Mentre Firenze si distrae nei preparativi della notte di Natale, la Fiorentina si ritrova nuovi nodi al pettine. Nei giorni scorsi Rocco Commisso ha forse creduto di essere riuscito a strigarne di vecchi dando il benservito a Vincenzo Montella. Con l’ingaggio al suo posto di Beppe Iachini ne ha creati sicuramente di nuovi, e ha cominciato a dare risposte circa il reale spessore della sua società e le reali ambizioni da essa coltivate.
Cominciamo dal mister in uscita. Firenze saluta Montella per la seconda volta, e se la volta scorsa fu, diciamo così, colpa di entrambi poiché il rapporto si era logorato soprattutto su alcuni equivoci, stavolta non si può dire che, almeno umanamente parlando, il tecnico di Pomigliano d’Arco sia stato trattato granché bene. Né dalla società, né dai tifosi.
Dargli la colpa di mancati risultati la cui responsabilità parte da più lontano non è stato un gesto da signori, quale a Firenze ci picchiamo tutt’ora di essere. Farlo in questo modo, dopo la più inevitabile delle sconfitte (tra Roma e Fiorentina in questo momento c’é la stessa distanza che c’é tra fare una certa cosa e stare a guardarla fare) è stato un surplus di caduta di stile da parte di una società che per la verità di stile finora – comparsate al Calcio Storico a parte – non ne ha mostrato né fatto mostrare granché.
Non si tratta di rimpiangere la passata gestione. Ma non ha senso nemmeno aver mandato via a furor di popolo la vecchia gestione, per ritrovarsi con la nuova con gli stessi punti e prospettive ancora più incasinate. E lasciamo perdere lo stadio, è più facle che l’Impero al prossimo film di Star Wars completi la Morte Nera piuttosto che a Firenze si porti in fondo un’opera pubblica di quel genere.
Ci sia permesso dire a chiusura della questione Montella che il mister aveva fatto al pari di noi una bella scommessa, accettando l’incarico a cavallo tra il crepuscolo di una vecchia proprietà ormai esausta ed una nuova completamente spaesata in questo mondo del calcio nostrano che è cosa ben diversa dal fabbricare cuffiette per computer così come lo era dal fabbricare scarpe.
Ci sarebbe da parlare di tutto quello che la società gli ha fatto mancare più che mettergli a disposizione, a cominciare da una squadra da portare in ritiro a Moena questa estate. C’era da far soldi in amichevoli, fast, fast, fast! E per il calciomercato tanto era colpa del fair play finanziario e del pulmino di Corvino (con i giocatori del quale peraltro ci stiamo ancora tenendo a galla).
Il mister napoletano è storicamente accusato di non saper preparare le squadre atleticamente. Di sicuro non ha mai saputo preparare squadre che per tutta l’estate non esistevano. Al massimo ha potuto allenare dei Primavera. Successe anche nel 2012, ma allora Pradé faceva il direttore sportivo e non il public relations man. Allora la scommessa pagò, stavolta ci può portare tutti alla bancarotta.
Ci sentiamo ancora discendenti a buon diritto di Lorenzo il Magnifico e di una Firenze centro dell’eleganza mondiale. Montella va via avendo subito un un trattamento da pellai, con tutto il rispetto per i pellai. Casca in piedi e sicuramente non rischia di morire di fame, ma per favore non parliamo più di stile fiorentino. O perlomeno non confondiamo più con la città di Firenze una certa tifoseria che ancora scambia questo modo di fare per stile.
Di stile ce n’é poco anche nel successivo ingaggio di Beppe Iachini. Non ce l’abbiamo con il vecchio picchia per noi, per l’amor di Dio. Ognuno è se stesso e merita rispetto. Ma è indubbio che la sua designazione, tra le tante possibili, scopre le carte circa la Fiorentina dei prossimi anni, almeno nei progetti dei suoi proprietari.
Beppe è un allenatore da provinciali in zona retrocessione, e non c’é niente di male. Ma allora non parliamo di progetti e non verniciamo più niente di viola, grazie. Né la Borsa di New York né i costumi del calcio storico. Diciamo che siamo qui per campare alla bell’e meglio, in attesa di fare affari, e che le nostre cooordinate sono il posto che attualmente occupiamo, Iachini in panchina, Cutrone in attacco (se va bene, e comunque al prezzo di far retrocedere Vlahovic a delusione, soprattutto nutrita dal serbo nei confronti di questa piazza) e via dicendo.
Dice: stavi meglio l’anno scorso?. No, stavo esattamente allo stesso modo. E’ cambiato qualcosa?
Dice: E’ il momento di stringersi tutti attorno alla società. Lo sento dire dal 1978, e francamente non ho voglia di stringermi più attorno a nessuno. Tantomeno a gente che alla prima difficoltà non trova di meglio che buttare la palla in tribuna. O farla buttare al primo che è passato di qui ed era libero da impegni.
Buon Natale, Fiorentina. Con l’augurio che prima o poi qualche messere che sia davvero magnifico tu lo trovi davvero.
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