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Nella mia vita è il mio mistero

Agatha Mary Clarissa Miller (Torquay, 15 settembre 1890[1] – Winterbrook, 12 gennaio 1976)

Agatha Christie (Torquay, 15 settembre 1890 – Winterbrook, 12 gennaio 1976)

Agatha Mary Clarissa Miller era nata a Torquay, sulla costa del Devon, a pochi passi dal luogo in cui nel 1688 era sbarcato l’olandese Guglielmo d’Orange per dare il via alla Gloriosa Rivoluzione ed alla grande storia dell’Inghilterra moderna.

Di famiglia altoborghese, era la terza figlia di un agente di cambio americano e di una ereditiera inglese. La sua educazione, per quanto impartitale in casa dai genitori, fu quella di una donna emancipata prodotto delle classi superiori dei due paesi da cui provenivano i suoi ancestors. Talmente emancipata da trovare subito la sua strada: la letteratura, di cui divenne fin da bambina una vorace consumatrice, avendo imparato a leggere all’età (inusuale per l’epoca) di cinque anni.

Una giovanissima Agatha

Una giovanissima Agatha

La sua infanzia felice terminò con la morte del padre, nel 1901, che lasciò la famiglia in difficoltà. Per Agatha Miller cominciò una adolescenza fatta di collegi e scuole di perfezionamento per ragazze di buona famiglia, finché non le si ammalò anche la madre. La ragazza che leggeva di tutto scoprì un talento per la scrittura, il suo primo racconto The House of Beauty, è del 1914. Il suo primo romanzo, Snow upon the desert, ambientato al Cairo dove aveva portato la madre sperando che il clima le si confacesse maggiormente rispetto a quello inglese, è di poco successivo. Malgrado gli incoraggiamenti materni, l’esordio si prospettava tuttavia difficile. Il romanzo fu rifiutato da tutte le case editrici (e non venne mai pubblicato neanche successivamente, neanche quando l’autrice era ormai famosa).

Con la letteratura ci mangiavano in pochi a quel tempo, figurarsi le scrittrici donne. Quando Archibald Christie, ufficiale dei Royal Flyng Corps (la nascente aviazione inglese, che un giorno si sarebbe chiamata RAF, Royal Air Force), decisamente un buon partito, la chiese in moglie, lei non vide motivo per rifiutare. E così Agatha Miller diventò Agatha Christie, il nome con cui tutto il mondo l’avrebbe conosciuta di lì a poco e da allora in poi.

Crocerossina nella Grande Guerra

Crocerossina nella Grande Guerra

Malgrado lo scoppio della Prima Guerra Mondiale costringesse la coppia a rimandare a data da destinarsi una vera e propria vita coniugale, Archie ed Agatha furono nei primi anni di matrimonio una coppia felice. Allietata dalla nascita della loro figlia Rosalind Margaret, dalla rapida carriera militare del marito, diventato in breve tempo colonnello, e dall’avvio finalmente di quella letteraria della moglie. Che aveva trovato la sua strada maestra per caso, durante la Grande Guerra. Il protagonista del suo primo romanzo era uno strano tipo di investigatore, dai baffi impomatati e la testa d’uovo. Hercule Poirot era il nome di un ufficiale belga rifugiatosi in Inghilterra dopo l’invasione tedesca del 1914. Due anni dopo, diventato amico della Christie, diventò anche il prestanome dell’eroe del primo di una fortunata serie di suoi romanzi polizieschi. Poirot a Styles Court è del 1916, da quel momento prende il via la storia e la leggenda di Agatha Christie, la signora del giallo.

Agatha con la figlia Rosalind

Agatha con la figlia Rosalind

Nel 1926, ormai scrittrice di discreto successo, fu lasciata dal marito che si era invaghito nel frattempo di un’altra donna, e che tuttavia le concesse in sede di divorzio di poter continuare ad usare il suo cognome per le sue pubblicazioni. Nel 1930 Agatha si risposò con Max Halloran, giovane archeologo conosciuto a Baghdad (erano gli anni in cui l’Inghilterra primeggiava anche nell’archeologia, Howard Carter aveva aperto la tomba di Tutankhamon pochi anni prima).

La svolta nella sua vita sentimentale lo fu anche da un punto di vista professionale. Le location esotiche propostele dal marito le dettero l’ispirazione per Assassinio sull’Orient Express, e da lì in poi la storia di Agatha la conoscono tutti. Di successo in successo, di capolavoro in capolavoro, fino alla sua scomparsa avvenuta nel gennaio 1976, quando il suo nome era venerato da tutti i giallisti del mondo, quanto e più dei suoi predecessori, Conan Doyle compreso. Nella storia della letteratura inglese, Agatha Christie è l’autrice più tradotta nelle altre lingue dopo William Shakespeare.

