Dopo giorni di attesa spasmodica, si gioca la prima semifinale contro la Juventus, una gara mai banale e scontata, sempre vissuta con grande intensità dalla tifoseria viola, contrapposta a quella bianconera per una storica rivalità.
La serata oltre l’importante risultato calcistico, pone i riflettori sull’osservato speciale, l’ex attaccante serbo Dusan Vlahovic, passato nel mercato di gennaio tra le fila della concorrente, tra polemiche e malumori.
La curiosità e l’attenzione è concentrata sull’accoglienza riservata al giocatore cresciuto nelle giovanili che non ha esitato a passare alla nemica senza rispetto per la città e i tifosi.
Nella mattinata la Curva Fiesole anticipa la realizzazione di una coreografia che negli anni ha sottolineato il particolare significato della sfida. I dati ufficiali parlano di 28.038 biglietti emessi, non è stato raggiunta la capienza totale consentita di 32mila tagliandi.
All’interno dello stadio la maggior parte degli spettatori si posiziona nel proprio settore un’ora prima, all’ingresso in campo nel riscaldamento i primi cori all’indirizzo del serbo, una bordata di fischi anche grazie ai diecimila fischietti distribuiti.
In tribuna diversi ex viola, tra i quali Gabriel Batistuta, omaggiato con il coro a lui dedicato e Per Koldrup, l’ex dirigente Edoardo Macia, il ct azzurro Roberto Mancini. Il primo striscione che appare in Curva Fiesole una citazione dantesca del Canto XXXII dell’Inferno, sui traditori, “Ormai non vo’ che più favelle, malvagio traditor ch’a la tua onta io porterò di te vere novelle”, a bordo campo si legge “Fiorenza…per lo ‘nferno tuo nome si spande”.
All’ingresso delle squadre con il sottofondo dell’inno viola la splendida coreografia, su sfondo viola e rosso (le fiamme dell’Inferno) giganteggia l’immagine del Sommo Poeta Dante Alighieri. La tifoseria esalta la città della bellezza, dell’arte della cultura, ma chiaro è il riferimento all’ex attaccante.
Prima del fischio d’inizio come consueto nella foto di rito, tutto il gruppo giocatori e lo staff tecnico. La formazione degli undici titolari ancora inedita, Gonzalez costretto a partire dalla panchina per un attacco influenzale, il modulo resta del 4-3-3, Terracciano, Biraghi (cap.), Milenkovic, Igor, Odriozola, Bonaventura, Torreira, Castrovilli, Saponara, Piatek, Ikonè.
La Fiorentina inizia con un buon ritmo, buone giocate con le prime conclusioni di Saponara e Bonaventura, un diagonale di Ikonè dopo un contropiede termina di poco fuori dallo specchio della porta. I padroni di casa creano senza trovare il colpo vincente, gli avversari si difendono. I pochi palloni toccati dal serbo, grazie anche alla marcatura di Igor, sono accompagnati da sonori fischi. Il primo tiro di Vlahovic, ma anche dei bianconeri a fine tempo. Si va all’intervallo a reti inviolate ma con molte chance sprecate dai viola, il 58% di possesso palla, 7 tiri verso la porta.
Nella ripresa primo cambio forzato per mister Italiano Odriozola costretto a lasciare il campo per infortunio, al suo posto Venuti. Pochi minuti dopo Torreira serve un pallone per Ikonè che con il mancino manda il pallone sul palo.
Si prova con tiri da lontano, ma la difesa avversaria non lascia spazi. In affanno la coppia offensiva Piatek e Saponarra, che mister Italiano sostituisce con Cabral e Sottil. Nella parte finale i bianconeri sembrano più concreti, i viola si nota la stanchezza nelle gambe, si mostrano meno brillanti.
All’83esimo le ultime sostituzioni, escono Castrovilli e Ikonè per Duncan e Gonzalez. I minuti finali di tensione, quasi un presagio di ciò che potrebbe avvenire, che puntuale si realizza nel primo dei due minuti di recupero, dalla destra Cuadrado crossa al centro area, Milenkovic cerca di buttare via il pallone che colpisce Venuti che manda in rete, un clamoroso quanto incredibile auto goal.
Cala il gelo sul Franchi, non solo per la bassa temperatura. Il terzino, incolpevole (si trova al posto sbagliato) e sfortunato (proprio sul fischio finale) cresciuto nelle giovanili a fine gara in lacrime, anche Vlahovic consola il suo ex compagno.
Una sconfitta immeritata dopo aver dominato la gara, con una Juve, rimaneggiata e senza gioco che porta a casa una vittoria con il minimo sforzo, neanche un tiro in porta.
La Fiorentina recita il solito copione buona prova con un gioco che la contraddistingue, poco concreta per le occasioni create, 22 tiri totali sono numeri che aumentano la delusione di una serata che poteva portare ad altro epilogo.
Con la regola dei goal che valgono doppio in trasferta (il prossimo anno sarà abolita, finalmente come in Europa) i viola nella semifinale del ritorno ad aprile dovranno disputare una gara perfetta per raggiungere la finale, percorso difficile ma possibile.
Sui singoli ci soffermiamo sui giocatori che hanno dato qualcosa in più, come abbiamo già citato la grande prova di Igor che controlla e neutralizza un avversario difficile come Vlahovic, ancora una superba prestazione per Torreira, l’uruguaiano inesauribile propone e smista palloni, prova nel tiro, il francese Ikonè imprendibile con le sue accelerate, crea tanto ma non riesce a finalizzare.
Il Franchi torna ad essere il dodicesimo uomo, con uno spettacolo che ha dato forti emozioni, dalla gioia, alla grinta, al supporto, fino alla sofferenza e alla rabbia finale, (difficile accettare un’altra sfortunata beffa), ma consapevole di rappresentare con orgoglio una città e la sua squadra.
Gli applausi all’uscita del campo verso i giocatori, rappresentano l’ennesima prova di maturità e compattezza di una tifoseria encomiabile, in una lunga giornata vissuta tra campo e spalti tutta d’un fiato.
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