Piange Il Brasile. il suo figlio più caro, il Re, ha perso stanotte la sua battaglia contro il destino comune della razza umana. Niente è eterno, nemmeno il più grande giocatore di calcio di tutti i tempi.
Piange tutto il mondo. La Perla Nera era diventato patrimonio di tutte le nazioni. Il suo nome era Edson Arantes do Nascimento. La sua leggenda si chiamava e si chiamerà per sempre Pelé.
Cominciò al Mondiale scandinavo del 1958, a cui lui si presentò come giovane promessa diciassettenne di una squadra che era piena di fuoriclasse, e che si poteva permettere di lasciare a casa uno come Julinho. Alla fine di quel torneo, la Coppa del Mondo aveva trovato il suo nuovo padrone ed il calcio aveva trovato la sua nuova stella, più fulgida di ogni altra. La gente di tutto il mondo l’avrebbe conosciuto semplicemente come o Rei.
Ogni epoca ha avuto il suo giocatore più forte di tutti i tempi, ed è giusto che sia così, fino alla fine del tempo e del calcio. Ma la Perla Nera, altro nome con cui l’avrebbero acclamato i suoi tifosi estasiati e gli appassionati di calcio di tutto il mondo, aveva qualcosa in più di ogni altro. La sua eleganza, le sue movenze quasi da ballerino classico nei gesti atletici più straordinari come in quelli più semplici ne avrebbero fatto uno spettacolo vivente a prescindere dagli oltre mille gol segnati in carriera e dagli innumerevoli trofei conquistati.
Quando partì per il Messico con la nazionale carioca per vincere per la terza volta la Coppa Rimet e riportarla definitivamente in Brasile, i mille gol li aveva già segnati.
19 novembre 1969. Allo stadio Maracanã di Rio de Janeiro si giocava una partita tra i padroni di casa del Club de Regatas Vasco de Gama ed il Santos Futebol Clube di San Paolo. Fu uno scontro al vertice del campionato brasiliano, ed una partita destinata a diventare leggenda.
Al minuto 34 l’arbitro assegnò agli ospiti un calcio di rigore. Dopo le interminabili proteste, sceneggiate e contumelie varie tipiche del calcio sudamericano, sullo stadio scese finalmente il silenzio, perché tutti sapevano chi sarebbe andato a batterlo, e che importanza avrebbe avuto.
Per Pelé sarebbe stato O Milésimo (il millesimo). O Rei – il bicampione del mondo che di lì a pochi mesi sarebbe diventato tricampeon nella storica finale dell’Azteca contro l’Italia (segnò il primo dei quattro gol brasiliani, saltando lassù dove sembrava impossibile che un essere umano potesse saltare) -, lo trasformò ed entrò nella leggenda del calcio brasiliano e mondiale (nella storia c’era già).
La Perla Nera avrebbe chiuso la sua carriera nel 1977, dopo 22 anni 19 dei quali giocati nel Santos e 3 nei New York Cosmos. La FIFA gli avrebbe riconosciuto il record di reti realizzate in carriera, 1281 in 1363 partite, mentre in gare ufficiali aveva messo a segno 761 reti in 821 incontri, con una media realizzativa pari a 0,92 gol a partita.
Inizialmente, queste cifre sembravano collocarlo al secondo posto di sempre, dietro Arthur Friedenreich detto el Tigre, che secondo alcuni tra il 1910 ed il 1935 sarebbe arrivato addirittura a segnare 1329 gol in 1200 partite (con una media di 1,1075 gol per partita). Ma mancavano fonti certe, ed alla fine il calcio brasiliano è stato ben felice di assegnargli il record assoluto, che si aggiunge ai tanti già detenuti da un giocatore che il suo paese aveva dichiarato tesoro nazionale fin dagli anni sessanta e che in anni recenti è stato dichiarato addirittura Patrimonio storico-sportivo dell’umanità.
Questo patrimonio da stanotte è custodito nel cuore di tutti noi.
Adeus, o Rei.
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