Calcio

Perché non possiamo tifare Croazia

Didier Decshamps con Antoine Griezmann

Mi dispiace, ma non mi associo a questa ondata popolare di amicizia e di tifo per la Croazia che domani gioca la finale della Coppa del Mondo di calcio. Anzi, se proprio devo dire, non ne capisco nemmeno la ragione. Con i croati abbiamo un conto sanguinoso e pesantissimo aperto da oltre settant’anni, probabilmente non potremo mai saldarlo, ma perlomeno evitiamo il solito buonismo a senso unico, visto che loro questi sentimenti nei nostri confronti non li ricambiano, anzi.
Si leggono cose melense, infarcite della solita retorica nazional-popolare: la generazione nata durante la guerra del 1999, come se fosse un titolo di merito, l’incipit di una bella favola. E nessuno che ricordi di cosa è stata capace questa gente, non dico 70 anni fa -non lo ricorda o non lo studia più nessuno – ma almeno 20 anni fa.
Leggo la storia strappalacrime di Luka Modric, che piange perché si ricorda di aver visto da bambino il suo nonno ucciso. Sarebbe interessante spiegargli – ammesso che sia in grado di capire – quanti bambini italiani degli anni 40 piansero perché nonno Modric, o chi per lui, fece fuori o buttò vivi nelle foibe i loro genitori e i loro nonni.
No, nessuna solidarietà con questa gente, con la loro bandiera, la loro prosopopea peggiore di quella francese. La loro cattiveria che riaffiora ogni volta che ne hanno la possibilità, e non solo per agonismo sportivo. Durante la seconda guerra mondiale furono più feroci dei fanatici nazisti, a cui erano alleati come noi. Ma Tito era croato, e se la cavarono a buonissimo mercato, approfittando da allora non solo delle ricchezze strappate alla nostra gente ma di ogni altra opportunità che la storia recente ha offerto loro. La Serbia è tutt’ora fuori dalla UE, loro ci sguazzano dentro a piacimento. E ancora ci devono pagare le riparazioni per gli espropri forzati di Tito. Soldi che i discendenti dei nostri esuli istriani non vedranno mai.
Tifare per i tedeschi è concettualmente impossibile, dicevano i nostri padri. Nel frattempo abbiamo imparato ad aggiungere: anche per gli jugoslavi, o con qualunque altro nome si chiamino adesso.
Domani avevo intenzione di non tifare per nessuno. Ma se proprio devo dire, per quanta antipatia mi suscitino negli ultimi tempi certi atteggiamenti e certe politiche dei francesi, per quanto trovi surreale una squadra che si chiama francese e che potrebbe partecipare più opportunamente alla Coppa d’Africa che al Campionato d’Europa, se proprio questa Coppa del Mondo deve andare a qualcuno, che vada a loro. Che si faccia festa a Parigi, e non in quella Zagabria attorno alla quale si continuano ancora oggi a rinvenire buche piene di cadaveri.
In fin dei conti, per quanto mi risulta, i francesi non hanno mai infoibato nessuno.
Allez la France.

Autore

Simone Borri

Simone Borri è nato a Firenze, è laureato in scienze politiche, indirizzo storico. Tra le sue passioni la Fiorentina, di cui è tifoso da sempre, la storia, la politica, la letteratura, il cinema.

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