Sembra che la nascita della cerimonia dello Scoppio del Carro a Firenze risalga addirittura alle Crociate. Secondo la leggenda, fu il fiorentino Pazzino de’ Pazzi il primo nobile cristiano a salire sulle mura di Gerusalemme il 15 luglio 1099, quando la grande coalizione guidata da Goffredo di Buglione riuscì a sfondare le difese musulmane, a conquistare la Città Santa ed il Santo Sepolcro e a concludere vittoriosamente la Prima Crociata.
Per riconoscimento, Goffredo di Buglione fece dono a Pazzino de’ Pazzi di tre schegge della Pietra del Santo Sepolcro, che al ritorno del Crociato furono custodite nella Chiesa dei Santi Apostoli ed esibite ad ogni ricorrenza del Sabato Santo. In quella stessa circostanza veniva perpetuata l’usanza di distribuire il fuoco santo ai fiorentini, da cui la processione dei nobili che portavano i ceri e poi la trasposizione di questi sul Carro che andava ad onorare le pietre del Santo Sepolcro. Probabilmente, una di queste processioni si concluse con lo scoppio accidentale del Carro. Il che, lungi dallo spaventare i cittadini come presagio di sventura, fu mantenuto come tradizione per i secoli a venire.
La cerimonia fu lasciata alla responsabilità organizzativa della famiglia Pazzi fino al 1478, anno in cui a seguito della celebre congiura contro i Medici la famiglia fu decimata e i superstiti banditi da Firenze. Lo Scoppio del Carro fu proibito dalla signoria, fintanto che nel 1494 ai tempi di Savonarola non fu cacciata la signoria stessa e la cerimonia del Carro fu ripristinata. I Medici ritornarono a Firenze come Duchi e poi Granduchi grazie alle armi dell’Imperatore Carlo V, ma non si sognarono più di vietare lo Scoppio del Carro, diventato ormai una delle tradizioni di Firenze. Ai Pazzi, poco prima che perdessero il privilegio di organizzatori, in seguito recuperato, sembra sia dovuta la struttura attuale – più resistente – del Carro e l’uso della Colombina per incendiarlo.
Tra le leggende di Firenze, c’è quella che vuole la Colombina sempre a bersaglio, tranne in annate in cui si verificano poi calamità. In epoca moderna la superstizione pare essere stata confermata nel 1940 (entrata dell’Italia nella seconda guerra mondiale) e nel 1966 (alluvione di Firenze e della Toscana). Senza esito, per fortuna, i recenti mezzi flop di 2014 e 2018. A meno di non considerare il drammatico 2020 come un loro effetto a scoppio ritardato.
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