Ombre Rosse

Memoria italiana, memoria di Mentana

Abbiamo dato conto della posizione di Enrico Mentana a proposito della Giornata della Memoria. Un giudizio tranchant sul nostro misero paese, ma più che altro direi sul nostro popolo, «costretto a ricordare per legge quello che non avrebbe mai dovuto dimenticare. E invece lo ha dimenticato da subito».

Come ogni volta che l’anchorman della 7 rilascia le sue omelie serali, ci vien fatto di pensare che questo è davvero un paese strano, ma per motivi diversi da quelli che intende lui. Questo è un paese in cui si fa carriera troppo facilmente, a condizione di avere le amicizie giuste ma mai e poi mai per merito. Lobby ebraica, lobby extraparlamentare di sinistra e, last but not least, il partito socialista dei bei tempi andati hanno consentito al Mentana l’ingresso nel manuale Cencelli dalla porta principale, cosa negata a molti suoi colleghi che per bravura avrebbero meritato miglior sorte della sua. Ecco cosa c’é di strano in questo paese, tanto per dirne una.

Quanto alla memoria per legge, noi siamo stati in questi anni in prima linea a denunciarne le storture. Abbiamo detto a chiare note che verso gli ebrei c’é sempre stato un malanimo non troppo sotterraneo che non ha soluzione di continuità prima e dopo il 1945. Per questo molti sbuffano sentendo parlare di Olocausto. Altri, va detto però, sbuffano vedendo limitare la memoria delle vittime di ogni barbarie umana al popolo ebraico. Per quanto mostruosamente ingente, lo sterminio sistematico degli ebrei non è stato l’unico.

E’ vero, dopo il 1945 in Italia non c’era più un fascista, ma anche quello fu effetto di una legge dello stato, che concesse una amnistia su cui ancor oggi si discute. E’ vero, gli ex fascisti hanno in molti casi coperto bene le tracce delle loro malefatte, spesso e volentieri diventando tra l’altro dapprima comunisti e poi ex comunisti.

E’ vero tutto, ma non è tutto, ed al sig. Mentana sembra venir meno la memoria proprio sulla seconda parte di questo discorso. Ed è un discorso semplice, molte famiglie italiane si tramandano, con giusto orgoglio, la memoria di episodi di gran cuore nei confronti di ebrei ed altri perseguitati. Non solo chi, a torto o a ragione, dopo l’8 settembre si dichiarò partigiano e antifascista, ma anche chi semplicemente pur restando a casa a continuare tra immensi triboli la vita di tutti i giorni fece in modo di fare quel bene senza dirlo di cui Gino Bartali, per dire l’esempio più eclatante, ci ha spiegato la natura.

Personalmente mi onoro di essere discendente di uno zio, Ulderigo Lombardini all’epoca fattore del podere di Scorgiano in provincia di Siena, che fu capace di tenere a bada di giorno le SS tedesche installatesi nella villa padronale, mentre di notte riforniva i partigiani della zona e provvedeva agli ebrei che aveva nascosto nella proprietà. Questo per quasi un anno, fino al passaggio del fronte che a Siena e dintorni avvenne ai primi di luglio del 1944.

Mio zio è stato uno dei tanti italiani che ha fatto il bene senza dirlo, non ha mai chiesto né peraltro ottenuto onorificenze, ha lasciato soltanto figli e nipoti orgogliosi di quello che ci raccontava, senza enfasi né autoindulgenza. Compreso l’episodio finale di quella storia, il giorno che, a bufera passata, come se fosse la cosa più normale del mondo, riconsegnò ad una famiglia di ebrei sfollati e sopravvissuti l’intero loro patrimonio di famiglia che aveva custodito. Fino all’ultimo centesimo.

Ecco, caro Enrico Mentana, com’erano fatti gli abitanti di questo paese strano. All’epoca, il bene o il male si facevano per merito o demerito, non per raccomandazione.

Per tutti questi anni sono stato orgoglioso degli italiani della mia famiglia. E ho sempre cercato di scansare le omelie serali di chi, come Enrico Mentana, forse ha soltanto un’idea approssimativa di ciò di cui parla. Ogni volta che parla.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

Lascia un commento