Gli occhi di Mario Draghi sono una finestra aperta sul nulla. Sono vuoti, non contengono e non trasmettono emozioni, sensazioni, sentimenti, impulsi, empatia. Quello che vedono e che si imprime loro sulla retina semplicemente non esiste, serve soltanto a misurare la distanza tra la sua ambizione e la sua soddisfazione.
Disgraziata la patria che ha bisogno d’eroi, diceva Bertolt Brecht. Ogni epoca ed ogni popolo hanno il governo che si meritano, dice un vecchio adagio. Noi ci siamo meritati Mario Draghi. Il salvatore di una patria che non sa neanche attraverso a cosa è passata e per colpa di chi, e se realmente aveva bisogno di un simile salvatore. Il nostro eroe è un ometto che ostenta bonomia, sorride come il funzionario di banca che vi annuncia che il prestito vi è stato concesso, al fido che volevate. I suoi occhi vi sembrano luccicare trasmettendo buoni sentimenti come i vostri. E ancora non avete visto un estratto conto.
Provate a coglierlo di sorpresa, a riflettori spenti, con un obbiettivo di cui lui non ha avvertito la presenza, al momento di riporre le sue preziose carte nella ventiquattr’ore. I suoi occhi vi geleranno il sangue. Non perché in essi c’è cattiveria, gli è sconosciuta come la bontà. Semplicemente perché nei suoi occhi non c’è niente.
E’ un uomo per tutte le stagioni, soprattutto la sua, quella in cui crede da sempre di poter conseguire i propri traguardi, soddisfare le proprie ambizioni, a qualunque costo. Ambizioni smisurate, senza ostacoli apparenti nel mezzo.
Quegli occhi parlano di una determinazione assoluta, sconosciuta perfino a se stessa perché in realtà si tratta di una determinazione animale. Gli animali non si chiedono perché sbranano altri animali. Lo fanno e basta, o direttamente come i leoni, o indirettamente come le iene. Nei loro occhi, in tutti i casi, non c’è niente se non l’istinto di sopravvivenza. Negli occhi di Mario Draghi non c’è altro che il suo istinto, e non è salutare rendersi conto esattamente qual é. Il vuoto fa paura, soprattutto quando è un vuoto dell’anima. Un vuoto siderale che si porta appresso il gelo delle correnti dello spazio profondo e deserto.
Li abbiamo già visti nella nostra storia quegli occhi. Sono gli occhi di Heinrich Himmler, un altro a cui l’Europa del suo tempo aveva chiesto di adempiere alle sue missioni. Un altro che per compiacere il fuhrer di allora non si fermava davanti a nulla se non all’ottenimento del risultato. Negli occhi di Himmler c’erano freddezza e determinazione assolute, se è lecito individuare in quel vuoto pulsioni che comunque una qualche appartenenza umana la dovrebbero pur avere.
Himmler non stabilì neanche il prezzo della sua ambizione, lasciò che fossero i suoi subalterni a farlo. Come quell’Adolf Eichmann che gli organizzò la fabbrica della morte che si mangiò sei milioni di ebrei e non si sa che numero di altre categorie ed etnie. Era un omino all’apparenza inoffensivo, un semplice contabile che ripeteva con tono dimesso ed all’apparenza innocuo di aver fatto soltanto il suo dovere d’ufficio. Sembrava impossibile che a Gerusalemme insieme a lui nel 1962 si processasse il male assoluto. Hannah Arendt ebbe un bel da fare a spiegare la banalità di quel male. Che da allora si ripresenta a scadenze regolari, senza che abbiamo mai veramente imparato a riconoscerlo.
Mario Draghi ha lo stesso vuoto negli occhi, e non è un caso che li storni dall’obbiettivo di telecamere e macchine fotografiche nel momento in cui afferma: « Chi non si vaccina muore. Chi non si vaccina uccide».
La natura ha dotato perfino lui di un minimo di pudore. Prende il sopravvento in lui soltanto per un istante, ma quanto basta per non fargli svelare la propria essenza quando enuncia la più bestiale delle equazioni, dai tempi di Himmler, di Eichmann e di quel dottor Mengele a cui tanti medici immemori del giuramento che hanno prestato non si rendono conto di andare ad assomigliare sempre di più. Se questa guerra civile per il Covid non si ferma, stavolta non basterà Norimberga ad ospitarne e giudicarne tutte le nefandezze.
Sono molti, come accade in queste circostanze, i draghetti che al contrario del Drago più grande mancano il momento di evitare l’obbiettivo, rivelando ciò che sono. Ve ne forniamo di seguito un campionario.
Per non dimenticare. E per fare giustizia, come nel 1962, come a Gerusalemme, quando finalmente verrà il momento.
Umberto Tognolli, Cardiochirurgo all’ospedale Cattinara di Trieste:
«E se tu hai bisogno di terapia intensiva o monoclonali dopo aver rifiutato il vaccino, è giusto lasciarti morire per strada».
Roberto Burioni, virologo
«Devono stare agli arresti domiciliari e fare una vita da sorci»
Selvaggia Lucarelli, influencer
«Devono ridursi a poltiglia verde»
Andrea Scanzi, giornalista (absit iniuria verbis)
«Mi divertirei a vederli morire come mosche»
David Parenzo, giornalista (idem come sopra)
«Riders, sputate nel cibo che consegnate ai NOVAX».
Sebastiano Messina, editorialista
«I cani possono sempre entrare. Solo voi, com’è giusto, resterete fuori».
Andrea Romano, politico PD
«Chi ha dubbi sul vaccino Covid non ha diritto di parola, sarà zittito».
Eugenio Giani, governatore della Regione Toscana
«Novax? Perché, c’era una manifestazione di Novax? Gli date troppa importanza……»
Marcello Sorgi, direttore La Stampa
«Metti che, in un intento suicida, gli stessi responsabili delle dimissioni insistessero per mandare a casa il banchiere, giocandosi la fiducia dell’Europa e i miliardi di aiuti di cui sopra, al presidente della repubblica non resterebbe che mettere su un governo elettorale, forse perfino militare, com’è accaduto con il generale Figliuolo per le vaccinazioni. A mali estremi, estremi rimedi».
Marianna Rubino, medico
«Ragazzi, è inutile pubblicare post che spiegano gli effetti del vaccino, perché se sono vaccinato posso contrarre il virus, etc…. inutile pubblicare notizie che spiegano come il 70% dei ricoverati sia novax. La soluzione è una sola: CAMPO DI CONCENTRAMENTO! Se fosse per me costruirei anche 2 camere a gas, ma visto che poi mi danno della nazista, evitiamo. Li mettiamo tutti insieme in esilio e quando sono morti di covid li andiamo a recuperare e gli diamo degna sepoltura! Amen».
Adolf Eichmann, tenente colonnello delle Schutzstaffel
«In estrema sintesi, devo dire che non mi pento di niente»
Lascia un commento