Animali

Nata libera

Quando tutte le emergenze vere o presunte saranno finite, se lo saranno mai, avremo diversi conti da fare. Con noi stessi, prima di tutto, e con Madre Natura che ce ne presenterà un bel po’, dopo averceli promessi per anni.

Per essere la specie che ha ereditato la Terra, dopo i dinosauri, quella umana ha dato una ben misera prova di sé. Avvelenare il pozzo da cui per forza devi bere è cretino, eppure è ciò che facciamo da quando abbiamo l’uso di ragione. Da quando siamo scesi da quell’albero, e abbiamo destato subito perplessità nelle altre specie viventi.

Stai a vedere che i più intelligenti sono i nostri cugini Primati. Quelli che sull’albero ci sono rimasti. Quelli che secondo il romanzo di Pierre Boulle, un classico della fantascienza, un giorno non lontano potrebbero essere al posto nostro, al governo del mondo.

Per il momento, è bastato molto meno a metterci in ginocchio. Un animaletto molto piccolo, che più piccolo non si può. Coronavirus. I dinosauri erano molto più grandi di noi, che a nostra volta siamo molto ma molto più grandi del bacillo che ci ha chiusi in casa e ci terrà dentro per chissà quanto, per paura che possa sterminarci. A quanto pare, quando la Natura decide che la misura è colma, è sempre Davide ad avere la meglio su Golia. Mai il contrario.

Quando la nottata sarà passata, avremo molti conti da fare. Molti ne vorranno fare con noi tutte le creature del pianeta a cui abbiamo fatto del male. A cominciare da quelle che avevamo ed abbiamo più vicino a noi, al nostro fianco da sempre. Quelle che incredibilmente abbiamo tradito anche stavolta.

Il cane ed il gatto accompagnano l’uomo nel suo percorso esistenziale e nella sua storia da quando l’uomo ha scoperto di essere intelligente, e da quando ha scoperto che certi animali potevano essere addomesticati. Ciò significava che potevano entrare in casa, vi erano ammessi perché ci rendevano servizi essenziali. Il cane ed il gatto sono entrati nella nostra casa perché tenevano lontani altri animali. Quelli grandi, pericolosi, il cane. Quelli piccoli, fastidiosi, il gatto. Erano i nostri guardiani, e con il tempo sono diventati animali d’affezione, si sono meritati il nostro affetto, in molti casi l’hanno addirittura avuto. In ogni caso, l’hanno sempre ricambiato, senza se e senza ma.

La razza umana è la più pericolosa tra quelle che abitano questo pianeta. E’ l’unica che caccia e uccide quando non ha bisogno di sfamarsi, per divertimento. E’ l’unica che preme sull’acceleratore invece che sul freno della macchina se una bestiola attraversa la strada. Il giorno che questa storia del virus è cominciata, seppellivo il mio ultimo gattino messo sotto davanti a casa mia. Quel giorno, non ero proprio sicuro da che parte stare. Se dalla parte del virus o da quella dei miei consimili. Non sono certo nemmeno adesso, se devo dire, e se ciò a qualcuno crea problemi, pazienza.

Eppure loro ci restano accanto, incuranti del pericolo che rappresentiamo anche per loro. Del tradimento anche nei loro confronti a cui siamo sempre pronti, non appena la nostra bestialità riemerge da sotto la vernice di civiltà che ci siamo spalmati addosso in questi secoli. I secoli in cui se non avessimo avuto un gatto in casa saremmo finiti mangiati dai topi, attratti a frotte dalla nostra sporcizia e dalla nostra stupidità.

George e Joy Adamson con Elsa

I secoli in cui anche il più imbecille dei predatori ci avrebbe sfilato da sotto al naso il sostentamento se non ci fosse stato il nostro cane a difenderlo e a difenderci. I secoli in cui gatto e cane non hanno preteso in cambio di tutto ciò nient’altro che una nostra carezza, o di poter dormire accanto a noi nelle notti più fredde. O addirittura hanno chiuso un occhio e a volte anche due in occasione dei nostri maltrattamenti e dei nostri opportunistici voltafaccia.

Come si fa a credere, pur essendo le bestie ignoranti e sostanzialmente stupide che siamo, che siano stati i nostri cani e gatti i portatori sani del coronavirus? Come si fa ad abbandonarli al loro destino, invariabilmente gramo, dopo averli avuti in casa come membri a tutti gli effetti delle nostre famiglie per tutto questo tempo?

Come si fa a tradire così la fiducia, l’affetto, anche il semplice sguardo che il vostro animale vi rivolge ogni sera, prima di acciambellarsi accanto a voi per dormire, perché quello è per lui il posto più sicuro al mondo e – senza che lo sappiate o ve ne rendiate conto – grazie a loro lo diventa anche per voi?

Joy Adamson con Elsa

Dovremo fare molti conti con noi stessi, anche per la malvagità che stiamo dimostrando nei confronti di queste creature. Le nostre creature più fedeli. Siamo sul Titanic, e siccome pensiamo che le scialuppe di salvataggio non bastino lasciamo indietro loro, i nostri animali.

