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L’America di Brian Dennehy

«Natural causes, not Covid-related». Così si legge sul tweet con cui la figlia Elizabeth ha dato la notizia della sua scomparsa, stanotte, nella sua casa del Connecticut, lo stato dove era nato e aveva vissuto buona parte dei suoi 81 anni.

Brian Dennehy se n’é andato per cause naturali, ed è quasi un sollievo. Se può esserlo apprendere di un altro pezzo del nostro cinema, della nostra vita che se ne va.

Nella sua lunga carriera ha interpretato una miriade di film, vinto diversi premi prestigiosi (Golden Globe, Tony ed Emmy Awards) e impersonato una varietà di ruoli drammatici, brillanti e teatrali. Aveva recitato Shakespeare (Romeo e Giulietta), ma soprattutto aveva rappresentato come pochi altri l’americano medio, con la sua faccia da duro bonario e la sua semplice, a volte un po’ ottusa fede in una legge per cui esiste soltanto bianco o nero.

BrianDennehy200417-001Era stato soprattutto Will Teasle, lo sceriffo cattivo di provincia che aveva dato la caccia a Rambo, in quel primo film che, a differenza degli scontati sequel di maniera, era stato un capolavoro del cinema americano moderno. First Blood, la tragedia del Vietnam, di una sconfitta che gli Stati Uniti non erano riusciti a metabolizzare, di un reinserimento nella vita normale dei reduci che non avevano la più pallida idea – come sempre in questi casi – di come affrontare.

Will Teasle e John Rambo, Brian Dennehy e Sylvester Stallone si erano rubati la scena a vicenda, nell’escalation seguita all’arrivo dell’ex berretto verde nel paese in cui non era benvenuto («quella bandiera che hai sulla spalla, ecco cosa non mi piace….questo è un paese tranquillo, quasi palloso… e a noi piace così….»). Dal momento in cui lo sceriffo vede nello specchietto retrovisore della macchina che il suo foglio di via non è stato eseguito, a quelle scene finali in cui Rambo viene portato via dopo aver pianto tutta la sua rabbia di americano per cui l’America non trova più posto in se stessa. E dopo aver incrociato sulle scale lo sceriffo ridotto in barella, ci lascia con la amara sensazione che prima o dopo abbiamo avuto tutti, invariabilmente. Di aver combattuto al primo ed all’ultimo sangue per nulla, per buona parte della nostra vita. Lasciandoci dietro un cumulo di macerie senza senso.

Vecchia America, vecchio mondo che ha perso un altro di quelli che avevano saputo raccontarlo, anche soltanto mutando impercettibilmente una espressione nella scena giusta.

So long, sceriffo Dennehy. E’ stata una lunga strada, come cantava Dan Hill. Alla fine hai restituito la stella di latta. Adesso Rambo può entrare in paese.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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