Più di trent’anni senza il maestro. Consegnati ad un futuro che lui aveva previsto e che si è realizzato al di là delle sue stesse previsioni. Una vita che era stata a suo modo un racconto di fantascienza, stroncata alla fine da uno dei malefici, delle creazioni da apprendista stregone che l’uomo è da sempre bravo a rivoltare contro se stesso.
Il 6 aprile 1992 se lo portò via un arresto cardiaco a seguito di una normale operazione di bypass, causato dal deperimento del suo organismo indotto dal terribile virus Hiv. Il male del ventesimo secolo per eccellenza, da lui contratto grazie ad una normale trasfusione di sangue. Una beffa imprevedibile perfino per la sua infallibile psicostoriografia, o per il brillante ingegno deduttivo dei suoi Vedovi Neri.
Era nato a Smolensk il 2 gennaio del 1920, nella Russia bolscevica che annaspava per sopravvivere alla controrivoluzione e intanto inaspriva più che risolvere i problemi che avevano travolto lo zarismo. Per una famiglia ebraica come gli Asimov, c’era poca scelta se non quella di emigrare. Nei sobborghi di New York, dove si trasferirono quando il piccolo Isaac aveva appena tre anni, perlomeno si sopravviveva, ed una chance il sogno americano allora la concedeva a tutti.
La storia della sua vita e la sua opera, comprese tra queste due date, la conoscono bene tutti. Almeno tre generazioni di ex ragazzi cresciuti a pane e fantascienza lo venerano come il più grande autore di sempre. I più giovani magari non l’hanno letto ma apprezzano i molti film direttamente o indirettamente ispirati alla sua vasta e impareggiabile produzione letteraria. Isaac Asimov è stato davvero il più grande, le sue visioni del mondo futuro hanno ispirato tutti i suoi colleghi, affascinato tutti i suoi lettori e influenzato creazioni letterarie e cinematografiche a loro volta divenute un cult dei nostri tempi.
Dalla saga dell’Impero Galattico, la cui ispirazione gli venne dalla lettura del Declino e caduta dell’Impero Romano del grande storico inglese Edward Gibbon, non è un mistero che abbia tratto per esempio ispirazione a sua volta George Lucas per l’impianto scenico e per la sceneggiatura delle sue Guerre Stellari. L’intuizione di Asimov di una storia futura prevedibile entro certe grandi linee attraverso l’applicazione ad essa dello studio della psicologia di massa combinata con quello dello sviluppo tecnologico è non solo geniale ma rappresenta in effetti un esercizio al quale si stanno appassionando sempre più le nuove generazioni di storiografi.
La saga imperiale rivaleggia con quella dei Robots positronici per la determinazione dell’eredità più importante di Asimov lasciata alla moderna letteratura, non solo fantascientifica. Gli uomini meccanici addomesticati dalle famose Tre Leggi della Robotica hanno condizionato qualunque successivo sviluppo letterario, se non addirittura la stessa ricerca scientifica in materia.
E’ stato l’uomo che è andato più vicino di tutti a fare della fantascienza una scienza esatta. Era di sicuro un uomo che viveva nel futuro, e che ha finito addirittura per costringere il futuro ad avverarsi secondo le grandi linee che aveva previsto lui. Nel lungo e nel medio – breve termine.
Nell’agosto 1964 Asimov aveva scritto un articolo per il New York Times sui progressi tecnico-scientifici dell’umanità, nel quale azzardava alcune previsioni significative per i successivi cinquant’anni. Il 2014 era un tempo che allora sembrava distante anni luce, come il 2001 dell’Odissea nello Spazio di Stanley Kubrick. Le sue previsioni, rilette oggi, si rivelano sorprendenti.
I progressi enormi fatti dall’uomo nei primi sessant’anni del ventesimo secolo spingevano ad immaginare qualcosa di ancora più eclatante, in modo esponenziale, in un analogo lasso di tempo successivo.
La prima previsione di Asimov riguardava la tendenza dell’uomo a vivere una vita artificiale: l’uomo si sarebbe ritirato sempre più dalla natura nel tentativo di crearsi un habitat sempre più confortevole in cui vivere. Pannelli elettroluminescenti alle pareti per combattere lo stress, finestre dai vetri polarizzati per tenere lontana la luce del sole dalla delicata pelle dei terrestri. La moda crescente di costruire le abitazioni umane sottoterra, mettendo al bando le intemperie e gli sbalzi di temperatura e permettendo un controllo totale della qualità dell’aria al pari di quella della luce.
