Notre Dame de Paris, la Nostra Signora di Parigi, famosa in tutto il mondo per essere un capolavoro dell’architettura gotica e patrimonio dell’ Unesco, è stata divorata nel tardo pomeriggio di ieri da un incendio che l’ha avvolta con fiamme altissime. Le immagini che circolavano sul web e in ogni dove, sono state dolorose e toccanti .
Siamo già stati qui altre volte, davanti ad unoschermo televisivo senza parole, mentre davanti ai nostri occhi increduli e velati di disperazione andava giù un altro monumento, un altro simulacro della nostra civiltà, della nostra vita stessa…. Era il 2001, erano le Torri Gemelle, e quella volta non ci fu nulla da fare, non ci fu il lieto fine….stavolta almeno la vecchia Signora nelle sue antiche mura è salva….potrà farcela….. è stata costruita per resistere ai secoli…..ed anche alla nostra incuria e stupidità…..
Notre-Dame, un capolavoro di fama globale, che rappresenta la Francia e l’Europa nel mondo, epicentro di suggestioni artistiche e letterarie che hanno da sempre preceduto la sua immagine, quasi non c’era più. L’impatto emotivo è enorme.
La cattedrale che è stata l’ispirazione artistica per grandi letterati o forse più semplicemente soltanto di chi è stato in grado di cogliervi qualcosa che quasi nessuno altro aveva notato, adesso ha le guglie ed il tetto ridotti in cenere.
L’arte e l’architettura rappresentano i sentimenti più nobili dell’umanità. Le immagini della cattedrale avvolta dalle fiamme colpiscono direttamente al cuore. Tolgono speranza laddove ne davano, in questo luogo simbolo di spiritualità prima ancora che di religione.
Viene in mente anche di un giorno lontano in cui uno scrittore particolarmente sensibile, durante una visita alla chiesa, vide una parola incisa sul muro di una delle sue torri: ANÁΓKH. I caratteri greci, segnati con una calligrafia tipicamente gotica, colpirono questo autore romantico per il senso di tristezza e di ineluttabiltà che esprimevano. La parola infatti identifica la Dèa del Fato, il Destino per i greci.
Ecco che di nuovo compare ai nostri occhi l’ immagine della magnifica cattedrale di Notre-Dame, come era fino a ieri, come si stagliava maestosa sull’Ile….. quella cattedrale che poco meno di duecento anni fa, ispirò il grande scrittore francese Victor Hugo che proprio in suo nome pubblicò, a soli 29 anni, uno dei suoi romanzi più belli.
Era facile entrarvi e immedesimarsi nell’atmosfera medievale, cosi come doveva essere nei tempi antichi: forse fu cosi facile anche inventare la tragica storia della giovane e dolce zingara Esmeralda, del perverso arcivescovo Frollo che tenta di sedurla, dell’infelice e deforme campanaro Quasimodo, che la ama sinceramente, e del freddo e distaccato Capitano Phoebus, amato da Esmeralda ma indifferente alla tragica fine della ragazza, morta impiccata per un delitto mai commesso.
Quante storie anche meno famose saranno state scritte, quante persone avranno sognato, entrando a visitarla… Come tutte le chiese di ogni tempo, era stata edificata per simboleggiare una religione che era allora soprattutto terrore, e sottomissione dell’uomo a qualcosa di incommensurabilmente più grande di lui.
Eppure questa chiesa si è fatta amare, perdutamente, e non soltanto perché – quanto e più della Torre Eiffel – è da sempre il simbolo della città che più di ogni altra al mondo si è fatta amare, Parigi, ma perché tra le sue guglie, i suoi gargoyles, i suoi angoli più riposti (da cui fuoriesce umanità così come dalla fanstasia di Victor Hugo saltava fuori ad ogni pié sospinto Quasimodo), chiunque ritrova dentro di sé una religiosità che magari non ha o non sapeva di avere….. le campane di Notre-Dame, come racconta una celebre canzone immortalata da Disney, finiscono per toccare le corde dell’anima a tutti.
La volontà dei progettisti eraquella di creare un edificio che osservasse lo stile in uso in quel tempo (vale a dire il gotico), il cui risultato finale esprimesse unitarietà e monumentalità al tempo stesso. Per questo motivo le dimensioni della cattedrale superarono di gran lunga quelle delle chiese di quel periodo storico. A sostegno di una mole cosi grande, pensa che si rese necessario modificare il progetto iniziale, inserendo in corso d’opera alcuni archi rampanti per rinforzare i muri perimetrali ritenuti a giusta ragione troppo sottili e alquanto instabili.