Una razza che si comporta come la nostra forse non è neanche giusto che si salvi. Ma se dovesse farlo, sarà bene che recuperi almeno un po’ della sua infanzia. Quel tempo in cui i grandi disegnatori e raccontatori di favole ci intrattenevano con i loro animali antropomorfi, perché era il modo migliore per fare di noi stessi a nostra volta animali più civilizzati. Il tempo di Walt Disney. O di Joy e George Adamson. E di Elsa.

Lei era nata a Troppau, in Cecoslovacchia. Oggi si chiama Opava, nella Slesia che fa parte dell’attuale Repubblica Ceca. Aveva incontrato in Africa suo marito George, naturalista inglese nato nell’India britannica e trasferitosi in Kenya per lavorare nelle piantagioni di caffè del padre, e che poi aveva preferito impiegarsi come capo guardiano della riserva naturale nel nord del paese.

Joy e George Adamson furono sposati per 40 anni, e non ebbero mai figli. Joy non portava  termine le gravidanze, per qualche motivo. Ma si consolarono con i figli che Madre Natura depositava sulla soglia del loro bungalow.

Nel 1956, i guardiani del parco dovettero sopprimere una coppia di leoni mangiatori di uomini. Il leone che ha assaggiato la carne umana purtroppo non è più compatibile con l’uomo. La leonessa abbattuta, purtroppo, stava cercando carne per sfamare tre cuccioli. Gli Adamson se ne fecero carico. Due furono indirizzati agli zoo europei, come usava allora. La terza la tennero con sé, allevandola come se fosse una gattina. Le misero nome Elsa.

La storia è quella che ci ha tenuti avvinti al piccolo schermo per tanti pomeriggi della TV dei ragazzi. Dal libro di Joy Adamson, Born Free, Nata libera, il regista inglese James Hill trasse un film di successo, con Virginia McKenna e Bill Travers nella parte dei coniugi naturalisti. Da questo film fu tratta una serie televisiva di altrettanto successo, con Diana Muldaur e Gary Collins nella parte degli Adamson. La storia della leonessa che compie a rovescio il percorso di Mowgli nel Libro della Jungla riavvicinandosi allo stato di natura, alla vita selvaggia per evitare la cattività una volta che la sua crescita non permetteva ai suoi padroni umani di tenerla più con sé, ci commuove ancora oggi.

Virginia McKenna e Bill Travers nel film di James Hill

Gli Adamson con grande pazienza e perizia riuscirono a reinserire gradualmente Elsa nel suo contesto naturale, e furono gratificati dall’amicizia che essa continuò a dimostrare ai suoi amici umani per tutto il resto della sua esistenza, tornando a render loro visita periodicamente.

La storia vera non era a lieto fine. Elsa non visse a lungo, a causa di una malattia. George Adamson la seppellì nel parco naturale di Meru in Kenya, in un luogo che è ancor oggi meta turistica. Sua moglie Joy ne raccontò la storia, per dimostrare come il rapporto tra uomini e animali, in Africa e non solo, potesse avere una storia diversa da quella a cui il mondo era stato abituato fino a quel momento. Gli Adamson diventarono famosi tra coloro che cercavano di introdurre, in un continente in cui si andava e si va per lo più a cacciare le specie animali e sfruttarne le risorse in modo selvaggio ed indiscriminato, la sensibilità verso la salvaguardia delle specie a rischio.

I coniugi ripeterono in seguito con successo l’esperimento di Elsa con Christian, un leone maschio di un anno che due ragazzi inglesi avevano acquistato da cucciolo nel reparto animali esotici del grande magazzino londinese Harrods, secondo una moda allora molto in voga. Tramite Travers e la McKenna, furono messi in contatto con gli Adamson che si presero cura del cucciolo troppo cresciuto. Quando tre anni dopo i due inglesi andarono in Kenya a vedere che ne era stato di Christian, lo trovarono perfettamente integrato nel suo habitat con il suo branco. E incredibilmente disposto nei loro confronti a gesti affettuosi la cui testimonianza video (divulgata ben 30 anni dopo il fatto) non manca una volta di più di commuovere il mondo intero.

Christian ritrova ed abbraccia i suoi padroni

Joy Adamson passò a miglior vita nel 1980. Suo marito George continuò a lavorare come naturalista ed etologo per altri nove anni. Neanche la sua storia era destinata a lieto fine, fu ucciso da una banda di bracconieri somali nel 1989. E’ sempre stata l’Africa la causa principale di tutti i guai dell’Africa, con buona pace di chi se la cava dando la colpa di tutto al colonialismo.

L’uomo che aveva dimostrato che si può essere amici dei leoni morì alla fine per mano di bestie assai più feroci di essi. Nei suoi scritti, da cui la moglie un tempo aveva tratto un libro da cui a sua volta era stato tratto un film che aveva vinto il premio Oscar, aveva ribadito che l’animale più pericoloso del mondo è sempre l’uomo e che l’atteggiamento dell’essere umano deve cambiare, per far sì che il pianeta continui a sopravvivere nel suo delicato e irripetibile meccanismo.

Ne avremo di conti da saldare quando tutto questo sarà passato. A cominciare da quello che riguarda la nostra infanzia tradita. E tutte quelle creature che prima o dopo abbiamo tradito allo stesso modo di noi stessi. Le creature che ogni notte continuano ignare ad acciambellarsi per dormire al sicuro accanto a noi.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

Lascia un commento