Il commento alla partita – e a tutte quelle che verranno da qui a fine stagione – l’aveva azzeccato il mister alla vigilia, ancora prima di giocarla. Fino ad un mese fa o poco più, ha detto Prandelli, la Fiorentina aveva in attacco un giocatore che non è il caso di nominare e sulla cui vicenda non è il caso di ritornare, ma che aveva il pregio di prendere palla e portarla in area avversaria, facendo succedere sempre qualcosa. Quel giocatore non c’è più e adesso l’attacco della Fiorentina è inesistente.
A Cesare Prandelli non manca l’onestà né la consapevolezza che il suo lavoro su questa panchina non è affatto più facile di quello di Beppe Iachini, o di qualunque altro allenatore alle prese con un parco giocatori già in partenza non eccelso e ulteriormente depauperato come quello che la società mette a disposizione da un anno e mezzo a questa parte. Conosceva la situazione, essendo un frequentatore abituale dello stadio Franchi a cui è regolarmente abbonato. L’ultima volta prima di questo ritorno aveva incrociato la squadra sul campo proprio in occasione di un Fiorentina – Genoa, l’ultima partita della gestione Della Valle, una partita se possibile ancora più inguardabile di quella andata in scena ieri sera.
Da allora, pare incredibile, la situazione è ulteriormente peggiorata. Il tasso tecnico dei viola è addirittura calato, per effetto di cessioni senza adeguate sostituzioni e di acquisti che si sono demoralizzati e spenti, come quello di Ribery, un giocatore in evidente crisi di motivazione. Con un Vlahovic che al momento litiga con se stesso e con il pallone, finendo per fare regolarmente le scelte sbagliate in area, due mezze punte come Cutrone e Kouame che non ne fanno una, un Bonaventura che non è ancora parente di quello che giocava nel Milan ed un Castrovilli che sembra l’Antognoni degli anni settanta, costretto a caricarsi sulle spalle il peso di una squadra intera che non lo segue a dovere.
La Fiorentina attuale è una squadra svogliata in partenza per due motivi: perché sa che le è quasi impossibile finalizzare nella rete avversaria qualunque sforzo produca, e perché sa di avere alle spalle una società che di sforzi ne fa e intende farne anche meno, tanto che i suoi pezzi migliori da tempo si guardano in giro per accasarsi altrove, comunque vada a finire questa ennesima disgraziata stagione viola.
Ecco perché siamo tutti qui a domandarci se questa è finalmente la volta buona in cui riusciamo a ritornare in serie B. Dal New Jersey non arriva il minimo segnale di vita, evidentemente il campionato interessa meno della querelle sullo stadio nuovo e della polemica contro i giornalisti. Sarebbe fondamentale comunque che qualche segnale arrivasse piuttosto dal mercato di gennaio. Pradé ha già fatto mea culpa addossandosi signorilmente molte delle responsabilità per le precedenti inefficaci sessioni. Ci permettiamo di dire che quelle responsabilità in realtà in gran parte non sono sue, ma del padrone, che forse pensava di venire qui a ripetere l’esperienza dei Cosmos di New York.
Fiorentina – Genoa è stata a volte una partita dalle implicazioni importanti, se non addirittura drammatiche. Una volta ci siamo giocati l’accesso alla Champion’s, un paio di altre volte ci siamo giocati la permanenza in serie A, e ci è sempre andata bene. Chissà ieri sera che ci siamo giocati?
La faccia, intanto, di sicuro. Vedere un Genoa derelitto che per tutto un tempo, il primo, ha avuto buon gioco a controllare una Fiorentina che non ha voglia è un qualcosa che ricorda circostanze del passato a cui non vorremmo proprio ripensare (nel 2002 c’era uno spogliatoio così devitalizzato….). Quando nella ripresa i viola hanno provato ad alzare il ritmo, il Genoa se l’è sempre cavata ribattendo colpo su colpo in contropiede, e si può ringraziare il fatto che abbia un attacco altrettanto derelitto del nostro. Un gol annullato per parte, a Bonaventura e Destro, prima che all’89° andasse in scena la vecchia storia dell’ex. Trattandosi di Pjaca, il gol segnato alla fine del tempo regolamentare approfittando del ridicolo posizionamento di Milenkovic e Caceres ha qualcosa di farsesco, per chi ricorda le prestazioni dell’attaccante croato quando era in prestito a Firenze.
Al 96° salva la patria l’unico che sembra di avere un po’ di garra (forse perché deve convincere il Milan a tirarlo fuori di qui, l’anno prossimo). Milenkovic deve tirare due volte per centrare la porta genoana, la seconda è quella buona, quando già l’arbitro sta portando per l’ultima volta alla bocca il fischietto.
Finisce 1-1, e questo consente di parlare di dramma rinviato, con il Genoa che rimane sotto di noi e la Fiorentina che rimane quartultima, con quattro partite davanti però nelle quali se farà un punto sarà grasso che cola.
Dal New Jersey tutto tace. Meglio così, forse. Ci accontenteremmo di qualche fatto a gennaio prossimo, visto che di parole – inutili se non dannose – il boss ne ha già elargite tante. A gennaio, intanto, chissà in che condizioni sarà la Fiorentina. E la sua classifica.
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