L’altra tendenza innaturale ma irresistibile dell’essere umano sarebbe stata quella di dotarsi di gadget sempre più imprescindibili. Come quegli utensili da cucina che avrebbero reso la confezione dei pasti un processo automatizzato indipendente dall’intervento degli abitanti di casa. La cucina insomma sarebbe diventata il primo, incontrastato regno dei robots che sarebbero entrati nelle case terrestri per assumerne sempre più il controllo. Con l’ironia che lo contraddistingueva, Asimov non poteva comunque fare a meno di temperare la scientificità delle proprie previsioni con l’auspicio che nelle cucine del futuro rimanesse almeno un angolino in cui fosse possibile continuare a preparare i pasti a mano.
I robots progressivamente avrebbero finito per assolvere a tutte le mansioni domestiche, fino a prendere piede anche all’esterno di casa. Uno dei principali campi della loro applicazione sarebbe diventato il trasporto terrestre. Veicoli computerizzati che avrebbero sfruttato la tecnologia del cuscinetto ad aria avrebbero lasciato poco spazio di intervento a guidatori umani. Le tradizionali vie di comunicazione avrebbero perso progressivamente di importanza. Ciò che non avrebbe perso di importanza purtroppo sarebbe stato il problema del traffico, destinato ad aumentare per l’incremento di popolazione e l’elevazione delle sue possibilità di investimento in tecnologia avanzata.
Il mondo del futuro, caratterizzato dal trionfo del WI-FI (addio cavi elettrici!) e dei pannelli che sfruttano l’energia solare, dalla colonizzazione delle aree tropicali, desertiche o comunque ritenute inospitali nelle epoche passate, dalle video-comunicazioni e dalla trasmissione dati alla velocità del suono, sarebbe stato contraddistinto anche da una crescita della popolazione secondo una progressione geometrica.
Nel 2014 gli abitanti della terra sarebbero passati a sei miliardi e mezzo (in realtà siamo arrivati a sette, ottima approssimazione!), e continuando a crescere secondo questo modello matematico nel giro di cinquecento anni il mondo diventerebbe – per usare le parole stesse di Asimov –una enorme Manhattan (che nel 1964 aveva già una densità rilevata di 80.000 abitanti per miglio quadrato). Diventerebbe giocoforza orientarsi verso metodi di controllo delle nascite sistematizzati, per quanto condotti (è l’auspicio sempre di Asimov) con metodi umani e razionali.
Ai posteri, cioè a noi, l’ardua sentenza, a proposito di se e quanto il più grande degli scrittori di fantascienza abbia disegnato esattamente la società umana negli anni che stiamo vivendo, così distanti dai suoi giorni. Certe sue previsioni possono essere lette con l’ottimismo dell’epoca a proposito di un mondo che non aveva ancora messo a fuoco il problema dell’inquinamento e del degrado ambientale, oppure con un po’ del sano pessimismo instillatoci dagli eventi sociali e politici dei 50 anni successivi, nonché da una letteratura fantascientifica molto meno orientata al lieto fine del progresso umano sempre e comunque.
Certe altre previsioni invece suscitano echi profondi nella nostra coscienza, e provocano brividi più o meno intensi alla luce della crisi che stiamo vivendo. Il mondo del 2014, e seguenti, è un mondo in cui le macchine avranno imparato a fare quasi tutto meglio dei loro creatori umani, e saranno diventate indispensabili. La materia più importante che i ragazzi studieranno a scuola sarà informatica, per ovvi motivi. E soprattutto, sarà una società in cui i suoi membri disporranno di molto tempo libero forzato, e – per usare le parole di Asimov – in cui la parola più gloriosa del vocabolario sarà diventata: lavoro.
Senza scomodare un altro successo della fantascienza moderna, il Terminator di James Cameron ed Arnold Schwarzenegger, la crisi economica globale che attraversiamo sta realizzando forse più di ogni progresso tecnologico le visioni di Asimov in quel lontano 1964. Che prefigurava un uomo con pochi bisogni insoddisfatti ma purtroppo afflitto dalla noia, in questo suo tempo libero forzato. Ma che non poteva immaginare che forse il suo sentimento prevalente sarebbe stato piuttosto la disperazione. E senza più nemmeno il conforto del maestro e delle sue rassicuranti previsioni psicostoriografiche.
«Per seguire il proprio cuore, Uno deve fare la cosa sbagliata» (L’Uomo Bicentenario, Isaac Asimov, 1976, Antologia del Bicentenario)
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