Quando gli Inglesi la bruciarono sul rogo come eretica a Rouen, il 30 maggio 1431, aveva compiuto da poco 19 anni. L’età in cui oggi una ragazza si affaccia alla vita. Lei aveva già vissuto la sua, piena come poche altre, meritevole di passare alla storia, di diventare leggenda, di essere addirittura beatificata dalla Chiesa.
La Pucelle d’Orleans, così chiamata in ricordo della sua più grande vittoria militare, aveva una sola colpa, quella di aver risvegliato l’orgoglio nazionale francese nella Guerra dei Cento Anni contro l’Inghilterra. A cui non parve vero di liberarsi di lei accusandola di eresia, a causa delle famose visioni che l’avevano spinta a scendere in campo sotto le insegne del Delfino di Francia contro i pretendenti d’Oltremanica.
Il processo fu pretestuoso, e la sua sentenza non resse che pochi anni. Nel 1456 la Chiesa Cattolica, che pure all’epoca non lesinava le fiamme del rogo a nessuno, annullò la sua condanna avviandone la riabilitazione che si sarebbe conclusa con la beatificazione nel 1909. Ma soprattutto fu la Francia, la sua patria, a percepirne correttamente la grandezza, sentendo di dovere a questa precoce ragazza la sua precoce unità nazionale e la grandeur che ne seguì nei secoli successivi.
Jeanne d’Arc di Donremy, Lorraine (ribattezzato Donrémy-la-Pucelle in suo onore), è diventata la Patrona di Francia, soppiantando addirittura quel Saint Dènis a cui era ai suoi tempi dedicata l’Orifiamma, il vessillo che i cavalieri francesi innalzavano in battaglia. La storia di Francia si snoda, nella buona e nella cattiva sorte, tra due donne. Jeanne d’Arc che impugna il giglio del re e la Marianne che impugna il tricolore della rivoluzione.
(Nella foto: Milla Jovovic, la Giovanna d’Arco di Luc Besson)
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