Londra, 24 luglio 1908, Il drammatico arrivo di Dorando Pietri
I Giochi Olimpici di Londra del 1908 sono rimasti famosa soprattutto – e non solo per noi italiani – per la vicenda di Dorando Pietri. Era un umile garzone di fornaio originario di Carpi, in Emilia. Aveva l’hobby della corsa, e lo mise in gioco nella gara più prestigiosa di tutte, la maratona.
Durante la gara, che si correva da Windsor a Londra, riuscì a staccare tutti gli avversari di ben dieci minuti, entrando nello stadio dove era posto il traguardo con un tempo record. Sulla pista finale, era purtroppo stremato. Sbagliò dapprima strada, poi ricondotto sul tracciato giusto dai giudici di gara finì per cadere esausto a 200 metri dall’arrivo. Aiutato a rialzarsi da un bobby, uno dei tradizionali poliziotti britannici disseminati lungo la pista, cadde di nuovo. Di nuovo fu aiutato a rialzarsi da alcuni medici presenti. Per compiere gli ultimi metri impiegò quasi tutto il vantaggio sul secondo, l’americano John Hayes, quei dieci minuti con cui si era presentato allo stadio.
Pietri tagliò il traguardo prima di Hayes, ma la squadra americana fece ricorso e ottenne ragione. L’italiano fu squalificato per aver ricevuto aiuti indebiti. Hayes ebbe la medaglia d’oro, mentre Pietri veniva ricoverato in ospedale. L’opinione pubblica britannica però si commosse alla sua vicenda, ritenendolo il vincitore morale. La regina Alessandra, moglie di Edoardo VII, gli fece dono di una coppa d’oro piena di monete dello stesso metallo pregiato, a risarcirlo di quella medaglia che si era guadagnato ma non aveva avuto.
Narra la leggenda che a proporre il risarcimento reale per il coraggioso italiano fu un giornalista – scrittore d’eccezione, presente a bordo pista durante la gara come inviato del Daily Mail. Nientemeno che Arthur Conan Doyle, il padre di Sherlock Holmes. Qualcuno sostenne che Doyle era stato addirittura uno di coloro che avevano aiutato Pietri a rialzarsi. Comunque fosse andata, il celebre scrittore consegnò il fornaio italiano alla storia con queste parole: «La grande impresa dell’italiano non potrà mai essere cancellata dagli archivi dello sport, qualunque possa essere la decisione dei giudici.»
Pietri ottenne la rivincita morale in una gara appositamente organizzata al Madison Square Garden di New York un mese dopo la chiusura delle Olimpiadi. In mezzo ad un tripudio di emigrati italiani, su una distanza equivalente a quella della maratona olimpica, Pietri riuscì a prevalere su Hayes con una condotta di gara meno estenuante, staccandolo negli ultimi 500 metri.
Morì a 56 anni nel 1942 per un attacco cardiaco a Sanremo, dove risiedeva. Sulla coppa donatagli dalla regina, tutt’ora custodita in cassetta di sicurezza presso una banca di Carpi, si legge:
A Pietri Dorando – In ricordo della maratona da Windsor allo stadio – 24 luglio 1908. Dalla regina Alessandra.
Lascia un commento