Li vediamo scendere in campo ad ogni tornata elettorale americana. Ma come sono nati, e perché si chiamano così i due partiti che da sempre, o quasi, si contendono il potere a Washington, in quel bipolarismo perfetto che gli Stati Uniti hanno ereditato dalla Gran Bretagna e che molti tentano di imitare senza riuscirci?
Il Partito Democratico risale addirittura ai padri fondatori. Furono Thomas Jefferson e James Madison, rispettivamente terzo e quarto Presidente degli U.S.A. ed in gioventù promotori della Dichiarazione di Indipendenza che aveva dato il via alla Rivoluzione Americana, a sentire l’esigenza di fondare un partito che si preoccupasse da un lato di dare realtà sostanziale ai diritti stabiliti come universali da quella Dichiarazione (all’epoca ne rimasero fuori tutti gli Americani di etnia non anglosassone, come i neri importati dall’Africa come schiavi e i pellirosse sospinti sempre più a ovest verso le riserve dall’avanzata dei bianchi) e dall’altro contrastasse la tendenza iniziale di molti leaders dei primi Congressi ad intendere il federalismo nel modo più lasco possibile, il che avrebbe reso la nuova nazione meno forte.
Il partito democratico-repubblicano fondato da Jefferson e Madison nel 1792 divenne il Partito Democratico che conosciamo oggi con la presidenza di Andrew Jackson, un frontier man che era diventato uno dei primi esempi di self made man americano. Giovane patriota proveniente da una famiglia di immigrati irlandesi, volontario nella Guerra di Indipendenza, era diventato avvocato e poi uomo politico in rappresentanza di quei pionieri che andavano verso ovest per sfuggire alla miseria, così come aveva fatto una volta la sua stessa famiglia.
Alle elezioni presidenziali del 1828 Jackson si presentò alla guida di un nuovo partito, Il Partito Democratico o Partito dell’Asinello (così chiamato sulla scia di una vignetta satirica che ritraeva il settimo Presidente degli Stati Uniti a dorso di un asino, appunto, e che i democrats adottarono poi facendone un simbolo d’orgoglio). Pur nella contraddizione che vedeva allora ancora esclusi dalle battaglie democratiche i neri ed i pellirosse (Jackson stesso era stato schiavista e comandante militare di molte spedizioni contro gli Indiani), il partito rimase in eredità alla giovane nazione americana come forza progressista, radicata soprattutto in quegli Stati del Sud e del Midwest in cui si stavano insediando i coloni che avevano sostenuto Jackson dal 1828.
Per la nascita effettiva del Partito Repubblicano, si dovette attendere invece il 1860, ed una delle elezioni presidenziali destinate a passare alla storia tra le più drammatiche e di grande conseguenza. Nell’ultimo anno di pace prima dello scoppio della Guerra Civile tra Stati del Sud schiavisti e Stati del Nord abolizionisti, Abraham Lincoln si presentò candidato alla presidenza con la neonata forza politica con cui John Charles Frémont aveva fatto un buon risultato nella tornata precedente del 1856. Il Great Old Party, come sarebbe stato chiamato in epoca successiva quando l’ago della sua bilancia politica si era ormai spostato dal progressista al conservatore, nasceva sfruttando le contraddizioni del Partito Democratico. Soprattutto quella insita clamorosamente nel suo appoggio allo schiavismo, che portò ad una spaccatura fatale a metà dell’Ottocento tra democratici del nord e del sud.
Lincoln vinse il 6 novembre 1860, due mesi dopo (il nuovo Presidente non aveva ancora prestato il suo giuramento di fedeltà alla Costituzione degli Stati Uniti d’America) sette Stati dichiararono la secessione dall’Unione fondando gli Stati Confederati d’America, eleggendo il suo conterraneo del Kentucky Jefferson Davis come loro Presidente e innalzando una bandiera di guerra che manteneva le stelle ma che disponeva le strisce in modo simile a quelle della bandiera scozzese.
