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La piazza senza terra

Il tufo è rimasto nei fondachi del Comune. La piazza oggi rimarrà in silenzio, semideserta, se non per qualche turista che ha sfidato il caldo e la paura del momento.

Non era mai successo, se non due volte nel ventesimo secolo. I miei vecchi non ci sono più. Ma mi hanno raccontato a suo tempo che il Palio a Siena si era fermato soltanto due volte: per la Prima e per la Seconda Guerra Mondiale.

Per questa guerra virtuale che abbiamo inscenato contro noi stessi a motivo forse del troppo benessere e della troppa desuetudine alle difficoltà, succede di nuovo, nel secolo ventunesimo.

Oggi a Siena regnerà il silenzio. Piazze e strade rimarranno vuote. Il Palio dell’Assunta non si corre, così come il 2 luglio non si era corso quello della Madonna di Provenzano.

La Madonna ha altre grazie da farci, al momento, piuttosto che salvare le carriere che qui a Siena danno un senso, forse l’unico, di sicuro il più profondo alla vita individuale e collettiva dei cittadini.

E del resto non aveva senso correre a porte chiuse, a piazza deserta. In quel minuto e quattordici secondi scarsi la gente qui si gioca ogni volta le coronarie, il respiro, l’esistenza stessa e non solo in senso lato.

Vittoria, sconfitta, tensione, delirio, follia e grandezza sopravvissuta ai secoli sono nell’aria come corrente elettrica, attraversano ogni senese avventuratosi in piazza per rinnovare il rito. Senza la gente ed il suo ribollire di passione sfrenata dentro Il Campo di Siena, i cavalli forse non partirebbero nemmeno, per quanto nerbati dai fantini.

Tornerà. L’anno prossimo saremo di nuovo qui, a stringerci nell’ultimo varco attraverso l’Onda, sollecitati ad affrettarci verso una nuova ordalia dal suono gentile e marziale, guerresco delle chiarine e dai rintocchi inesorabili di Sunto. Dimentichi di questo anno assurdo in cui il mondo è impazzito trascinandosi dietro anche Siena e la sua magia unica.

Quest’anno, e questo giorno che trascorriamo malinconicamente a riguardare vecchi cenci. Come quello divino dipinto da Guttuso e vinto dalla Tartuca nel 1971. O come quello superbo, mistico e carnale disegnato da Manara e vinto dalla Selva l’anno scorso (foto).

L’anno prossimo qualcun’altro dipingerà qualche altra splendida Madonna senese. E Siena tornerà a riversarsi in piazza, nel Campo ricoperto di tufo, per lasciarsi attraversare di nuovo da quella corrente di sublime follia, da quello spasimo tremendo e totale che per chi è nato da queste parti rappresenta l’unica via per il paradiso o l’inferno.

L’unico senso che può avere questa vita.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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