Molti altri sono gli esempi di architettura gotica esistenti ancora oggi nel territorio francese (Chartres, Amiens, St. Denis, Rouen, Reims), ma per questa sua particolarità costruttiva, Notre-Dame è l’unica cattedrale gotica antica ad avere archi rampanti al suo interno. Ovviamente la realizzazione di un edificio così imponente e monumentale nel cuore dell’Ile de la cité cambiò profondamente il volto del quartiere in cui fu realizzato, sebbene già vi sorgesse il Palazzo Reale.
I lavori per la realizzazione di Notre-Dame erano iniziati fin dal 1163, sul medesimo sito in cui già nel passato era sorto un tempio sacro dedicato a S. Etienne. La cattedrale fu poi nel corso dei secoli oggetto di diversi interventi stilistici e architettonici, a partire dal Rinascimento. Non mancavano infatti al suo interno anche aggiunte e decorazioni barocche e tipicamente rinascimentali, come l’aggiunta di monumenti funebri e di altari laterali. Verso la fine del diciassettesimo secolo l’edificio fu oggetto di un primo grande restauro, per volontà del Re Luigi XVI. Forse proprio per questo la grande cattedrale, simbolo del Cattolicesimo francese, fu poi devastata durante la Rivoluzione e tornò ad essere di proprietà della Chiesa solo nel 1801, in seguito al Concordato stipulato tra Papa Pio VII con Napoleone Bonaparte.
Fu il primo impatto di Notre Dame con la follia umana, che nella storia va di passo alternato con il genio. Dopo i danni subiti a causa della devastazione della Rivoluzione Francese, nell’Ottocento si rese necessario un altro considerevole restauro che ebbe come scopo quello di ricondurre la cattedrale alle originarie caratteristiche medioevali, ricreando un’unità di stili e integrando gli elementi architettonici ed artistici delle epoche successive. Vennero eliminati ad esempio l’intonaco delle pareti e il rivestimento marmoreo degli archi nell’area dell’abside. Le finestre dei matronei e delle cappelle laterali vennero sostituite da vetrate policrome e quelle danneggiate restaurate. Esternamente, i contrafforti e gli archi rampanti vennero restaurati e rinforzati e, quelli che non li avevano più, completati con pinnacoli. Anche la facciata, in avanzato stato di degrado, fu oggetto di un importante restauro, che comportò il ripristino dei bassorilievi dei portali e la ricostruzione delle varie statue. Al termine dei lavori il 31 maggio 1864 la Cattedrale di Notre-Dame venne consacrata ufficialmente. E si presentò al mondo così come l’abbiamo conosciuta fino ad oggi.
Fino a ieri….. Viene da piangere.
Che cosa abbiamo perso esattamente stanotte? Soprattutto il tetto originario. E la guglia, che venne realizzata a partire dal 1860 dal falegname Bellu e dagli Ateliers Monduit su disegno di Eugène Viollet-le-Duc, realizzato ispirandosi alla cattedrale di Orléans, poiché quella originaria, costruita nel 1250 con la funzione di terzo campanile, era stata demolita tra il 1786 e il 1792.
Sulla crociera, in corrispondenza dell’incontro tra il tetto del transetto, quello del coro e quello della navata centrale, fu realizzata dunque una nuova flèche, un’alta guglia di 45 metri d’altezza e pesante 750 tonnellate, la cui struttura lignea portante non poggiava sulle capriate del tetto delle navate, ma direttamente sui quattro pilastri della crociera. Quella guglia che oggi 16 aprile dell’anno 2019 non c’è più … distrutta da un incendio!
Ma guardiamo il lato positivo, perché ce n’é uno. Ancora una volta siamo a dire grazie ad un pugno di pompiers, di firemen che hanno combattuto per ore, dalle 18 di ieri alle 4 di stanotte, senza tregua contro il fuoco ed il destino. Nostra Signora di Parigi è salva, e a quanto pare anche i nostri figli potranno vederla come l’abbiamo vista noi. Magari dopo la nuova restaurazione per cui il mondo intero ha già promesso di aiutare la Francia. Gli angeli si muovono sempre a stormi in questi casi. Dal fango di Firenze alle macerie di Assisi e di Ground Zero. E adesso a quelle di Notre Dame.
Non è nemmeno pensabile che non sarà così.
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