Complice l’esito della Guerra Civile con la vittoria del Nord ed il lungo periodo di ricostruzione del Sud, i Repubblicani mantennero il controllo della Casa Bianca per un quarto di secolo a spese dei Democratici ancora profondamente lacerati dalla questione dei neri emancipati dalla schiavitù, finché nel 1884 Grover Cleveland riportò alla vittoria l’Asinello. A quell’epoca, anche i Repubblicani avevano avuto il loro simbolo, nato da una vignetta satirica di Thomas Nast, il padre del fumetto americano, pubblicata su Harper’s Weekly. La vignetta prendeva spunto dalla notizia di una fuga di animali dallo zoo di New York. Notizia rivelatasi poi falsa, ma ideale come spunto per rappresentare la paura degli americani di fronte al dispotismo del presidente repubblicano Ulysses Grant. Tra gli animali in fuga spiccava appunto un elefante.
Presidenti degli Stati Uniti d’America
George Washington (1789-1796), indipendente
John Adams (1797-1800), federalista
Thomas Jefferson (1801-1808), democratico-repubblicano
James Madison (1809-1816), democratico-repubblicano
James Monroe (1817-1824), democratico-repubblicano
John Quincy Adams (1825-1828), democratico-repubblicano
Andrew Jackson (1829- 1836), democratico
Martin Van Buren (1837-1840), democratico
William Henry Harrison (1841-deceduto), whig (nati nel PD in opposizione ad Andrew Jackson)
John Tyler (1841-1844), whig (primo vicepresidente a diventare presidente per morte del titolare)
James K. Polk (1845-1848), democratico
Zachary Taylor (1849-1850 deceduto), whig
Millard Filmore (1850-1852), whig (secondo vice a diventare presidente per morte del titolare)
Franklin Pierce (1853-1856), democratico
James Buchanan (1857-1860), democratico
Abraham Lincoln (1861-1865),repubblicano rieletto nel 1864, ucciso il 14.4.1865 da John W. Booth
Andrew Johnson (1865-1868),repubblicano (terzo vice a diventare presidente per morte del titolare)
Ulysses Grant (1869-1876), repubblicano
Rutherford Birchard Hayes (1877-1880), repubblicano
James Abram Garfield (1881-assassinato), repubblicano ucciso il 2.7.1881 da Charles Guiteau
Chester Arthur (1881-1884), repubblicano (quarto vice a diventare presidente per morte del titolare)
Grover Cleveland (1885-1888), democratico
Benjamin Harrison (1889-1892), repubblicano
Grover Cleveland (1893-1896), democratico, secondo mandato
William McKinley (1897-1901),repubblicano rieletto nel 1900, ucciso il 6.9.1901 da Leon Czolgosz
Theodore Roosevelt (1901-1908), repubblicano (quarto vice diventato presidente per morte del titolare e poi rieletto)
William Howard Taft (1909-1912), repubblicano
Thomas Woodrow Wilson (1913-1920), democratico
Warren Gamaliel Harding (1921-1923 deceduto), repubblicano
Calvin Coolidge (1923-1928), repubblicano (quinto vice diventato presidente per morte del titolare e poi rieletto)
Herbert Hoover (1929-1932), repubblicano
Franklin Delano Roosevelt (1933-1945 deceduto), democratico, unico presidente eletto per quattro volte, deceduto il 12.4.1945
Harry Samuel Truman (1945-1952), democratico (sesto vice diventato presidente per morte del titolare e poi rieletto)
Dwight David Eisenhower (1953-1960), repubblicano
John Fitzgerald Kennedy (1961-1963 deceduto), democratico, ucciso il 22.11.1963 secondo le indagini ufficiali da Lee H. Oswald
Lyndon Baines Johnson (1963-1968), democratico (settimo vice diventato presidente per morte del titolare e poi rieletto)
Richard Milhous Nixon (1969-1974), repubblicano (primo presidente a dimettersi, per evitare l’impeachment
Gerald Rudolph Ford (1974-1976), repubblicano (settimo vice diventato presidente e primo per dimissioni del titolare
James Earl Carter (1977-1980), democratico
Ronald Wilson Reagan (1981-1988), repubblicano
George Herbert Walker Bush (1989-1992), repubblicano
William Jefferson Clinton (1993-2000), democratico
George Walker Bush (2001-2008), repubblicano
Barack Hussein Obama (2009-2016), democratico
Donald John Trump (2017-in carica), repubblicano
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