Diario Viola Fiorentina

L’ultima gara…della stagione

(Nella foto il tecnico Vincenzo Italiano, di Paolo Giuliani)

Dopo l’amara e cocente delusione del mancato trofeo europeo, la Fiorentina, con il campionato chiuso e i verdetti già decisi, recupera la 19esima giornata del 17 marzo, rinviata per il malore del dg Jo Barone, che poi costò la vita al dirigente viola.

La sfida al Gewiss Stadium contro l’Atalanta, posizionata al quarto posto, con la certa partecipazione della Champions League, ma con la possibilità di arrivare terzi ed incrementare altri guadagni economici, in un’ annata già straordinaria, terminata con la vittoria dell’Europa League.

I viola purtroppo giocano senza dover migliorare posizioni, con la matematica certezza di un ottavo posto, e dell’ennesima Conference League, consapevoli di aver perso l’occasione di accedere a competizioni europee di prestigio, per aver lasciato punti pesanti con squadre inferiori, nel girone di ritorno.

Sugli spalti del settore ospiti pochi sostenitori, circa 200 in totale, reduci dalla gara rinviata, con il tagliando acquistato a marzo.

Nella formazione ufficiale del tecnico Vincenzo Italiano, la bella sorpresa dell’esordio tra i pali, del portiere Tommaso Martinelli, proveniente dal vivaio, classe 2006, un primato in assoluto in serie A, per la giovane età.

Tommaso Martinelli, all’esordio in serie A, di Paolo Giuliani

Gli undici di partenza con il modulo del 4-2-3-1 sono: Martinelli, Kayode, Quarta, Ranieri, Biraghi, Lopez, Duncan, Gonzalez, Beltran, Castrovilli, Belotti.

Sulla città lombarda, sotto un violento temporale e con una pioggia persistente, il direttore di gara l’arbitro Daniele Orsato, chiude la sua carriera, con l’ultimo fischio d’inizio.

Si inizia con ottimo approccio da parte delle due squadre, ma al sesto sono i gigliati a passare in vantaggio, da cross dalla sinistra di Castrovilli, colpo di testa vincente di Belotti, ben posizionato in area.

Pochi minuti dopo, al 12esimo, gli orobici trovano il pari, apertura di De Katelaere, Lookman salta Kayode e manda il pallone in rete.

La gara resta piacevole anche se con un terreno pesante, i giocatori non si risparmiano, e al 19esimo gli ospiti tornano in vantaggio, con una bella rete di Nico Gonzalez, azione che parte da Castrovilli per Biraghi che dalla sinistra crossa nel mezzo, l’argentino controlla e con una bella girata al volo, gonfia la porta difesa da Carnesecchi. Il numero 10 non festeggia, ma con le mani giunte sembra chiedere scusa, per il goal mancato nella precedente finale.

In panchina un Italiano dimesso segue la gara, lasciando la guida al secondo Niccolini. Sulle rocambolesche azioni, arriva il pari di Scalvini, che riceve dalla sinistra e con un gran tiro riporta il risultato in parità.

Nel finale ancora azioni da una parte e dall’altra, dopo una buona manovra di gioco, Ranieri di testa segna, ma il goal è annullato per fuorigioco.

Nei due minuti di recupero, ancora i viola in attacco, su corner battuto da Biraghi, tiro in porta di Beltran, pallone che arriva a Belotti, che quasi sulla linea ribatte in porta. Si va all’intervallo con il vantaggio degli ospiti e tre reti realizzate.

Da sinistra Nico Gonzalez e Andrea Belotti, autori delle reti, di Paolo Giuliani

La seconda frazione riprende con la stessa intensità della prima, i viola in avanti, gli orobici che provano a ristabilire il risultato. Al 54esimo Pasalic centra la traversa, ma l’azione in fuorigioco, nervosismo in campo tra Quarta e Lookman, ma tutto rientra senza conseguenze.

Al 66esimo primo cambio entra Kouame al posto di Castrovilli, poi è il turno di Infantino (argentino classe 2003) per Duncan e di Ikonè per Beltran.

Le ultime fasi con cambi da parte delle due panchine, l’orobico Scalvini esce per un grave infortunio, gioco interrotto per diversi interventi, all’87esimo Faraoni al posto di Kayode, Barak al posto di Gonzalez.

Nei 5 minuti di recupero bella parata di Martinelli su tiro di Scamacca di testa, il triplice fischio chiude la gara.

L’arbitro Orsato riceve due maglie celebrative dalle società, l’abbraccio dei giocatori e dei dirigenti, le squadre lo omaggiano con il pasillo de onor.

Al termine della gara consueto passaggio dei viola sotto il settore ospiti, applaudito mister Italiano, cori di disappunto per la squadra, prevale “solo per la maglia”, giusto per rimarcare il duro comunicato della Curva Fiesole, di pochi giorni prima, di delusione e fallimento per gli obiettivi mancati, con il discorso finale dei pochi tifosi, verso i giocatori che ascoltano, prima di rientrare negli spogliatoi.

Si chiude il campionato con la vittoria, apprezzabile, quanto inutile, 60 punti per la squadra viola e grande rammarico, per aver mancato di un solo punto l’Europa League.

Sulla prova complimenti e rabbia, dalla finale di Atene a quella di Bergamo, due diverse prestazioni, timorosi e sottotono in Grecia, determinati e a viso aperto con la corazzata bergamasca, inspiegabile e incomprensibile le due facce della stessa squadra.

Un bell’esordio quello del giovane portiere Martinelli, personalità e doti tecniche, la parata finale gesto da applausi, un buon inizio per la sua carriera appena iniziata.

Tutta la squadra fornisce una buona prestazione, non citiamo i pochi che riteniamo insufficienti, ma il migliore della serata, Andrea Belotti, la prima doppietta in maglia viola, la quarta rete totale, si congeda con un bottino minimo, prima di tornare nella Roma, dopo il prestito secco di questi sei mesi.

Un plauso particolare e dovuto a mister Vincenzo Italiano, che chiude con una vittoria, un triennio che riteniamo positivo, con la capacità di aver dato un gioco, carattere e un’identità di squadra, con momenti di entusiasmo per due anni in Europa, dopo precedenti campionati di depressione, a rischio retrocessione.

I numeri sono tutti dalla parte del tecnico di origini siciliane, nato a Karlsruhe in Germania, dal 2019 sulle rive dell’Arno, 162 partite totali, 115 in campionato (51 vittorie, 25 pareggi, 36 sconfitte), 3 semifinali consecutive di Coppa Italia (primo tecnico nella storia viola), 3 finali in un anno solare, una Coppa Italia e due consecutive Conference League, competizioni europee che mancavano dal 1962.

Resta il rimpianto di non aver chiuso il suo ciclo con un trofeo (sarebbe stato più che meritato), più per episodi sfavorevoli e qualche distrazione dovuta ad errori di giocatori, per le seconde linee non all’altezza per competere con la mole di partite disputate, ma con la consapevolezza di aver creato le basi, per ambire a nuovi traguardi ed obiettivi di prestigio.

L’addio del tecnico viola con i saluti di rito e i ringraziamenti, ufficializzati nel post gara, chiudono l’ultima di campionato, di Italiano e di diversi giocatori, una nuova stagione per la Fiorentina è già alle porte, con un futuro da definire, per ripartire.

Autore

Patrizia Iannicelli

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