Diario Viola Fiorentina

La Finale

(Nella foto, la splendida cornice dei tifosi viola)

Dopo una lunga mattinata, tra euforia e abbracci, con le tappe obbligate dei ritrovi, si approfitta per visitare qualche posto di particolare importanza della capitale greca.

Il più suggestivo e affascinante è rappresentato dall’Acropoli (156 metri sul livello del mare), una rocca che domina su tutta la città, con l’imponente Partenone (dedicato ad Atena protettrice della città), con i resti archeologici di tempi in onore degli dei, santuari, grotte e teatri, un percorso nella storia greca risalente a diversi secoli a. C.

Dall’Acropoli al Panthenaic Stadium (unico al mondo costruito con marmo, dal 2004 appare come sfondo sulle medaglie olimpiche), al cambio della guardia con i militari Euzoni, nei loro vestiti tradizionali, corpo speciale di soldati della guardia presidenziale, in Piazza Syntagma davanti al Parlamento, con una cerimonia spettacolare di movimenti ritmici.

Dopo questo mini excursus storico culturale, si torna al racconto di questa giornata concitata, quanto impegnativa e faticosa.

Dalle 16.00 del pomeriggio i vagoni della Metro iniziano a riempirsi, stracolmi e pigiati, gli uni sugli altri, dal centro un cambio direzione, 40 minuti di viaggio, fino alla fermata “Perissos”, quella dell’OPAP Arena, l’Agia Sophia di cui abbiamo parlato, cosi denominata per motivi di sponsorizzazione.

All’uscita della stazione forze dell’ordine in ogni angolo dei vicoli circostanti, molti tifosi biancorossi dell’Olympiacos, mescolati con i viola, ognuno prosegue senza problemi, per raggiungere i gate di entrata preposti.

Lo stadio inaugurato nel 2022, ha una capienza di 32mila spettatori, un altro gioiellino come visto in tutta Europa, davanti la principale entrata della tribuna, il simbolo della squadra dell’AEK Atene, un’ aquila a due teste, con numerosi steward posizionati attorno la statua, per evitare eventuali atti vandalici.

Il simbolo dello stadio l’aquila a due teste

Intorno alle 18.00 un buon numero di tifosi sono posizionati nei rispettivi settori, con il passare del tempo appare una splendida cornice, una marea di viola e rosso.

Tra le tante bandiere e striscioni dei diversi viola club, una bandiera con l’immagine di Jo Barone, allo stadio presente tutta la sua famiglia, moglie e figli.

Un paio d’ore prima, scendono sul terreno di gioco la dirigenza e il presidente Rocco Commisso, il patron con un giro di campo si porta sotto la curva, commosso saluta i sostenitori viola, che rispondono con tanti cori con il suo nome.

Prima della gara spettacolo pirotecnico, in campo luci e musica, al centro il logo della Conference, tra i due delle squadre, clima rovente con la tifoseria di casa superiore numericamente, ma con i diecimila cuori viola, che spesso surclassano quelli di casa, con battimani e cori sincronizzati, urlati con tutta la passione.

Dopo i due inni, e quello della competizione, le squadre entrano in campo, lo speaker annuncia le formazioni. I greci in maglia rossa, mentre per i viola la seconda bianca.

Le due squadre posizionate prima dell’incontro

La Fiorentina parte con il modulo del 4-2-3-1, Terracciano tra i pali, Dodo Milenkovic, Quarta, Biraghi, Arthur, Mandragora, Gonzalez, Bonaventura, Kouame, Belotti. L’arbitro dell’incontro il portoghese Arthur Dias.

La prima azione dei padroni di casa con Podence che impegna Terracciano, immediata risposta della Fiorentina, con un pallone che arriva a Belotti ma non trova la precisa traiettoria.

Al nono minuto tocco di Milenkovic e pallone in rete, dopo un breve consulto Var, rete annullata per fuorigioco. Al 32esimo occasione sprecata di Bonaventura che tira addosso al portiere Tzolakis. I viola si ripetono con azioni non concretizzate sotto porta.

I greci pericolosi in un paio di occasioni, Terracciano salva sulla linea, Milenkovic un pilastro in difesa su El-Kaabi. La difesa viola controlla, qualche attimo di apprensione sui contropiedi degli avversari. Si va all’intervallo a reti inviolate.

Nella ripresa scontro di gioco tra Belotti e Tetsos, dopo i controlli medici, i due giocatori proseguono la gara. Al 59esimo primo cambio esce Belotti per Nzola. Al 65esimo colpo di testa di Milenkovic di poco fuori, al 69esimo un tiro di Kouame, deviato in corner dal portiere. Al 74esimo cambio in mediana esce Arthur per Duncan.

