Aprile 1978. Termina le trasmissioni dopo due stagioni il programma più rivoluzionario della storia della RAI Radiotelevisione Italiana. Si chiama Odeon – Tutto quanto fa spettacolo, ed è nato da un’idea delle fervide menti di Brando Giordani ed Emilio Ravel.
Il nome, in greco antico, significa casa dello spettacolo, teatro. Ma il programma è stato anche qualcosa di più: una finestra spalancata – a cambiare un’aria ormai diventata asfittica – sul mondo nuovo che sta premendo alle nostre porte di casa per entrare a far parte della nostra vita.
Odeon ha portato per mano la nostra televisione dal mondo castigato e bigotto delle interrogazioni parlamentari per le fugaci visioni delle caviglie delle gemelle Kessler a quello – da sempre immaginato come estremamente trasgressivo e finalmente confermatosi tale anche per chi non può permettersi la trasferta a Parigi – del Crazy Horse, dei suoi spogliarelli e delle sue donnine, che ormai si possono considerare vere e proprie artiste a tutti gli effetti.
E non è tutto. c’é tanto altro. Dal rock più estremo (sono i primi a parlare del fenomeno punk) al cinema più futuribile (sono i primi a recensire Star Wars).
Sigla finale di quel programma, dopo del quale niente sarà più lo stesso su nostri piccoli schermi e nelle nostre improvvisamente altrettanto piccole case, è Honky Tonk Train Blues, un pezzo che viene da lontano, dagli anni d’oro del ragtime, boogie woogie e 04, che Keith Emerson, degli Emerson, Lake & Palmer, ha rivisitato in chiave elettronica.
Autore originario del brano nel 1942 era stato il pianista di colore Meade Lux Lewis, che come un novello poeta futurista ne aveva fatto un inno a quel nuovo prodigio della tecnologia che era il cavallo di ferro, il treno che correva snodandosi nella pianura americana portando avanti e indietro i protagonisti degli anni della Depressione e della rinascita.
Il ritmo scatenato di Lewis avrebbe trovato un degno interprete ed epigono in Keith Emerson, e in noi ragazzi degli anni settanta degli affascinati spettatori ed ascoltatori, un po’ immalinconiti semmai dal fatto di ascoltarlo alla fine della puntata del programma che avremmo atteso con ansia fino alla settimana successiva.
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