Prato

Prato, tornata alla luce una lettera su Donatello

PRATO – na nuova, straordinaria, acquisizione da parte dell’Archivio di Stato di Prato consente di leggere, secondo lo storico dell’arte Francesco Caglioti, uno dei documenti più curiosi e rivelatori su Donatello. Si tratta di una lettera scritta da Matteo degli Organi nel 1434, andata perduta nell’Ottocento, e recuperata soltanto di recente grazie a una bella storia, dove senso civico e spirito di appartenenza alla comunità si legano all’attento lavoro di ricercatori e archivisti.

La preziosa lettera, la sua storia, e una serie di iniziative per fare conoscere i documenti che raccontano l’attività di Donatello a Prato, sostenute dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, sono stati presentati oggi all’Archivio di Stato. Sono intervenuti Diana Toccafondi, già Soprintendente della Soprintendenza archivistica e bibliografica della Toscana; Leonardo Meoni, direttore dell’Archivio di Stato di Prato e Alberto Batisti, direttore artistico della Camerata strumentale Città di Prato.

La vicenda, esemplare in qualche modo, è stata raccontata dagli stessi protagonisti. La lettera circolava sul mercato antiquario ed è stata offerta proprio ad Alberto Batisti che, rendendosi conto del suo valore documentario, ha informato della cosa Diana Toccafondi.

Prato - Duomo, Pulpito di Donatello

Prato – Duomo, Pulpito di Donatelloduomo di prato,

Così è cominciata l’operazione di recupero. Il direttore dell’Archivio di Stato di Prato, Leonardo Meoni, ha svolto un’accurata ricerca: è stato confermato che il documento era già segnalato da Cesare Guasti nel 1865 come appartenente all’archivio del Patrimonio ecclesiastico, ente istituito dal Granduca Pietro Leopoldo nel 1783-85 per gestire i patrimoni e gli archivi provenienti dalle compagnie di devozione e da alcune chiese e conventi.

A questo punto, grazie all’intervento di mediazione della stessa Diana Toccafondi, il proprietario, dopo aver appreso l’originaria provenienza del documento e la sua storia, ha deciso spontaneamente di donare la lettera all’Archivio di Stato di Prato che ne è legittimo proprietario.

Si tratta di una splendida lettera che il maestro d’organi Matteo da Prato (1391 – 1465), detto Matteo degli Organi, scrive da Firenze il 19 giugno 1434 agli Operai del Sacro Cingolo su richiesta dell’amico Donatello (Matteo è stato testimone del contratto tra l’artista e l’Opera per la realizzazione del pulpito).

Prato - Archivio di Stato (Palazzo Datini)

Prato – Archivio di Stato (Palazzo Datini)

«La lettera rappresenta una fonte documentaria fondamentale per comprendere l’attività pratese di Donatello e i rapporti dell’artista con la committenza nella realizzazione del pulpito esterno della Pieve, oggi Cattedrale, costruito per le ostensioni pubbliche del Sacro Cingolo mariano – sottolinea Diana Toccafondi.

Con linguaggio vivace e arguto Matteo degli Organi informa i committenti pratesi che Donatello ha appena terminato la prima storia (cioè la prima formella) per il pulpito della Pieve di Prato e che a Firenze tutti coloro che se ne intendono vanno dicendo che mai si vide simile storia.

La lettera continua comunicando la buona disposizione di Donatello a proseguire il lavoro, soprattutto se incoraggiato da qualche danaio da spendere per le prossime feste di San Giovanni. «Non importa che sia molto – dice Matteo – perché Donatello è uomo di piccolo pasto e si contenta di poco, ma è importante che l’artista si senta riconosciuto per ciò che ha fatto e porti l’opera a compimento, perché di maestri come lui se ne trovano ben pochi».

Autore

Andrea Sarti

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