Tempo di festival, tempo di musica, e chissà quanta di questa edizione 2020 le sopravviverà, strumentalizzazioni e polemiche a parte.
C’é stato un tempo in cui i nostri fuoriclasse canori salivano sul palco dell’Ariston dopo aver riportato in patria trofei internazionali. Fu il caso nel 2006 di Laura Pausini, che neanche un mese prima era stata insignita a Los Angeles nientemeno che del Grammy Award. Fu la prima donna italiana a ricevere questo onore, categoria miglior album pop latino dell’anno. L’album era Escucha, versione in lingua spagnola di Resta in ascolto, la sua settima raccolta. L’ultimo uomo, ed anche l’ultimo italiano in assoluto a ricevere altrettanto onore era stato nel 1958 Domenico Modugno con la sua leggendaria Volare.
Per festeggiare ed impreziosirsi, Sanremo chiamò sul palco come superospite Laura Pausini, la affiancò ad un big dell’epoca e di sempre, Eros Ramazzotti, e mise loro in mano lo spartito della canzone che più ci inorgoglisce da quando l’abbiamo sentita per la prima volta. Nel blu dipinto di blu. Seguita da un medley dei grandi successi di Laura fino a quel momento. L’ultima era addirittura una cover della canzone Tous les visages de l’amour di Charles Aznavour, già tradotta in lingua inglese con il titolo di She e resa famosa dalla performance dello stesso Aznavour e, anni dopo, da Elvis Costello come colonna sonora del film Notting Hill.
Difficile scegliere il brano del giorno. Ve li proponiamo entrambi, e non se ne parli più.
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