All’80esimo altra azione da rete per i greci, un colpo di testa di Iborra sfiora il palo. All’82esimo doppia sostituzione in campo Ikoné e Barak per Kouame e Bonaventura. Nei 7 minuti di recupero due azioni, di Gonzalez prima e Nzola dopo, senza esito positivo. Non basta il tempo regolamentare per assegnare il trofeo, si prosegue  con i supplementari.

Al 96esimo grande parata di Terracciano sull’ex viola Jovetic, subentrato dalla panchina, ancora una volta il portiere viola salva la porta. Termina il primo supplementare, con la sensazione che i viola sono a corto di fiato.

Si riparte al 105esimo con due cambi, dentro Beltran e Ranieri al posto di Gonzalez e Biraghi. L’Olympiacos sembra più lucido e attivo dei viola, che dimostrano una evidente stanchezza.

Al 115esimo cross in area viola,  colpo di testa di El-Kaabi che rotola in porta, Ranieri disattento si fa anticipare e non mantiene la marcatura.

Esplode lo stadio, una bolgia indescrivibile in ogni zona, il rosso di sciarpe e bandiere, l’attaccante marocchino esulta con massima foga, ammonito per aver tolto la maglia, i viola (in campo e sugli spalti) in apnea attendono il responso Var. Lunghi interminabili minuti, più di 3, infine l’arbitro conferma la rete.

Una doccia fredda che ammutolisce la tifoseria viola, assegnati altri 5 minuti di recupero, ma il triplice fischio chiude le ostilità, con una sconfitta che porta ad un’altra finale persa, la terza consecutiva, dopo le due della passata stagione.

Le scene del post gara sono una tragedia, tristezza, lacrime e rabbia, la squadra sotto il settore inerme, mister Vincenzo Italiano  abbraccia i giocatori, qualcuno piegato sulle gambe, alcuni tifosi lanciano alcuni seggiolini che volano dietro la porta, il coro di disappunto dopo mesi di sostegno incondizionato, “rispettate la nostra maglia”, eloquente, rappresenta lo stato d’animo.

I seggiolini buttati in campo dopo la sconfitta

Ancora una volta costretti a vedere festeggiare gli avversari, tra fumogeni, coriandoli e luci, “We are the Champions” rimbomba ai massimi decibel, la delusione troppo grande, difficile da smaltire.

Nella prestazione generale, mancano i giocatori più rappresentativi, coloro che fanno la differenza, con i cambi che non hanno contribuito a dare supporto fisico e agonistico, squadra spenta e senza idee, mancanza di personalità, crollata nella fase finale, evidenzia tutti i propri limiti.

Ottima la prova di Terracciano, provvidenziale in diverse occasioni, quella su Jovetic, sembrava un segno per portare ai rigori, Quarta e Dodo sufficienti, con il brasiliano più propositivo, meno evidente Biraghi, Ranieri entra senza convinzione e purtroppo responsabile sulla rete avversaria.

In mediana manca la classe di Arthur, il sostituto Duncan non migliora il centrocampo, Mandragora non incide in fase offensiva, Bonaventura trequartista spreca un paio di occasioni, Barak risolutivo nelle precedenti gare, un cambio inutile.

In avanti Gonzalez assente dal gioco, un solo squillo dal giocatore che dovrebbe fare la differenza, troppo poco, prova insufficiente, come Belotti che lotta ma non concretizza, Nzola incosistente, e Ikonè la solita prova sottotono.

La sola sufficienza nel reparto offensivo a Kouame che ci prova, ma non sfrutta le occasioni avute.

Il migliore della gara fin dai primi minuti, il serbo Milenkovic, un pilastro della difesa, anticipa gli avversari con marcature precise sugli attaccanti, sfiora il goal annullato solo per fuorigioco.

Un plauso doveroso ai diecimila di Atene, mamme e nonne, anziani e giovani, ragazzi e bambini, gomito a gomito, una muraglia viola di voci e applausi, incessanti, encomiabili senza tregua e respiro, i protagonisti assoluti che avrebbero meritato un epilogo diverso, l’undicesimo ma anche il dodicesimo uomo in campo, la componente che, in qualsiasi parte del mondo, vince sempre.

Un’altra beffa arrivata nei minuti finali, come a Praga, una delusione troppo grande da poter giustificare, con un avversario parecchio inferiore a quello dello scorso anno (West Ham, ndr), difficile da metabolizzare l’ amarezza dentro, la fiducia riposta frantumata, rinviato ancora una volta l’ennesimo salto di qualità, che avrebbe portato il trofeo, l’Europa League.

Nella città greca si consuma un’altra infausta serata per il popolo viola, destinato a non dover gioire, ma che ferito e addolorato, troverà come sempre la forza per ripartire, oltre gli ostacoli e le difficoltà, con l’orgoglio di rappresentare la città più bella del mondo, Firenze, e la sua squadra la Fiorentina.

Autore

Patrizia Iannicelli

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