo 70 di stupro continuativo e consapevole da parte delle sinistre di fatto fiancheggiatrici degli assassini slavi.
Sorridi, Norma, abbiamo vinto, chiusi così l’ultimo articolo. Era qualcosa di più di un auspicio, la gente – non solo gli istriani sopravvissuti – usciva fuori e finalmente trovava il coraggio di raccontare la sua storia. E trovava finalmente audience nella nostra comunità nazionale. Sempre meno del Festival di Sanremo, s’intende, ma insomma il film Red Land l’aveva visto il 18% dello share di pubblico televisivo, tanta roba.
Quest’anno riparto da Sorridi, Egea, abbiamo vinto. Egea è una signora di ottant’anni che adesso vive a Rovereto. Settantacinque anni fa o giù di lì era quella bambina in fuga da Pola con in mano una valigia ed un cartello con su scritto esule giuliana. Una foto che da allora fa stringere il cuore a tutti coloro che non si sono fatti avvelenare l’anima o corrompere per interesse dalla dottrina comunista e dai suoi derivati.
Si riparte da lei. Si riparte soprattutto con una attenzione da parte dell’opinione pubblica che fino a poco tempo fa era un sogno sperare di ottenere. La bambina con la valigia è sopravvissuta come i reduci di Auschwitz, ma a differenza di alcuni di loro adesso non chiede cittadinanze onorarie, né l’istituzione di commissioni parlamentari, né esternazioni ad hoc del presidente della repubblica.
Chiede solo rispetto per la memoria del suo babbo infoibato e per la sofferenza che – sono certo per esperienza quasi diretta – in questi oltre settant’anni trascorsi non l’ha mai abbandonata.
Sono certo che alla fine abbiamo vinto davvero. E quel rispetto Norma, Egea e tutti gli altri stavolta finalmente lo avranno.
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