Tra queste due fasi della sua vita, gli anni dell’esordio e gli anni del successo, c’é nel mezzo – manco a dirlo – un giallo. Tra l’altro, a differenza degli altri immaginati da lei, un giallo mai risolto.

Con il secondo marito, Max Halloran

Con il secondo marito, Max Halloran

E’ la sera del 3 dicembre 1926, a Styles Court, la dimora di campagna dei coniugi Christie nel Berkshire, così chiamata in onore del primo successo letterario di Agatha. Marito e moglie sono ormai ai ferri corti, il loro matrimonio è agli sgoccioli. Dopo una furibonda litigata, Archie lascia la dimora per recarsi dall’amante, Agatha lascia un biglietto alla sua segretaria manifestando a sua volta l’intenzione di recarsi nello Yorkshire. Alle 21,45 abbandona anche lei il cottage, e da quel momento di lei si perdono le tracce per i successivi undici giorni.

Sparita nel nulla, volatilizzata. Di Agatha Christie, o delle sue spoglie mortali, non v’é traccia da nessuna parte. La polizia brancola nel buio, come si legge nei suoi romanzi. A maggior ragione quando la sua Morris Cowley viene trovata abbandonata vicino ad una cava mineraria, assieme alla sua patente e a dei vestiti che le appartengono.

AgathaChristie200402-010Per undici giorni il sudovest dell’Inghilterra è teatro di una caccia all’uomo, anzi, alla donna, quale non si è mai vista in precedenza. Oltre mille agenti di polizia, 15 000 volontari e diversi aerei perlustrano la campagna. Senza esito. Arthur Conan Doyle stesso si offre di dare il suo contributo, nella maniera più affascinane e nello stesso tempo più improbabile. Offre un guanto della Christie ad una medium, affinché questa la rintracci o ne sappia dire il destino. Nente da fare.

Agatha finisce sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo, finché non viene ritrovata undici giorni dopo la sua scomparsa presso lo Swan Hydropathic Hotel di Harrogate, Yorkshire, registrata come signora Tressa Neele (il cognome dell’amante del marito) di Città del Capo, Sudafrica.

Tirato un sospiro di sollievo per la sua sorte, comincia il tentativo di dipanarne il mistero. La Christie dichiara di non ricordarsi nulla, di aver sofferto di amnesia, confermata dai suoi medici curanti. La causa sarebbe stata la depressione a causa dal superlavoro letterario, della morte di sua madre avvenuta all’inizio di quell’anno e dell’infedeltà di suo marito.

AgathaChristie200402-011La reazione pubblica dell’epoca si divide, come di consueto, anche se sulle prime i più si schierano contro di lei, supponendo che si sia trattato di una trovata pubblicitaria o di un tentativo di incastrare il marito per omicidio.

Agatha Christie si riprenderà brillantemente da quel suo periodo di crisi, senza chiarire mai cosa sia successo esattamente in quegli undici giorni che cambiarono la sua vita, e perché.

Un film di cinquant’anni dopo, Il segreto di Agatha Christie, di Michael Apteddel 1979, presenta un disclaimer nei titoli di testa che afferma che «ciò che segue è una soluzione immaginaria a un autentico mistero».

Il film, interpretato da Vanessa Redgrave e Timothy Dalton nei panni rispettivamente di Agatha e Archie, descrive la Christie che pianifica il proprio suicidio in modo da incastrare l’amante di suo marito per omicidio. Sempre nel film, un reporter americano, interpretato da Dustin Hoffman, la segue da vicino e interrompe il piano. Gli eredi di Christie intentarono una causa senza successo per impedire la distribuzione del film. La versione del quale rimane a tutt’oggi, oltre che estremamente suggestiva, probabilmente abbastanza fondata per quanto riguarda la soluzione del giallo dei gialli.

Vanesa redgrave e Dustin Hoffman nel Segreto di Agatha Christie, 1979

Vanesa Redgrave e Dustin Hoffman nel Segreto di Agatha Christie, 1979

Jared Cade, nella sua biografia Agatha Christie and the Eleven Missing Days, sembra aver fornito prove sostanziali per suggerire che la scrittrice abbia davvero pianificato l’evento per mettere in imbarazzo suo marito, senza tuttavia prevedere la melodrammatica escalation che ne derivò.

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Non lo sapremo mai. A differenza di tutti i gialli di Agatha Christie, quello che concerne la sua stessa vita non ha mai avuto soluzione certa, neanche all’ultima pagina. Agatha se n’é andata portandosela con sé nella tomba. Una cosa è certa: come detto, il colonnello Christie fu ben felice di addivenire ad un divorzio consensuale e non punitivo verso la moglie, affidandole la custodia della figlia ed il diritto a mantenere il cognome da sposata.

Comunque sia andata, Agatha Christie ha sceneggiato una volta di più, forse la più importante, il delitto perfetto.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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