Avverto una certa indulgenza verso la malinconia che scorre a fianco di ogni giorno di questa come di ogni altra estate. Un giorno in meno verso la sua fine, anche se molti ormai fanno la danza della pioggia. Come se per molti altri invece questa fosse l’unica ragione di vita, l’unica stagione di vita. Come se le ultime vere o presunte emergenze non avessero insegnato nulla a nessuno.
Care signore e signori, un consiglio, dall’alto delle mie sessanta primavere ormai dietro le spalle. Ogni giorno che Dio mette in terra (lasciamo stare come, nessuno è perfetto, nemmeno lui), ogni stagione dell’anno ha il suo perché, la sua ragione di vita, la sua sottile o profonda soddisfazione esistenziale che dovrebbe bandire ogni malinconia e preparare a nuovi istanti di crescita, conquista, appagamento, se solo della vita avessimo capito qualcosa.
Di doman non v’è certezza, scriveva qualcuno secoli fa, quando epidemie e disgrazie erano più serie di adesso, come un po’ tutto il resto. Carpe diem, diceva Catullo: prenditi anche questo giorno, prenditelo al meglio, se pure non ti sembra appartenere alla tua stagione migliore, o presunta tale. Questo giorno ce l’hai, e per di più porta con sé cose che non c’erano ieri e non ci saranno domani. Prendilo, e lascia la malinconia dello ieri a chi della vita non ha capito nulla.
Arriverà la stagione in cui in Canada le foglie diventano tutte di quell’incredibile colore rosso. E sia. Di quali altri miracoli abbiamo bisogno per andare incontro alla sera?
Questo film, Bagnomaria, è un gioiellino. E la scena e la musica finale sono come sempre la colonna sonora di questo giorno di mezza estate. Non varranno una poesia di Prevert, ma per me valgono più di tutte le parole che si possono mettere insieme per spiegare ciò che non ha bisogno di essere spiegato.
Lascia un commento