Bisanzio all’epoca in cui Costantino la scelse come capitale imperiale
E’ sempre difficile stabilire un rapporto tra il calendario gregoriano che utilizziamo adesso e quello giuliano che utilizzavano gli antichi romani. Sembra tuttavia di poter dire che la data della ricorrenza è questa, 11 maggio.
Era l’anno 330 dopo Cristo. L’Imperatore Costantino aveva trionfato nella guerra civile contro Massenzio, a Ponte Milvio, nella celebre battaglia alla cui vigilia l’angelo gli era apparso in sogno consigliandogli di issare davanti al proprio esercito le insegne del Dio cristiano. In hoc signo vinces, con queste insegne vincerai.
Costantino aveva seguito il consiglio, aveva vinto, e aveva deciso che…. a Roma mai più. La Città Eterna, la madre della civiltà e dell’impero più potenti della storia, era diventata troppo distante dai centri nevralgici delle battaglie e delle guerre civili che gli imperatori dovevano combattere quasi quotidianamente. Essa stessa era diventata troppo pericolosa per gli eredi di Cesare e Augusto. Il Senato ed il Popolo Romano ossequiavano i loro imperatori, ma appena potevano li accoppavano, spesso tramite il potentissimo corpo dei Pretoriani. Una città troppo popolosa, afflitta da problemi troppo gravi e da passioni e appetiti (in tutti i sensi) ingovernabili.
No, serviva una nuova capitale imperiale, una Nuova Roma che non avesse i difetti ormai incurabili della vecchia, possibilmente situata in una collocazione geografica altrettanto felice. Gli occhi di Costantino erano caduti su Byzantium, una città della Magna Grecia che risaliva al settimo secolo avanti Cristo e che era già prospera al tempo di Alessandro Magno il macedone. A cavallo dei due stretti che un giorno si sarebbero chiamati del Bosforo e dei Dardanelli, il capoluogo della provincia imperiale del Ponto sembrava fatto apposta per raggiungere e finalmente dominare le zone calde dell’impero, quei Balcani e Carpazi e quel Medio Oriente che di continuo davano problemi agli imperatori favorendo sollevazioni e rivolte.
E così fu. L’imperatore era anche Pontifex Maximum, il capo religioso dell’Impero Romano e come tale gli spettava officiare tutte le cerimonie, religiose e civili. Fu in tale veste che quel giorno che noi abbiamo ricostruito essere l’11 maggio 330 d.C. Costantino I ripeté il rituale e i gesti con cui Romolo aveva tracciato assieme al fratello Remo i confini di Roma quasi mille anni prima. Vuole la leggenda che al pari di Romolo e Remo e secondo un rituale segreto anch’esso antichissimo, attribuisse alla città di Byzantium rifondata il nome segreto che era stato attribuito alla vecchia capitale: Flora, in onore della Dea della Fioritura, della Primavera (da cui anche Florentia, Firenze, pare che derivasse il nome).
Costantino la chiamò Nova Roma, ma il popolo la ribattezzò ben presto in suo onore Costantinopolis, alla greca. L’Imperatore volle che la nuova città eguagliasse la vecchia capitale nella sua struttura e nella sua edilizia pubblica. Così Costantinopoli ebbe, come Roma, i suoi sette colli ed i suoi quattordici quartieri, il suo Foro, il suo Circo Massimo, il suo Senato, i suoi Palazzi imperiali, il suo Acquedotto (tutt’ora funzionante), il suo Ippodromo e eprfino il Milion, la pietra a partire da cui – come già a Roma – venivano misurate le distanze in tutto l’Impero.
Costantino morì sette anni dopo quella fondazione, e non vide pertanto terminata la sua nuova capitale. I suoi successori non ritornarono sulle sue decisioni, completandone anzi l’opera. Fino a quel Teodosio che alla fine del secolo realizzò ciò che Costantino aveva solo intuito: l’Impero ormai era troppo grande per essere governato da una sola città, doveva essere diviso in due parti. Costantinopoli alla morte di Teodosio divenne la capitale dell’Impero d’Oriente la cui corona andò al figlio Arcadio, e tale sarebbe rimasta per oltre mille anni. L’Impero d’Occidente andò all’altro figlio Onorio, che non riportò la sua capitale a Roma, giudicata sempre troppo pericolosa anche per un Imperatore potente come quello che continuava a chiamarsi romano. La sede prescelta fu Mediolanum, la vecchia capitale dei Celti padani, e poi Ravenna, quando ormai le invasioni barbariche rendevano necessaria alla difesa della capitale la conformazione acquitrinosa del grande delta del Po.
A Costantinopoli l’Imperatore d’Oriente Zenone, che ormai anziché latino parlava greco come tutto il suo popolo avendo abbracciato la lingua prevalente di quelle zone, si vide recapitare nel 476 d. C. le insegne dell’Impero d’Occidente sottratte da Odoacre re degli Eruli all’ultimo imperatore d’Occidente, Romolo Augustolo.
A Costantinopoli, quasi mille anni dopo, le ultime insegne dell’Impero Romano furono abbattute da Maometto II sultano dei Turchi Ottomani sulla Torre di Galata dove i cristiani avevano predisposto l’ultima disperata difesa. Era il 29 maggio 1453, la lunga storia successiva alla fondazione di Costantino in quel maggio del 330 giungeva al termine e ne cominciava un’altra. Di una città ribattezzata Istanbul, capitale di un nuovo Impero governato da un popolo la cui religione era l’Islam. Il titolo di Nova Roma andò in esilio con i cristiani sopravvissuti, verso Mosca che da quel momento si sarebbe considerata la città santa del cristianesimo ortodosso, la Terza Roma.
Il nuovo Impero Ottomano sarebbe durato 469 anni, fino a che il 1° novembre 1922, sconfitto nella Prima Guerra Mondiale a cui aveva partecipato dalla parte degli Imperi Centrali di Germania e Austria-Ungheria, sarebbe stato dichiarato decaduto, e con lui il destino imperiale di quella città che i coloni della greca Megara avevano fondato in maniera lungimirante sugli stretti del Bosforo e dei Dardanelli.
L’anno dopo Mustafa Kemal, che un giorno sarebbe stato conosciuto come Ataturk, fondò la nuova repubblica turca. Come aveva fatto tanto tempo addietro Costantino, il Padre dei Turchi valutò che una città che per centinaia di anni era stata capitale di un vastissimo impero non si prestava più ad esserlo di un nuovo stato proiettato nel futuro, e ne spostò la sede ad Ankara.
Byzantium, Costantinopolis, Istanbul, comunque la si chiami rimane la porta tra Oriente e Occidente, una delle nostre capitali spirituali. Il luogo magico e mistico dove tre imperi e due religioni si sono scambiate le chiavi della civiltà e le hanno tramandate ai giorni nostri.
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