Si dovrebbe votare dunque ai primi di marzo. Il condizionale è d’obbligo, visto il venire ormai allo scoperto della mancanza totale di cultura giuridica, oltre che di scrupoli, del Partito Democratico. La XVII^ legislatura, cominciata in pieno inverno cinque anni fa, per quanto ci riguarda e per quello che ha prodotto è durata anche troppo. Ma giuridicamente parlando, essa cessa naturalmente proprio nei paraggi di quel 4 di marzo che è stato indicato come data utile per il voto. In attesa che Sergio Mattarella faccia sapere come la pensa, sciogliendo o meno le Camere.
Proprio al presidente messo lì (il quarto di seguito) dal Partito Democratico a propria garanzia toccherà quindi l’ingrato (per sé e per i propri sponsor) compito di dargli il dispiacere più grosso. A quel PD che si aggrappa allo Jus Soli, o a quell’altra ingegnosa trovata (giuridicamente un altro aborto, sostanzialmente una cretinata) che qualcuno chiama Jus Culturae sapendo che sono le sue due ultime ancore di salvezza. Chi voterà Renzi & C. se non qualche migrante regolarizzato in vena di gratitudine? Gli italiani? Permetteteci qualche dubbio.
Il tempo sarebbe scaduto, a meno di colpi di mano. Anche qui il condizionale è d’obbligo, perché Mattarella non ci rassicura, diciamolo pure. Ne fece già uno di colpi di mano nel 1993, quando la legge elettorale che porta il suo nome sconfessò e tradì apertamente il voto popolare mantenendo in vita quel tanto di proporzionale che fu sufficiente a salvaguardare ectoplasmi democristiani che un giorno (in questi giorni) avrebbero provato a ridare sostanza alla Balena Bianca. Come Voldemort o Sauron.
Se Giorgio Napolitano chiuse d’autorità nel 2011 la Seconda Repubblica, Sergio Mattarella potrebbe chiudere la Terza. Riportando il quadro generale alla Prima, quando una classe politica completamente sganciata dal controllo popolare effettivo faceva né più e né meno quello che le pareva, districandosi tra Costituzione e ordinamento giuridico come Thoeni e Tomba tra i paletti dello slalom.
Son tutte figure che fanno parte del bestiario con cui abbiamo atteso il Santo Natale 2017. Il nostro calendario dell’Avvento li ha visti scorrere tutti, uno per uno, politici, giornalisti, magistrati, imprenditori, gente di spettacolo, fino a quel povero alberello che alla fin fine ha simboleggiato più di ogni altra cosa la nostra stupidità. La nostra pochezza come popolo, come nazione, come Stato.
Altrimenti non staremmo qui a guardare le ultime pericolose manovre di chi si sta preparando a lasciare la barca che affonda saltando su qualche ben remunerata scialuppa, oppure a dirottarla verso qualche porto sicuro, in barba alle rotte ed alle leggi del mare in cui naviga.
Aspettiamo il discorso di fine anno del presidente. Ma soprattutto stiamo attenti a quello che fa.
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